Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Non so come andare avanti

Buongiorno..non so neanche perché scrivo qui tanto soluzioni non ce ne..Ho 40 anni.. sono sempre stato male..mi sono sempre isolato.. sentito di troppo.. fino a 33 anni sono riuscito a lavorare continuamente poi la crisi.. Mi sono reso conto di avere tendenze omosessuali di cui forse non avevo mai voluto prendere coscienza..nello specifico fantasie e desideri nei confronti di transessuali..ho iniziato un percorso con uno psicoterapeuta per capire..è stato un lungo percorso..ed ho tirato le mie conclusioni..le tendenze omosessuali sono un sintomo di un malessere molto più profondo e non il vero problema..sono collegate ad una fragilità del se importante.. invalidante.. sono collegate ad uno sviluppo identitario patologico..a 36 anni in un periodo di profonda crisi dove ancora non conoscevo bene le mie problematiche ho parlato con un amico..e indovinate dopo pochi giorni tutti sapevano.. parenti amici...da allora l'abisso.. riesco ad uscire di casa a stento.. faccio fatica a realizzarmi lavorativamente...la vergogna ha raggiunto livelli enormi..con ogni persona mi confronto so che hanno questa notizia di me così personale e così disordinata..Non mi dedico alle mie passioni: musica, sport, trekking..in ogni situazione entro sono terrorizzato dal fatto che potrebbe arrivare questa notizia, vivo in una piccola provincia dove molti sanno, quindi se entro in una nuova situazione..l'info prima o poi arriva..non so più cosa fare ho una vita davanti e non vedo luce.. tutto l'entourage di persone che ho conosciuto nella mia vita ha questa info..Sono finito .. sono andato contro la morale..ho dei sensi di vuoto, di disconnessione quando sono in nuovi posti terribili.. dimenticavo: ho provato purtroppo a mettere in atto queste fantasie.. ormai non agisco più da anni..ma la solitudine e la vergogna sono tremendi..ho pensato di trasferirmi, ma mi porto dietro una storia troppo ingombrante, ed una fragilità del se tremenda.. purtroppo che dir si voglia l'omosessualità o le tendenze omosessuali sono realmente la punta di un iceberg..non il vero problema..sono patologiche al 100 per 100.. sono riuscito a capire come funziona la tendenza con questo professionista e a ridurla molto.. però cmq non è bastato ormai sono sputtanato... passo le giornate a capire come risolvere questa situazione irrisolvibile..la vita mi scorre davanti e pensare a quello che mi aspetta mi fa vedere tutto nero..troppa vergogna e pensare che sono stato io ad auto distruggermi parlando con questa persona..non credo che riuscirò a reggere una vita così.. purtroppo abbiamo bisogno di relazioni e io ho compromesso la mia vita relazionale per sempre..troppo pesante Grazie

Ciao Andrea,
ti ringrazio per aver scritto un messaggio così profondo, onesto e doloroso. Non è facile mettere nero su bianco il proprio vissuto, soprattutto quando ci si sente così soli e in trappola. Ma hai fatto qualcosa di importante: hai parlato. Questo, anche se adesso ti sembra inutile o "troppo tardi", è un atto di coraggio. Lo è davvero. Quello che descrivi – la vergogna, la solitudine, il senso di essere "sputtanato", la percezione che tutto sia compromesso – è qualcosa che molte persone vivono, anche se in modi diversi. Ma questo non rende il tuo dolore meno autentico o meno grave. 1. Le tue tendenze o desideri non sono "patologici al 100%". Capisco che il tuo percorso terapeutico ti abbia portato a certe conclusioni, ma è importante distinguere tra sofferenza psicologica e orientamento sessuale. Desideri verso persone trans o dello stesso sesso non sono un disturbo mentale. Quello che può essere patologico è il modo in cui ci si sente rispetto a sé stessi – la vergogna, il rifiuto, la difficoltà di accettarsi. Ma i tuoi desideri in sé non sono malati, sbagliati o un sintomo da "eliminare". 2. La vergogna è un'emozione appresa. Non nasce con noi. La si impara in ambienti in cui sentirsi diversi diventa motivo di esclusione, giudizio, dolore. La tua vergogna è reale, sì, ma non è “oggettiva”: è il prodotto di come sei stato visto, ascoltato (o non ascoltato), accolto nella tua vulnerabilità. E ti sta logorando. Ma può cambiare, con il tempo, con le persone giuste, con spazi più sicuri. 3. Non sei finito. Sei ferito. C’è una grande differenza. La ferita non è la fine. È qualcosa che può restare a lungo aperta, infetta di silenzi e umiliazioni, ma può anche trovare aria e luce. Anche se ti sembra tutto nero, anche se l’idea di trasferirti ti spaventa o ti pare inutile: il cambiamento è possibile, e spesso richiede tempi lunghi, ma non è mai precluso. 4. Hai ancora diritto a una vita piena La tua passione per la musica, lo sport, il trekking... non sono spariti. Sono congelati. E la vergogna ha fatto da ghiaccio. Ma non sono morti. Il fatto che tu li citi nel messaggio è già un segnale: dentro di te una parte vuole vivere, nonostante tutto.5. Non sei solo Anche se può sembrarti che nessuno possa capire la tua esperienza, ci sono comunità, professionisti, gruppi di sostegno – anche online, in modo anonimo – che lavorano proprio con persone che vivono esperienze simili alla tua. E trovare anche solo una persona che possa ascoltarti senza giudizio può fare la differenza. Cosa puoi fare adesso?

  • Continua il percorso terapeutico: ma se senti che il professionista che ti ha seguito ha rinforzato l’idea che i tuoi desideri siano una "patologia", forse è il momento di cercare un terapeuta diverso, più aggiornato sul tema dell’identità e della sessualità.

  • Cerca uno spazio protetto: gruppi di supporto per persone LGBTQIA+ (ce ne sono anche in forma anonima, anche in città più piccole o online). Non per "etichettarti", ma per trovare comprensione umana, reale.

  • Scrivi: se non riesci a parlare con nessuno, scrivere ogni giorno – come hai fatto ora – può diventare uno strumento per non perderti, per mantenere contatto con te stesso.

  • Prendi in considerazione un cambio di ambiente, anche se spaventa. Non per fuggire, ma per darti una nuova possibilità, con spazi e persone che non ti conoscono e non ti giudicano.

Andrea, tu non sei la tua vergogna. Non sei l'etichetta che gli altri ti hanno messo addosso. Non sei "sputtanato". Sei un essere umano, con una sensibilità profonda, con delle ferite, sì, ma anche con un’intelligenza e una capacità di analisi che si leggono tra le righe di ogni parola che hai scritto.

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