La mia autostima è a terra e non so perché

Buonasera. Questa è la terza "lettera" che scrivo sul sito. Nella prima descrivevo ampiamente l'ambiente tossico in cui vivevo assieme ai miei genitori e di come volessi andarmene. Nella seconda invece, ero riuscita, appunto, ad andarmene a vivere da sola ma ero infelice, senza capire il perché. Fortunatamente sono riuscita a risolvere il problema della seconda lettera, e l'ambiente in cui vivo adesso mi piace e mi fa sentire al sicuro, giorno dopo giorno mi ci affeziono sempre di più.
Voglio fare una precisazione prima di proseguire. Ingenuamente quando mi sono iscritta al sito ho mentito riguardante la mia età per paura che essendo "troppo piccola" nessuno mi avrebbe creduta. Ho 19 anni appena compiuti al momento e nella prima lettera ne avevo 17, non 19, come appunto scrissi. Perciò al momento non ne ho 21 come molti credevano.
Tengo a specificare la giusta età per il problema che sto avendo adesso.
Seconda precisazione: sono seguita da una psicologa da quasi tre anni (siccome mi è stato chiesto), ma quando mi sento particolarmente disperata tendo a cercare conforto anche qui.
Comunque da quando sono qui, in questa nuova casa, (non quella descritta nella precedente lettera dal momento che mi sono trasferita in un posto più confortevole) mi sono successe solo cose belle.
I miei amici mi hanno aiutata durante il trasferimento, mi hanno fatto delle sorprese, siamo usciti spesso e mi hanno anche aiutata a inaugurare la "nuova casa" con una festicciola.
E ho anche conosciuto un ragazzo, che è poi diventato il mio fidanzato.
E da questo ragazzo, A., ho conosciuto molte altre persone che sono poi diventate anche loro mie amiche. La mia vita sembrava non poter essere più bella.
Avevo una casa splendida, tanti amici, tante feste e addirittura un fidanzato in apparenza rispettoso, dolce, amorevole e che condivideva i miei stessi principi!
Mi sentivo al settimo cielo. Mai mi sarei immaginata una cosa del genere dato lo stile di vita che tenevo prima, basato sull'abuso, il terrore e i giochi di potere.
E ora che finalmente mi ero allontanata da quell'ambiente la mia personalità, la mia essenza, quel mio vero, bellissimo io era uscito dalla bolla e attirava a sé solo cose belle e persone sane e giuste.
Gli inviti hanno cominciato ad aumentare, i follower su Instagram anche e con A. che fino a quel momento non aveva mai avuto una relazione seria con nessuno, stavo sperimentando il "primo tutto"... avevo avuto una fidanzata (L.) in passato che non mi aveva trattata affatto bene e con la quale ero stata in una relazione pesantemente tossica per otto mesi.
A. a confronto era un angelo sceso dal Paradiso.
Premuroso, attento, dolce... io lo consideravo un'anima buona già solo per il semplice fatto che mi rispondesse ai messaggi senza ignorarmi per settimane come faceva L.
Insomma, mi rendo conto solo adesso che il comportamento di A. inizialmente fosse abbastanza normale, il minimo necessario richiesto da chiunque per essere una persona decente. (Atteggiamento che poi è mutato in tutt'altro che decente...)
Ma appunto, è una cosa di cui mi rendo conto adesso. Al tempo lui mi parve un Santo, rispetto allo standard in cui vivevo prima.
Che dire, oltre ad A. assaggiai per la prima volta l'alcol e scoprii che mi piaceva... e tanto!
E allora sono aumentate le feste con A. e i suoi amici. E sono aumentati i follower su Instagram. E sono aumentati i post sotto i quali venivo continuamente taggata. E sono aumentati gli apprezzamenti e gli inviti fuori e i complimenti. E sono anche aumentate le bevute e i giochini alcolici... con A. nel frattempo ho avuto le mie prime esperienze sessuali e una settimana fa circa proprio la mia prima vera volta.
E questo dopo quanto, un mese di conoscenza?
Mi sono sentita speciale, considerata, AMATA. Tutto ciò che non ero mai stata prima da parte dei miei genitori.
Amata perché A. mi disse che ero fantastica, bellissima, intraprendente, geniale e tanti altri complimenti...
Ebbi le lacrime agli occhi quando mi disse tutte queste cose. Aveva sempre detto di voler aspettare la ragazza giusta per la sua prima volta e l'ha avuta con me in effetti.
