Dott.ssa Verusca Giuntini

Dott.ssa Verusca Giuntini

Psicologa Psicoterapeuta Terapeuta E.M.D.R.

Un interminabile senso di vuoto..

Sono una ragazza di 20 anni, con la testa sulle spalle, forse troppo per la mia età ( ho 20 anni ma me ne sento 35 ) solitaria e diffidente per l’esperienze che ho sulla pelle.. ma questo senso di vuoto, più riconoscibile come senso di abbandono mi rincorre già dalla più tenera età, quindi ancora ingenua per capire i problemi che la vita vi poneva di fronte. I miei stavano ancora insieme, ma nonostante ciò mi sentivo sempre messa di lato, con mio padre, i miei zii, le mie cugine, i miei compagni di scuola e maestre.. Questo ha fatto si che nella mia prima adolescenza fossi una persona introversa, paurosa, timorosa anche di dover parlare.. Adesso ho 20 anni, ho buttato giù quel muro che a 15 anni avevo davanti, non ho terminato gli studi, non ho amici, solo un’amica che adesso si è trasferita, per il resto sono molto solitaria... cerco di dare una mano alla mia famiglia ormai composta solo da mia madre e mia sorella andando a lavorare per poi magari chissà fare qualcosa per il mio futuro. Ciò che non riesco a capire, anzi a liberarmene è questo senso di abbandono che mi perseguita da troppo, e che s’impone nel mio cammino rendendomi vulnerabile e togliendomi le mie sicurezze..
In speranza di una vostra risposta.
Grazie.

Cara Martina,

Leggendo la sua lettera mi è sembrato di vederla come "al di là di un vetro".

Un vetro che la protegge dal provare un disagio emotivo, ma che allo stesso tempo la separa da se stessa e dai suoi vissuti, allontanandola dalla possibilità di sperimentare una pienezza relazionale, sentimentale ed emotiva...

Anche in questo atteggiamento si crea quello "spazio vuoto", che è come un vuoto di separazione e di abbandono.

Questi "vuoti" sono spesso sperimentati da molto piccoli nelle relazioni primarie, quando il "nutrimento" affettivo da parte della figura l'attaccamento sia difettuale o, addirittura, assente. Potrebbero esserci dietro molte cause - ad esempio una maternity blues che non sia stata riconosciuta, una trascuratezza dovuta a scarse capacità relazionali, ecc.

Adesso però lei soffre e la cosa più importante è che abbia la possibilità di prendere in mano la sua vita. 

Le consiglio di cercare un/a collega nella sua zona che possa aiutarla a "riempire" il suo vuoto, intanto con parole, significati e immagini... Sono certa che rimarrebbe stupita nel constatare quanta ricchezza possa emergere da un lavoro di questo tipo.

Nel frattempo la esorto ad alleggerirsi: 

- Cosa le piace fare? Cosa la fa sentire viva e vitale? -

Cerchi di recuperare o scoprire degli aspetti giocosi e creativi in sé, vedrà che ne trarrà già beneficio.

Resto a disposizione per ulteriori informazioni, mi può contattare attraverso il modulo "scrivimi" presente sulla mia scheda.

Le auguro di essere felice.

Un saluto cordiale.