Dott.ssa Verusca Giuntini

Dott.ssa Verusca Giuntini

Psicologa Psicoterapeuta Terapeuta E.M.D.R.

Come essere meno autocritici con se stessi?

Salve, scrivo per chiedere consiglio su come gestire il mio problema.
Provo vergogna per me stessa. Spesso mi trovo ad avere paura che gli altri abbiano schifo nei miei confronti o che mi giudichino ripugnante, infatti quando parlo mi capita di mettere la mano davanti alla bocca per paura di avere l’alito cattivo, chiudo le ascelle per paura di emanare fetore. Quando ho questi pensieri mi rannicchio, eppure continuo ad occupare spazio. Appena smetto di parlare con qualcuno ho la sensazione di aver detto troppo, o di aver detto cose imbarazzanti, e quando sento che in una determinata circostanza si sta abusando della mia gentilezza non riesco ad esprimere chiaramente all'altra persona il mio disagio e mi chiudo in me stessa. Eventi anche insignificanti mi portano a ripercorrere i miei passi e a criticarli aspramente. Prima di andare a dormire il pensiero della morte mi spezza il fiato, l’ansia quotidiana si manifesta in tic nervosi che mi affliggono fino alla noia: arriccio, annodo e tiro via i capelli, mi perdo in macchinosi rituali scaramantici. Soffro perché non riesco mai a lasciarmi andare: non ho mai confessato i miei sentimenti per qualcuno, ho sempre rifuggito, mio malgrado, le relazioni sentimentali. Analizzo qualunque mio desiderio talmente a fondo che finisco per ricondurne la radice a voglie viscerali e futili. Mi piacerebbe capire se esiste un modo per spegnere l’interruttore della severa autocritica che mi impongo e acquistare l’autostima necessaria per vivere gli anni della giovinezza con serenità.
Aggiungo che è la prima volta che esprimo, forse in maniera confusionaria, quello che penso per intero: mia madre, che mi ha cresciuto da sola e con cui ho un bel rapporto, si è resa conto che mi tiravo i capelli prima ancora di me, alla fine della mia infanzia, ma nonostante questo gliene ho parlato apertamente di rado perché è un argomento che mi fa soffrire molto; i tentativi di aiutarmi ad affrontare le mie insicurezze sono comunque stati poco decisi, visto che i miei disagi non mi hanno mai portato a reagire in maniera catastrofica nel corso della mia vita, consentendomi in ogni caso di avere una carriera scolastica eccellente fino alla maturità e pochi veri amici storici e fidati.
Ringrazio di cuore chi vorrà leggere e rispondermi.

Cara,

Il suo disagio potrebbe rientrare in alcuni quadri sintomatologici che spesso si presentano assieme...

Ma quello che vorrei sottolineare è la sua frase:

- "...visto che i miei disagi non mi hanno mai portato a reagire in maniera catastrofica..." -

Questo non è mai successo e non succede proprio perché suoi comportamenti (i tic, i rituali macchinosi, i continui aggiustamenti relazionali e posturali) sono prevalentemente dei meccanismi difensivi che lei stessa ha strutturato per fronteggiare le sue insicurezze... il problema è che queste modalità le prendono un sacco di energie psichiche e di tempo, oltre a procurarle grande disagio.

Secondo i miei modelli di riferimento la prima emozione sulla quale lavorare è la vergogna... E la prima istanza da conoscere e integrare è la sua "subpersonalità autocritica"...

Le subpersonalità sono parti di una più ampia personalità che tendono a "scindersi" da essa e a prendere il sopravvento...

Cerchi un/a specialista, possibilmente un/a terapeuta di formazione Psicosintetica. A mio avviso, le sarebbe utile trovare un supporto psicoterapeutico.

Non so dove abita, se vuole mi può scrivere privatamente, magari potrei darle indicazioni di colleghi nella sua zona.

Spero che trovi la strada migliore per se stessa... ha una vita davanti! 

Le auguro di cuore di stare bene.

Un saluto,

Dott.ssa Verusca Giuntini