Mi sentivo davvero, davvero speciale. Tutte queste belle cose io le meritavo finalmente, dopo tutto quel che mi era successo. Sentivo di aver raggiunto quella luce in fondo al tunnel che cercavo di raggiungere disperatamente da anni, sentivo di averla raggiunta dopo essere scampata dalle grinfie di mia madre.
Che solo cose belle mi avrebbero attesa d'ora in poi.
Ma ecco hanno cominciato ad esserci i primi problemi.
A. ed io non avevamo poi tutte queste grandi conversazioni... io non provavo veri sentimenti per lui e neanche lui per me. Lo so perché sin dal nostro primo bacio non provai nulla di neanche remotamente simile a ciò che provai con L.
Rimasi con lui perché era bello, affascinante e premuroso. Ho provato a dare la colpa a me stessa per i sentimenti che non provavo, a dirmi che se non sentivo di amarlo era sicuramente perché ero troppo immersa nel vecchio mindset tossico che avevo con L.
E allora ho fatto la cosa più naturale che mi venisse da fare.
Autocostringermi ad amarlo.
Perché lui era quello giusto, punto e basta, perché mi trattava bene e non potevo lasciarmelo scappare proprio ora che qualcuno mi trattava con rispetto, no?
Ma questo sentimento è diventato col tempo una dipendenza.
Ho cominciato a dare un'importanza esagerata alle sue opinioni e parole.
Ho cominciato a chiedergli sempre rassicurazioni che non poteva darmi non amandomi realmente.
E le delusioni andavano sempre più ad aumentare, ogni qualvolta che lui non riusciva a soddisfare i miei bisogni.
Nel frattempo andavo a sempre più feste, con sempre più persone e bevevo sempre più alcol.
Ingenuamente mi son detta che se avessi esagerato con il bere A. mi avrebbe fermata essendo lui il mio fidanzato (se non fosse che il primo ubriacone fosse proprio lui...)
Nel mentre il mio rapporto con A. vacillava io ho cominciato a chiedere pareri a tutti i miei amici, tutti. Ma ogni cosa che mi veniva detta, non so perché, ho cominciato a prenderla come verità assoluta, attribuendo loro un'importanza che prima non avevo mai conferito tanto a nessuno se non L. essendo fermamente convinta delle mie idee.
Nel frattempo ho cominciato a bere sempre di più. Tutti i giorni, tra un conato di vomito e l'altro.
Ho cominciato a dimenticare le cose, i giorni della settimana, a perdere letteralmente il controllo delle mie emozioni (cambiavo umore più volte anche nel giro di poche ore, es. accadeva qualcosa di bello ed ero così felice ed euforica che mi sentivo scoppiare il cuore in petto; o accadeva qualcosa che mi faceva arrabbiare e sfasciavo casa mia; accadeva qualcosa di triste e piangevo disperatamente per ore), non avevo alcun senso inibitorio e cominciavo a parlare del mio stato d'animo a chiunque, anche persone che avevo conosciuto appena. E in tutto questo A. era la persona a cui mi sono più affidata in questo corri corri che avevo nella testa. (Ho addirittura sospettato di essere borderline o ADHD dal momento che questo stato d'animo non si è placato per settimane).
Più andavano avanti i giorni peggio era... ho cominciato a dubitare della fedeltà dei miei amici, delle loro parole e gesti. Ho cominciato a prendermela con loro e covare vendetta nei loro confronti non appena smettevano di prestarmi attenzione per anche pochissimo tempo, o se mi facevano qualche piccolo torto... lì è partito un periodo di estrema rabbia e risentimento in cui ho cominciato a disprezzare anche quella "vecchia me" delle due precedenti lettere.
Ho cominciato a sentirmi superiore. Quella "vecchia me" non aveva tutti questi amici, il fidanzato, i follower, le attenzioni, gli inviti alle feste. Era una sfigata che non aveva neanche mai assaggiato un po' d'alcol prima d'ora.
Ho raggiunto il culmine quando completamente ubriaca ho avuto una crisi di onnipotenza in cui me la sono presa molto con una mia amica, (che aveva notato questo cambiamento in me) ritenendola patetica e inferiore a me. Patetica e inferiore proprio come la "vecchia me" che non aveva NIENTE rispetto a questa nuova versione che poteva dire veramente di avere TUTTO.
Ormai tra follower, dirette, post, alcol e visibilità, solo fare bella figura contava per me.
Le feste hanno cominciato ad essere un dovere.
Le uscite una competizione.
