Mio figlio 19 anni non vuole fare nulla
Buongiorno, Mio figlio ha 19 anni. È un ragazzo molto chiuso, non parla con noi genitori né con gli amici. Non è mai stato un grande studioso, ma se l'è sempre cavata a scuola. Fino al terzo liceo è stato anche atleta agonista di calcio. Durante il terzo liceo ha deciso di lasciare il calcio agonistico. A metà del quarto liceo scientifico ci ha chiesto, implorato, di cambiare scuola per andare in una scuola decisamente più facile. Diceva che aveva difficoltà con una professoressa. Dopo tante riflessioni noi genitori abbiamo deciso di accontentarlo. Dopo un breve periodo di serenità che abbiamo riscontrato in lui, abbiamo iniziato a notare una perdita di stimoli e motivazione. La mattina era difficile svegliarlo per farlo andare a scuola. È riuscito, comunque, a diplomarsi. Al termine della scuola ha deciso di iscriversi a giurisprudenza. Ad oggi non ha sostenuto alcun esame. La cosa più preoccupante è la mancanza di motivazione in tutto. Studio sport ed ora anche uscite con gli amici. Esce soltanto il sabato sera. In pratica non fa nulla. Sempre chiuso nella sua stanza. Passa il tempo con il telefono, PlayStation, serie TV. Dice continuamente che con noi non vuole parlare. Anche con gli amici non si confida. Ha fatto 4 incontri con uno psicologo, il quale ha detto che è un un momento critico di forte apatia e che pur di non affrontare eventuali fallimenti, non fa nulla e che neanche con lui parla. Ci ha consigliato di essere rigidi, di togliere la paghetta. Il risultato è che si sta chiudendo ancora di più e non si ribella neanche per avere soldi per uscire, per una partita a calcio con gli amici, ecc. Noi genitori stiamo brancolando nel buio e siamo molto preoccupati
Mariangela, capisco quanto possiate sentirvi spaesati e preoccupati; è davvero difficile vedere vostro figlio così chiuso e privo di stimoli, soprattutto dopo aver provato diverse soluzioni. Quello che descrivete – la sua apatia, la sua difficoltà a impegnarsi negli studi e nelle attività quotidiane, la tendenza a isolarsi e la sua riluttanza a comunicare – può essere un segnale di un disagio più profondo, come una paura del fallimento o, in alcuni casi, sintomi di depressione. Anche se ha già iniziato un percorso con uno psicologo, potrebbe essere utile chiedere una valutazione più approfondita, magari con un professionista specializzato in adolescenti e giovani adulti. A volte, un approccio terapeutico differente (c o anche un percorso di psicoterapia familiare può aiutare a migliorare la comunicazione e a comprendere meglio le sue difficoltà. Il consiglio di togliere la paghetta, sebbene benintenzionato, sembra aver accentuato la sua chiusura. Spesso, misure punitive possono far sentire i giovani ulteriormente isolati o incapaci di affrontare le proprie emozioni. Un approccio che combini limiti chiari con empatia potrebbe essere più efficace.Provate a trovare momenti in cui, senza pressioni e senza voler forzare una conversazione, possiate semplicemente comunicare il vostro affetto e il vostro sostegno. Anche piccoli momenti di dialogo, magari condividendo attività che piacciono a lui, possono aiutare a ridurre quella barriera emotiva. Anche per voi genitori è importante avere un supporto. Rivolgersi a un consulente familiare potrebbe offrirvi spunti utili per migliorare la comunicazione e gestire insieme questo momento difficile. Ricordate che ogni cambiamento richiede tempo e che il percorso per ritrovare la motivazione e l’apertura emotiva può essere graduale. La vostra preoccupazione e il vostro impegno sono già un segnale d’amore profondo; cercate, per quanto possibile, di mantenere un dialogo aperto e non giudicante, così da far sentire vostro figlio compreso e sostenuto.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara