Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Mio figlio adolescente

Gentilissimi, Innanzitutto ringrazio chi leggerà questa mia richiesta di aiuto. Ho un figlio di 14, quasi 15 anni. Fin da 1 anno di età è sempre stato appassionato di auto. Non avendo le possibilità economiche per fargli intraprendere una carriera sui kart per diventare pilota professionista, alle medie ha deciso di iscriversi a un istituto tecnico informatico. Siamo adesso al primo anno. Purtroppo nel primo quadrimestre è andato molto male con molte insufficienze. Io e suo padre abbiamo così deciso di stargli addosso per i compiti e per lo studio (cosa fatta solo a richiesta prima) ma con pessimi risultati. Finite le medie gli abbiamo preso l'Ape. Lui ha preso il foglio rosa. Poi, per la scuola che ha deciso di frequentare, gli abbiamo preso anche un computer prestante. Forse abbiamo sbagliato. Attraverso il computer si è inserito in un gruppo di gamer "moderatori" all'interno di un videogioco, per fare il controllo sui comportamenti e le parole utilizzate da altri giocatori. Questo sicuramente gli ha portato via molto tempo e io e suo padre, sfiniti, siamo arrivati a staccargli la corrente di casa per fargli spegnere il computer. Questo ovviamente influisce sul suo rendimento scolastico. Lui dice che la scuola gli piace, che vuole organizzarsi lui con lo studio, ma i risultati continuano a essere pessimi. Mi dispiace perché so che una bocciatura farà calare la sua già bassa autostima. Se si mette a fare i compiti riesce a terminare tutto in fretta e furia, ma non riesce a starci più di mezz'ora. Si distrae molto facilmente. Non sono una mamma a cui interessano i voti o l'alto rendimento scolastico, vorrei solo vederlo presente a se stesso e a quello che fa. Lui non si preoccupa minimamente, o forse è quello che fa vedere. Io ho come l'idea che deve tirare i 16 anni per poi smettere la scuola perché non è ambiente per lui. Io però mi sento in colpa perché avrò sbagliato anch'io qualcosa... Adesso andrò a parlare con i professori, ma al solo pensiero mi viene da piangere.

Ringrazio di cuore.

Sei una mamma che vede davvero suo figlio. E il fatto che tu dica “non mi interessano i voti, voglio solo che sia presente a se stesso” la dice lunga su quanto tu stia cercando non il controllo, ma un contatto con lui.  A 14-15 anni, l’adolescenza è nel pieno della sua esplosione. Il cervello cambia, le emozioni si intensificano, l’identità si cerca in qualunque spazio ci dia senso di appartenenza e valore.E in questo momento tuo figlio: si rifugia nei videogiochi perché lì si sente competente, riconosciuto, utile (fa il moderatore, ha un ruolo!), dice di voler gestire lo studio da solo perché sta cercando autonomia e fiducia, ma allo stesso tempo fatica a concentrarsi perché, come molti ragazzi della sua età, non ha ancora strumenti interni solidi per reggere frustrazione, fatica, noia o pressione. Non è pigrizia. È una fase di transizione profonda, e a volte confusa, in cui la motivazione scolastica si appanna, mentre il bisogno di essere “qualcuno” esplode. Tu e tuo marito avete fatto ciò che ogni genitore fa con le migliori intenzioni: provare a "mettere argini" quando le cose vanno fuori rotta. Ma quando l’adolescente si sente controllato, monitorato o interrotto brutalmente, si chiude, si ribella o si spegne — anche se nel profondo ha bisogno di guida e sicurezza. Spegnere la corrente è stata probabilmente una mossa estrema dettata dalla stanchezza (e comprensibile), ma non vi ha portato vicino a lui: vi ha messi uno contro l’altro. A volte una figura “terza” uno psicologo può aiutarlo a: trovare strategie per concentrarsi, capire se ha un metodo di studio adatto, e soprattutto: valorizzare sé stesso al di là dei voti. Anche per voi come genitori, confrontarvi con un esperto potrebbe alleggerirvi da quel senso di colpa che non vi appartiene.

Dott.ssa Antonella Bellanzon    

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Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara

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