Dott.ssa Valeria Crepaldi

Dott.ssa Valeria Crepaldi

psicoterapeuta, neuropsicologo

Come convincersi che i propri sintomi siano da attribuire all'ansia ?

Da diversi anni soffro di strani sintomi, soprattutto in concomitanza del ciclo mestruale, che la psichiatra e psicoterapeuta al quale mi sono rivolta, mi ha sempre detto che di tratta di ansia e attacchi di panico.
Sono stata curata più volte con inibitori della rivalutazione della serotonina.
Il problema è che non riesco a convincermi che si tratti di ansia e ogni volta che avverto questi sintomi, penso sempre di avere una malattia fisica grave, non compresa, che mo porterà alla morte. E così entro in un circolo vizioso tremendo che non mi permette di vivere serenamente.

Cara Barbara, quello che descrivi si chiama ansia per la salute. La caratteristica nucleare del disturbo d’ansia per la salute è rappresentata dalla paura e preoccupazione di avere una malattia organica nonostante non si riscontri una condizione medica grave tale da giustificare queste preoccupazioni. Sebbene si ricevano rassicurazioni dagli specialisti a cui ci si rivolge e ci si sottoponga a continue visite mediche, le preoccupazioni persistono. Questo perché il disagio provato non deriva dalla sintomatologia in sé quanto dal significato attribuito alla sensazione corporea e all’ansia conseguente l’errata interpretazione. La preoccupazione viene sostenuta da credenze legate ad una convinzione di base molto radicata sull’utilità di preoccuparsi e alcuni comportamenti, messi in atto per far cessare la preoccupazione, ottengono il risultato opposto di alimentarla. Si entra così in una serie continua di circoli viziosi: attenzione sul corpo, controllo, ricerca di rassicurazione, ricerca di informazioni, evitamento, da cui è difficile uscirne da soli.

Corretta quindi la tua domanda “come convincersi che i propri sintomi siano da attribuire all’ansia?”. Facendo riferimento al modello della terapia cognitiva, è proprio questo l’obiettivo terapeutico. Partendo dal presupposto che il punto chiave del disturbo sia la preoccupazione, cioè il pensiero, attraverso la ristrutturazione cognitiva si cerca di identificare, mettere in discussione e modificare i propri pensieri automatici. Contemporaneamente si cerca di interrompere i circoli viziosi e quindi i comportamenti di controllo e di rassicurazione; e soprattutto interrompere il rimuginio, cioè immagini mentali intrusive angoscianti che riguardano il figurarsi eventi futuri (ricevere la notizia di essere affetti da una grave malattia; essere ammalato di una malattia mortale; stare per morire a causa di una malattia).

Continuare a pensare al problema crea l’illusione di occuparsene ma, se hai intenzione di affrontare veramente il tuo disturbo, rivolgiti ad uno psicoterapeuta che ti possa dare gli strumenti di cui al momento non disponi.

Resto a disposizione e, in caso volessi approfondire l’argomento, SCRIVIMI nella mia pagina personale.