Gli amici dei numeri.
E io dovevo VINCERE a tutti i costi.
Dovevo superare i miei amici, A. ed L. Soprattutto L. perché lei aveva conosciuto quella "vecchia me" così dolce e indifesa. Dovevo dimostrare a tutti il potere che avevo, quanto fossi invincibile ormai.
Dovevo farmi INVIDIARE da tutti.
Per dimostrare a me stessa, no anzi, a quella vocina interiore che sarebbe mia madre, quanto lei si fosse SBAGLIATA sul mio conto.
Questo voler gareggiare mi ha sottoposto a un tale stress che ho cominciato letteralmente ad avere piccole allucinazioni, dovute, penso, anche all'alcol.
Ho preteso da me stessa di essere il completo opposto di ciò che ero prima.
Popolare, spietata e crudele. Ho voluto cominciare a fare del male ad A. e i miei amici verbalmente, a punirli e umiliarli se mi recavano anche solo un minimo torto.
Ma non pensate che loro fossero dei santi ed io abbia torto al 100%... questi erano tutti segnali della mia mente e del mio corpo per farmi capire che c'era qualcosa che non andava se sentivo così tanto il bisogno di difendermi da loro nello specifico e non da altre persone.
La settimana scorsa circa, con la mia psicologa, ho accolto questa rabbia come un "attacco gli altri prima che loro attacchino me" per, penso, una enorme, profonda e morbosa paura di perdere tutte queste belle cose proprio ora che erano entrate nella mia vita.
Perciò ho placato questa rabbia, aprendomi e cosa è successo... che A. se prima mi maltrattava senza che io me ne accorgessi, ha cominciato a farlo in maniera ancora più evidente stavolta.
Ignorandomi e umiliandomi davanti ai suoi amici (cosa che faceva anche prima ma di cui non mi rendevo conto a causa dell'alcol... basta vedere dei vecchi video salvati sul telefono per rendersi conto di quanto la nostra relazione fosse più tossica di quanto io volessi credere), paragonandomi alle altre ragazze, ritenendo loro migliori di me, confessandomi ogni tanto che alcune cose che mi diceva erano per gentilezza se non per il vero e proprio scopo di avere rapporti sessuali con me e basta.
E poi, quattro giorni fa circa, è esploso in una sfuriata pazzesca, ammettendo di aver provato a stare in una relazione con me ma di non sopportarmi, che per tutto il tempo ha sempre e solo voluto il sesso da me e ha detto le famose parole... "sei patetica".
Ha detto era patetico quando gli scrivevo che mi mancava, quando mi sono aperta a lui, quando gli ho fatto delle confidenze sulla mia famiglia, perché lui durante tutto ciò ha confessato di star letteralmente FINGENDO con me.
Anzi, ha detto che era interessato a me proprio durante il periodo in cui mi mostravo disinteressata a lui (ovvero quando ho avuto quel momento di rabbia in cui stavo maltrattando tutti e tutti) e di aver perso LUI interesse in ME non appena ho cominciato a trattarlo bene.
Sapevo che questo rapporto non sarebbe durato.
Da fidanzato gli ho chiesto se restavamo amici... da amici a scopamici... qualcosa di sempre più infimo.
Ma non importava quale tipo di rapporto avessimo, lui provava sempre fastidio attorno a me e dopo un po' era difficile nasconderlo.
Ha detto che se mi fossi comportata diversamente forse ora saremmo DAVVERO fidanzati e gli piacerei sul serio.
Ha scaricato la colpa su di me dopo aver ammesso di non averci provato neanche un po' a far funzionare la nostra relazione, ammesso di aver mentito per raggiungere un solo scopo, di avermi usata, illusa e calpestata subito dopo, senza rimorso alcuno.
E la mia reazione di fronte a tutto questo? Dopo settimane di umiliazioni pubbliche, frecciatine, parole ignorate? Gli ho detto che quando mi urla contro lo trovo sexy.
Lui mi ha risposto "se lo dici tu" con una faccia che diceva "questo SÌ che è patetico".
Non so perché ho risposto così, l'ho letteralmente scongiurato di restare con me se non per la mia personalità, almeno per il mio corpo. Neanche quello gli stava più piacendo dopo un po'.
Aveva smesso completamente di toccarmi andando dietro alle altre, davanti ai miei stessi occhi.
L'ho mandato a fanculo in chat qualche ora più tardi, che lui stava già dormendo... da allora non l'ho più sentito.
Tutti gli amici, le attenzioni, feste, follower... spariti. Proprio come lui che da allora non si è mai più fatto risentire.
