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Dott.ssa Valentina Sciubba

Psicologo, Psicoterapeuta, Psicosomatista

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  • Roma (Prenestino Centocelle)
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Vorrei essere cercato di più ...

Buongiorno, sono separato, ho poco più di 50 anni, con consensuale da circa 8 anni. Ho due figli di 12 e 10 anni. Fino a due anni fa e dal momento della separazione i figli hanno convissuto con me e anche giudizialmente collocati da me, con affido congiunto. Negli ultimi due anni mi sono dovuto trasferire per lavoro e i ragazzi, sentito anche il loro parere, sono rimasti con la madre per non cambiare la scuola, palestra e continuare a frequentare gli amici. Ogni weekend (salvo rare eccezioni) e quando sono in vacanza durante i vari ponti vado a prendere i ragazzi. I ragazzi pare abbiano trovato serenamente un nuovo equilibrio. Preciso che i rapporti con la madre sono ora normali/buoni perché nei 6 anni che sono stati con me ho “lavorato” per creare un clima sereno anche con la madre lasciando fuori i motivi per cui ci hanno portato a separarsi. Non ho nessun rimorso o rimpianto relativamente alla separazione. I compleanni dei ragazzi e le varie festività vengono quasi sempre trascorsi insieme in un clima sereno. Io cerco di parlare molto con i ragazzi e di renderli partecipi delle mie scelte. Per quanto riguarda la mia persona, a seguito della delusione con la mia ex moglie e con la donna della precedente relazione (durata 11 anni) ho indossato un’armatura da cui non sono più uscito e ora, anche volendolo, faccio fatica ad uscirne. Non ho mai più avuto una relazione e da circa 8 anni che non ricevo anche un semplice abbraccio da una donna. Non mi sento depresso ma, sicuramente, sento che la mia autostima non è al top. Preciso che non ho nessun problema di natura professionale (occupo una posizione anche abbastanza autorevole), economica e sociale. A causa dell’armatura che ho indossato non ho, comunque, una vita sociale degna di questo nome. Ho amici e tanti conoscenti che, però, non abitano nello stesso paese in cui abito e lavoro ora. Non sono un festaiolo e non disdegno stare solo anche se, a volte, ho l’impressione che faccio ciò per autocompatirmi. Per esempio, a Capodanno sono rimasto solo in casa come una qualunque serata. Per motivi di lavoro non potevo allontanarmi da dove abito e lavoro ma, sicuramente, nulla ho fatto per stare insieme a qualcuno. So che sono stimato da colleghi e amici e che spesso sono punto di riferimento per loro. Sono quella persona di cui ci si può fidare e affidare e, quando in compagnia, socievole e dalla battuta pronta. Mi sento abbastanza timido e schivo anche se i miei amici dicono il contrario. Forse riesco a fingere bene. Per vedermi un po’ meglio, mi sto facendo seguire da un nutrizionista per perdere quei pochi chili in più ed ho iniziato a frequentare un corso in palestra. Mi piace molto leggere e mi piace acquistare libri. Non sono un adone ma neanche un “mostro”, sono “normalmente” piacevole. Banalmente potrei dire che ho tutte le “carte in regola” per non lamentarmi di nulla ma, dentro me, sento che manca qualcosa. Autoanalizzandomi, sono arrivato alla conclusione che vorrei essere cercato. Forse mi manca questo. Mi piacerebbe vivere una storia d’amore ma non ho il coraggio di approcciare con nessuna donna. Vorrei avere il piacere di essere io stesso “abbordato” o comunque destinatario di attenzioni da parte di qualcuna ma, ad oggi, e nell’arco degli ultimi 8 anni non è mai avvenuto ciò. Sento passare sempre più il tempo e l’angoscia di riuscire a dare una svolta alla mia vita personale. I miei ragazzi stanno molto bene con me e quando stiamo insieme sono molto affettuosi ma svolgono ottimamente anche il loro “lavoro” di ragazzi preadolescenti, con annessi e connessi. Quando possiamo andiamo noi 3 anche a fare vacanze importanti insieme, siamo stati ultimamente in crociera e anche all’estero. Con la madre non fanno mai cose “eccezionali”. Quando rientrano a casa della madre ci sentiamo al telefono e per tale motivo ho regalato loro un cellulare installando l’applicazione che mi consente anche di controllarli a distanza e di limitarne l’uso. Nei momenti in cui sono un po’ più in crisi con me stesso, come in questo periodo, limito molto le mie chiamate a loro perché mi piacerebbe che anche loro prendessero l’iniziativa di telefonarmi o inviarmi un messaggio. Puntualmente ciò non avviene. Loro sanno che a volte faccio così perché voglio vedere quanto veramente pensano a me. Domanda forse retorica, faccio bene? Il messaggio che vorrei insegnare a miei figli è che l’amore consiste nel ricevere ma anche e soprattutto nel donare. A seguito della separazione mi sono rivolto anche ad uno psicologo. Le sedute sono poi terminate perché non era emerso nulla di particolare per cui continuare gli incontri. Ringrazio per la risposta e chiedo un consiglio su tutto ma, in particolare, del mio comportamento con i figli.

Buonasera, lei dice di aver avuto due delusioni da parte di due storie sentimentali e penso sarebbe bene analizzarle con una psicologa per essere certi che non abbiano qualcosa di irrisolto, perché in tal caso, continuerebbero ad interferire negativamente sulla possibilità di instaurare altre relazioni d'amore fondate e perciò possibilmente durature. 

Per quanto riguarda i ragazzi, soprattutto le madri abituano e nei fatti praticamente pretendono che i figli lontani le chiamino in genere una volta al giorno. Molto dipende dallo stile familiare e soprattutto penso dalle abitudini e dalle richieste dei genitori. Tenga presente che quando non possiamo acquistare qualcosa dagli altri, se la desideriamo, non abbiamo altra strada che chiederla. Chiedere ha poi le sue regole per avere più successo e soprattutto una psicologa potrebbe aiutarla ad adottare stili  e contenuti nella comunicazione specifici per la/le situazioni. La psicoterapia della Gestalt infatti è molto efficace nell'individuare i contenuti idonei ed il giusto modo di esporli nella comunicazione interpersonale per ogni specifica situazione ed interlocutore.

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