Ansia per il futuro, pensieri negativi e ripetitivi

Buonasera,
Avevo sia bisogno di chiarimenti da parte di esperti sia bisogno di parlare.
Da praticamente un anno sono fidanzata con un ragazzo molto sincero, ci troviamo bene insieme, mai nessun tradimento, ottima sintonia.
Anche quando parlo di lui ad amici sono molto contenta, perché mi sento proprio fortunata.
Nell’ultimo periodo sono però successe delle cose che hanno turbato questa mia tranquillità.
C’è stato un litigio, e risolto il litigio, a una sua domanda, ho risposto con una bugia.
Per la bugia mi sono sentita in colpa fino a che non ci siamo rivisti (e sono passati un po’ di mesi), volta in cui gli ho raccontato della bugia.
Il problema è che l’aver tenuto dentro questa bugia ha alimentato in me un senso di colpa eccessivo che mi ha fatto nascere tantissime insicurezze.
C’è stato un periodo in cui ho avuto paura anche solo a parlare con qualcuno perché sentivo che qualsiasi cosa dicessi potesse essere fraintesa (e quindi la realtà dell’altro era distorta) oppure sentivo che a parole non riuscivo a esprimere al 100% un concetto.
Per questo motivo, ogni mia uscita con qualcuno era motivo di agitazione.
Ora sto riuscendo a uscire da questo blocco’ grazie a una mia amica e al mio fidanzato con cui ne ho parlato, ma capitano ancora i momenti in cui mi agito per qualcosa che dicono che gli altri dicono, perché, in modo molto pirandelliano, sento come me se ciascuno avesse delle microverità che io non potrò capire.
Oltre a ciò, temo qualsiasi situazione in cui bisogna prendere una decisione.
Già prima sentivo angoscia a riguardo, ma ci scherzavo su.
Per rimanere in termini filosofici, sentivo l’angoscia di Kierkegaard, ovvero quella che si pone davanti a una scelta: di fronte a una scelta si è angosciati perché il prendere una decisione implica il rinunciare a qualcosa.
Ora questa sensazione di angoscia’ la sento non solo per le scelte future da prendere, ma anche per quelle già prese.
Sono spaventata della scelta’ delle persone che mi circondano, perché con queste persone potrò litigare.
Quindi si allontaneranno, e io rimarrei sola perché ho investito molto nel rapporto con loro (sono una persona socievole, ma che stringe pochi rapporti profondi).
Allo stesso tempo temo la scelta dell’università, perché magari potrò rendermi conto che non è la mia strada (per quanto sto facendo quello che ho sempre voluto).
Insomma, temo che in un futuro, tutto quello che io ho ora, possa non esserci più.
E questa cosa mi spaventa, come mi spaventano le cose inaspettate o i cambiamenti.
I cambiamenti li ho sempre un po’ mal sopportati, perché dovevo sempre avere la situazione sotto controllo.
Poi, come scritto nel titolo, ho spesso pensieri ripetitivi che mi estraniano dalla realtà. Tipo: una persona mi fa un commento e io me lo ripeto a tal punto che mi sembra vero. Oppure ancora, penso che se il mio carattere è frutto delle mie esperienze, allora io senza le esperienze non sono nulla: non riesco bene a distinguere cosa sono.

Gentile S.,

Grazie per gli spunti di riflessione che ci offre.

Dalle sue parole traspare molta sensibilità e mi sembra di individuare alcuni temi fondamentali sui quali potrebbe lavorare in un eventuale percorso di psicoterapia per sentirsi più forte e più serena.

I temi sono: il bisogno di sincerità, il senso di colpa, la paura della perdita, il bisogno di tenere sotto controllo le cose, il tema (esistenziale) del senso di identità...

Quello che si chiede nelle ultime righe è legittimo: cosa saremmo noi senza le nostre esperienze? ...queste sono indispensabili per il nostro senso di identità.

Le nostre esperienze hanno molto a che fare con la percezione di sé. Esse possiedono una sequenzialità cronologica (grazie ad esse sappiamo di esistere nella dimensione temporale) e sono dotate di unicità, poiché hanno un'essenza fatta di emozioni e significati soggettivi. Inoltre, attraverso di esse si ha la possibilità di crescere, adattarsi e di comporre una originale personalità.

Del suo bisogno di sincerità mi colpisce la forza con la quale il senso di colpa (probabilmente riconducibile al tipo di educazione che ha ricevuto in famiglia) ne definisce il valore.

Mentre il tema del controllo e della perdita vanno insieme e rimandano ad angosce psicologicamente più profonde.

Il fatto che le vengano pensieri ripetitivi ha molto a che fare col suo canale espressivo principale, che è quello mentale e, che lei investe con molte energie. Tali energie dovrebbero venire "ridistribuite", per armonizzarne l'azione, e trasformate, per poter crescere ed evolvere da un punto di vista psicologico.

Le suggerisco di imparare a meditare.

Nel mio modello teorico (la Psicosintesi), la meditazione può essere riflessiva, ricettiva e creativa e, in ogni caso, le potrebbe essere d'aiuto, ma anche la meditazione classica o la mindfulness andrebbero benissimo.

Non sottovaluti la possibilità di un percorso di psicoterapia, le sarebbe molto utile.

Se ha necessità mi contatti senza problemi.

Le faccio un "in bocca al lupo!" per le sue scelte.

Saluti cordiali,

Dott.ssa Verusca Giuntini