Il castello di carte che mi ero costruita con tanta precisione e strategia, quello "status sociale perfetto", quella popolarità che avevo tanto bramato... tutto sparito in un soffio.
Perché non essendo più la "ragazza di A." io non sono più NESSUNO per i suoi amici.
Sono sempre e solo stata l'accessorio di A.
Proprio come in passato ero l'accessorio di L. anche se in maniera più pensate.
Ed io mi sento una perdente totale.
Patetica, inutile, ridicola, proprio come ha detto lui.
Mi guardo allo specchio e persino fisicamente mi faccio schifo. (Prima avevo un OTTIMO rapporto col mio corpo ma da quando mi ha tratta così è come fosse sparito).
Il mio atteggiamento con gli amici è completamente cambiato. Mi sottometto a loro, gli dò ragione anche se subisco un torto, mi scuso più e più volte, chiedo perdono, mi affido a loro per qualsiasi cosa senza più nemmeno preoccuparmi della mia dignità. Nella mia testa è un continuo disprezzarmi, dare sfogo alle parole di mia madre "avevo ragione, hai perso tutti, non piaci a nessuno, vergognati di te stessa, te l'avevo detto!"
Non ho mai ragionato con la mia testa in questo periodo e lo so anche il perché.
Ritenevo la mia opinione su faccende che solo io posso conoscere pienamente INFERIORE rispetto a quella degli altri. Il motivo? Non lo so.
Da quando A. ha dato conferma alle mie più profonde insicurezze concordando con me sul fatto che sono patetica mi sento morta, vuota e senza vita.
Tradita. Da lui, i suoi amici e l'intero Universo.
Il fatto che A. dopo tutto questo non mi abbia più cercata mi ferisce ancora di più.
Cosa ho fatto dopo? Ho ricontattato la mia ex storica, L., su Instagram nella speranza fosse cambiata, che la nostra vecchia fiamma potesse riaccendersi... non è cambiata per nulla e a questo punto neanche me ne sorprendo. È solo stato l'ennesimo tentativo di cercare conforto da parte di altri invece che da me stessa.
Ho tenuto a specificare la mia vera età (19 anni compiuti il 9 Luglio) proprio perché credo parte di questo mio stato d'animo sia dato dalla giovane età, da come stia vivendo solo adesso situazioni di quotidianità che un adolescente qualunque con una vita normale si ritrova a vivere prima o poi.
Prima non potevo permettermi di avere problemi simili.
Non c'era spazio nella mia vita per amicizie, relazioni e feste... ero troppo impegnata a "sopravivvere" agli abusi al limite della legalità dei miei genitori.
Ne sono uscita lottando con unghie e denti, e ora devo cavarmela ad affrontare "la vita e i suoi problemi", che, incredibilmente, mi hanno fatta restare più stordita di quanto mi sarei mai aspettata.
Spero tanto di riuscire a riacquistare l'autostima, consapevolezza e forza di volontà che avevo prima, che mi ha permesso di arrivare fino a qui nonostante i momenti disastrosi, di riuscire a rialzarmi ancora più forte di prima.
Ho già intenzione di elaborare tutto con la mia psicologa... sento di poterne uscire, se mi dò il giusto tempo di vivere il dolore.
Ringrazio chi è arrivato a leggere fino a qui nella speranza di non aver tralasciato alcun dettaglio di questo periodo fuori di testa.
Grazie e buona serata.

Domande precedenti:

https://www.psicologi-italia.it/disturbi-e-terapie/traumi-psicologici/domande-psicologo/mimancalamiafamigliatossica.html

https://www.psicologi-italia.it/disturbi-e-terapie/problemi-relazionali/domande-psicologo/hounrapportoinsostenibileconmiamadre.html

Salve Laura, ha scritto una lettera lunghissima. Questo periodo che descrive ha segnato un cambiamento di livello psicologico rispetto prima, ma non rappresenta ancora una risoluzione alle sue problematiche, che sono legate alla dipendenza (alcool e fidanzato) al bisogno di approvazioni e consensi e ad insicurezze ancora nella sua identità. Questo periodo alla fine ha creato comunque confusione interna. Quello che le garantirebbe un reale equilibrio psicologico ed emotivo sarebbe il coltivare queste tre aree: Autonomia, Autostima ed Autoconsapevolezza. Credo che la sua psicologa sarà d'accordo su questa definizione. La incoraggio a continuare il suo percorso di crescita, con fiducia.

Auguri auguri,

Dr. Cameriero Vittorio