La mia fidanzata non vuole separarsi dalla madre

Sono papà quarantenne di un bimbo di 4 anni (figlio unico). Io e la mia “compagna” siamo fidanzati da oltre 10 anni, non siamo sposati ed attualmente non conviviamo. Abbiamo provato la convivenza ma è durata soltanto pochi mesi, sei. Durante la convivenza fatta nei primissimi mesi di vita di nostro figlio, sono stato in casa della mia fidanzata che vive ancora con la madre (vedova da 7 anni circa). La convivenza “allargata” è purtroppo fallita per un sacco di motivi e dopo circa 6 mesi ho deciso, per la serenità di tutti, di andare a vivere da solo a pochi kilometri di distanza. Vedo mio figlio uno massimo due volte a settimana, non sono mai da solo con lui, poiché spesso capita che usciamo tutti insieme (madre della mia compagnia compresa). La mia fidanzata non vuole separarsi dalla madre. Durante la convivenza ho sofferto molto, per il fatto che mi ritenevano inutile all’accudimento del bimbo (dargli il biberon, fare il bagnetto, cambiargli il pannolino mi era negato), dicendomi che non era capace oppure semplicemente sono cose che fanno le donne. Verso la madre della mia compagna nutro odio e rancore, perché ha una figlia quasi quarantenne che ha protetto e viziato così tanto nella vita, che sono certo accadrà anche al bimbo. La mia fidanzata non vuole mediazioni familiari, non vuole psicoterapeuti, non mi lascia il bimbo se non alle sue regole e come vuole lei, praticamente comanda tutto, se mi oppongo rischio di perdere quel poco di buono che è rimasto nel nostro rapporto di coppia.. cosa mi suggerite di fare?

Caro Gianluca mi pare sia proprio una situazione difficile e complessa.

Suggerirei tre cose che al fondo sono già contenute anche nelle risposte date dai miei Colleghi:

- continuare a fare il padre perchè il bambino, anche se può non sembrarle, capisce bene le differenze tra lei, la madre e la nonna e quindi ha bisogno del suo aiuto, di padre, per poter crescere il più sereno ed equilibrato possibile. Non lo "abbandoni" ad un mondo solo femminile e risucchiante.

 - rivolgersi ad un avvocato per capire meglio i suoi diritti e i suoi doveri e per muoversi nella maniera migliore soprattutto pensando al bene del bambino

-  rivolgersi ad un terapeuta in zona (ho visto che una collega di Venezia dove lei abita le ha dato i suoi riferimenti) per iniziare forse intanto solo lei un percorso (la persona che sta meglio in famiglia è quella che in genere chiede aiuto perchè sa riconoscere di avere un bisogno! chi non riconosce questo bisogno in genere sta molto male...) per comprendere cosa questa situazione le sta muovendo interiormente, quali errori le ha fatto fare nel passato, e soprattutto come la sta "ingarbugliando" ora. In seguito forse potrà arrivare ad un trattamento familiare. Come ho detto la sua situazione è complessa e quindi si prenda il tempo necessario. Non è un qualcosa che può risolvere con qualche colloquio.

Cordialmente

domande e risposte

Dott.ssaAmbra Cusin

Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista - Trieste

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