Allan Schore afferma che il terapeuta è, tra le altre cose, un regolatore psicobiologico degli stati non regolati del paziente, un facilitatore dei processi adattivi e trasformativi della mente.
"Il lavoro del terapeuta non è definito da ciò che lui esplicitamente e oggettivamente fa per il paziente o da quello che dice al paziente. Piuttosto il meccanismo principale sta nel come implicitamente è con il paziente" (Schore, 2009).
Essere un "regolatore di stati non regolati" richiede al terapeuta di saper riconoscere e regolare quegli stati emotivi che emergono in lui dal confronto con le esperienze del paziente nello spazio di terapia. I vissuti intensi del paziente possono, ad esempio, attivare nel terapeuta, direttamente o indirettamente, eccessive vicinanza e coinvolgimento, allarme, sentimenti di impotenza, ostilità o distacco, ma anche risposte inconsapevoli che ricalcano gli scenari relazionali primari del paziente (e spesso del terapeuta stesso).
Il seminario di due giornate si propone di aiutare i terapeuti a coltivare una presenza consapevole all'interno dello spazio terapeutico che consenta loro di osservare e regolare le proprie risposte interne all'incontro con quello specifico paziente e in quella specifica relazione, di coltivare continuamente un equilibrio tra il non essere invasi da vissuti ed emozioni non regolate e il rimanere aperti, presenti e sintonizzati con queste, nonché di utilizzare tutto questo come fattore di co-regolazione e cambiamento.
Il seminario sarà residenziale (peronattamento e pasti inclusi nel costo) e utilizzerà prevalentemente metodologie esperienziali.
Per informazioni e iscrizioni:
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