Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Come aiutare mio figlio a superare un blocco emotivo

Buonasera, scrivo perché ho bisogno di un supporto, per aiutare mio figlio a superare il blocco emotivo che lo porta a rifiutare il suo ambiente scolastico. Ha 13 anni e frequenta la terza media, è arrivato a chiudere questo percorso scolastico sempre con un ottimo rendimento, nonostante abbia trovato fino dalla prima media un ambiente a lui non favorevole. In prima media ha provato a reagire ai compagni che lo trattavano male, sia con atti fisici che verbali. Ne parlava a casa e mi sono rivolta alla scuola per trovare insieme una soluzione. Per un periodo i compagni hanno smesso di trattarlo male, ma per contro è stato isolato completamente. Lo scorso anno questo isolamento è perdurato e ha iniziato a soffrire perché si sentiva invisibile, siamo arrivati alla fine della terza media e purtroppo ci scontriamo con un blocco emotivo importante. La mattina sta male e non riesce più a salire le scale della scuola. Abbiamo già parlato con gli insegnanti, ma ci hanno proposto di farlo parlare con la psicologa, verso la quale lui non ha fiducia visti i risultati raggiunti negli scorsi anni, e con la quale non vuole parlare. L'ultimo episodio di cattiveria nei suoi confronti risale ad una settimana fa, quando con vari espedienti di supporto ho provato a convincerlo ad andare. Oggi dopo una settimana di assenza, non riesco più a convincerlo, mi ha chiaramente detto che non sopporta più di essere deriso e ci sta troppo male, questo disagio per lui è diventato insostenibile. Mi ha chiesto di andare solo a sostenere gli esami finali. Io ho bisogno di capire cosa posso fare per aiutarlo, più di quanto abbia già fatto. Mio figlio nonostante tutto ha provato a fare di tutto per farsi accettare, ma il pregiudizio insorto nei suoi confronti lo ha portato all'emarginazione dei compagni da una parte e alla sua completa chiusura dall'altra.

Cara Nicoletta, quello che stai affrontando con tuo figlio è doloroso, delicato e profondamente ingiusto. E prima di qualsiasi consiglio, voglio dirti che sei una madre presente, attenta, che ha già fatto molto più del minimo. E tuo figlio, nonostante tutto, ha mostrato una resilienza rara per la sua età. Quando un ragazzo viene emarginato, deriso o reso “invisibile” per anni, la ferita non è solo sociale, ma identitaria. Tuo figlio non ha smesso di andare a scuola perché è pigro o ribelle, ma perché ha raggiunto il limite massimo di sopportazione emotiva. Le scale che non riesce più a salire non sono solo fisiche. Rappresentano un peso diventato insostenibile: sentirsi giudicato, respinto, escluso ogni giorno.

Cosa non serve più ora:

Forzarlo a rientrare “per il suo bene” può avere l’effetto opposto: rafforzare il senso di solitudine e incomprensione.

Minimizzare (“manca poco alla fine”, “poi sarà tutto diverso”), anche se detto con amore, rischia di fargli sentire che il suo dolore viene ignorato.

Insistere con la psicologa della scuola con cui lui ha già avuto un’esperienza negativa, rafforza la sua diffidenza. 

 Cosa puoi fare adesso

Ascoltalo senza pressione né soluzioni immediate. Chiedigli: “Cosa ti farebbe sentire più al sicuro, più visto?”.

Valuta un aiuto esterno neutro (una psicoterapia privata con un professionista specializzato in adolescenti e trauma scolastico). Digli che non serve “aprire il cuore subito”, ma solo provare a raccontare la sua storia a chi non sa nulla e può guardarla senza pregiudizio.

Accogli la sua proposta sugli esami come un compromesso possibile: magari è l’unica cosa che in questo momento sente di poter affrontare. Se vuole, può prepararsi a casa con supporto e piccoli obiettivi giornalieri.

Dagli uno spazio di rinascita dopo questa scuola. Mostragli che quello che ha vissuto non definisce il suo valore. Una nuova scuola, nuovi ambienti (sportivi, artistici, laboratoriali), contesti in cui possa essere scelto e stimato per ciò che è. E tu, Nicoletta? Anche tu hai bisogno di sostegno. Hai fatto tanto, e hai il diritto di sentirti esausta, arrabbiata, delusa. È legittimo.. Questo dolore va condiviso anche da parte tua — con altri adulti, specialisti, o con chi può affiancarti concretamente nel percorso educativo di tuo figlio

Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara

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