Dott. Umberto Garofalo

Dott. Umberto Garofalo

Psicologo, Psicoterapeuta

Apatia ed incapacità di provare alcuna emozione

Gentili Dottori, Ho 25 anni e sono una studentessa di medicina; devo sostenere gli ultimi 7 esami e ho la media del 28. Vivo con i miei genitori e mio fratello; ho avuto un' infanzia ed un'adolescenza serena circondata dell'affetto dei miei amici e dei miei famigliari. Mi sono sempre impegnata in innumerevoli attività extrascolastiche :diversi sport, musica...ho sempre avuto ottimi risultati scolastici senza dover studiare troppo; anche il mio percorso universitario prosegue sempre intoppi. A 17 anni primo viaggio-studio all'estero: per la prima volta mi sono sentita davvero sola, chiamavo mia madre di notte in lacrime perché non riuscivo a dormire...nausea e gastrite per tutta la vacanza, accompagnata da tachicardia e continua ansia ed agitazione. .. c... Assumevo benzodiazepine al bisogno su consiglio del medico curante. Sono poi stata meglio fino a che non è finito il liceo. L'estate prima dell'università è stato un incubo: ero sempre stanca, agitata, irrequieta e con il pensiero fisso che la vita non avesse alcun significato. Pensavo e, penso ancora, che dopo la manciata di anni che ci sono concessi la morte cancella ogni cosa: la vita è dolore e siamo destinati a perdere chi amiamo. Non so perché ho ignorato il problema fino all'estate successiva, quando dopo notti insonni e improvvise crisi di tremore ed angoscia sono andata da uno psichiatra: mi ha diagnosticato un forte stato d'ansia e mi ha prescritto paroxetina una volta al giorno; nelle successive visite non faceva altro che dire che non capita il motivo della mia ansia: ciò mi ha scoraggiato e non mi sono più rivolta a lui. Continuo tuttavia ad assumere paroxetina anche oggi per evitare di sprofondare in pianti e crisi d' angoscia Ad un certo punto credo di aver cominciato ad ignorare l'ansia e a cercare di assumere un atteggiamento di indifferenza nei confronti di tutto. Da circa tre anni è così che mi sento: sempre stanca, annoiata, apatica. Non mi interessa più nulla, fare una cosa o farne un'altra mi è del tutto indifferente; sono sempre nervosa ed irritabile. Non sento più di provare affetto per nessuno. Da tre anni ho un ragazzo: credo di stare con lui perché mi vuole bene e si preoccupa per me; io non provo nulla. Mi rendo conto che sia sbagliato. Vorrei tornare ad amare leggere, scrivere, sciare d'inverno, il mare d'estate. Ricordo la sensazione di libertà e di gioia che provavo in mille diverse situazioni. La serenità di bere un tè con mia nonna o di fare una passeggiata con mia madre. Ricordo cosa significava essere innamorata, il batticuore... ricordo tutto come se appartenesse ad una vita precedente. Ho provato in mille modi a riavere indietro le mie emozioni: ho fatto volontariato in crocerossa, nella pediatria degli ospedali...mi sono costretta ad uscire, andare alle feste. Ho fatto viaggi che sognavo da ragazzina. Ho provato solo noia, desiderio di dormire, totale indifferenza... So che rivoglio indietro le mie emozioni sia le positive che le negative; voglio riuscire a scegliere la specializzazione: ora opterei per una qualsiasi... ho paura di avere dei figli e di non amarli; ho paura di sprofondare in una spirale di tristezza e non desiderare più vivere. Al momento dall'esterno ho una vita normale...ma continuare a fingere è estenuante. Mi rivolgo a Voi per sapere cosa devo fare... ho paura di stare così per sempre...non voglio continuare in questo modo, sento di essere arrivata al limite. Ringrazio anticipatamente

Gent.ma Rosa, da ciò che descrive è evidente la sofferenza che sta caratterizzando la sua vita, e l'angoscia relativa al futuro. Credo però che una questione centrale non sia tanto la depressione, ma ciò che probabilmente l'ha scatenata. Ovviamente gli elementi che ha fornito non sono sufficienti per comprendere il focus del problema, ma emerge una difficoltà di separazione (che è emersa al primo vero distacco dalla famiglia d'origine) che conduce spesso alla riflessione sul "limite" (anche come limite ultimo della morte). Un consiglio immediato che posso darle è rivedere la terapia, che non deve essere mai intesa come di "mantenimento a tempo indeterminato", e sicuramente lavorare su questi due aspetti. Spero di esserle stato utile.