Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Vicini con figli e litigi continui

Buongiorno, da un paio di mesi ho cambiato casa ed accanto a me abita una coppia di ragazzi molto giovani (penso lei abbia sui 24 anni e lui un po' più grande) con due figli (uno sui 4/5 anni e l'altra penso di meno, attorno ai 2/3. I problemi si sono presentati fin da subito. Urla, schiamazzi, insulti da parte dei genitori sia tra di loro che, ed è soprattutto la cosa che mi preoccupa di più, verso i figli. Frasi come "sei un figlio di merda" o "ti prendo a calci in culo" sono all'ordine del giorno, ma anche urla per interrompere i pianti del bambino più grande che povero, passa gran parte del suo tempo a casa a piangere. Premetto e sottolineo che non ho visto né percepito alcun tipo di violenza fisica né nei confronti dei figli né fra i due genitori. Penso che in quella casa ci sia un grandissimo disagio interiore, due ragazzi che si sono trovati a vivere una vita che non volevano, cosa che li porta ad essere enormemente frustrati e quindi a sfogare la propria frustrazione sui loro figli. A me sinceramente fa molto male pensare che un bambino debba sentirsi dire frasi come quelle riportate precedentemente perché penso che in primo luogo non possa comprenderle ed in secondo luogo non siano verosimili, vista la davvero giovane età dei bambini. Io non me la sento di giudicare ma sentire dei bambini così piccoli passare le giornate a piangere mi spezza davvero il cuore. Vorrei poter in qualche maniera intervenire ma ho paura di gettare quei bambini in un inferno ancora più grande e destabilizzante. Sottolineo di nuovo che non ho percepito in alcun modo alcun tipo di violenza fisica. Grazie per gli eventuali consigli su come agire.

Caro Ivan, il tuo messaggio è carico di sensibilità, empatia e lucidità. La tua preoccupazione non è solo legittima: è un segno profondo di coscienza civile e umana, che purtroppo ancora troppe persone non hanno. La situazione che descrivi è delicata, ma ci sono strade da percorrere con attenzione, rispetto e coraggio. 

Le frasi che hai riportato – “sei un figlio di merda”, “ti prendo a calci in culo” – sono forme di maltrattamento verbale e psicologico, anche in assenza di violenza fisica. Questo tipo di linguaggio, ripetuto nel tempo, può avere conseguenze gravi sullo sviluppo emotivo e psicologico dei bambini: ansia cronica, senso di inadeguatezza, paura dell’autorità, insicurezza profonda. Il pianto costante del bambino più grande è già un segnale di disagio. I bambini non piangono sempre "per capriccio": spesso il pianto è l’unico linguaggio che hanno per dire “ho paura”, “non mi sento al sicuro”, “non capisco cosa succede”.

Hai ragione a temere che un intervento mal gestito possa peggiorare le cose. Ma restare fermi non è la scelta migliore, soprattutto per quei bambini. Ecco alcuni passaggi concreti e sicuri che puoi valutare: Contatta i Servizi Sociali o il Centro per l’Infanzia della tua zona Non serve aver assistito a violenza fisica. Anche l’esposizione continua a urla e insulti è sufficiente per una segnalazione riservata. Puoi farlo in forma anonima o lasciando le tue generalità:

  • Cerca il numero del Servizio Tutela Minori del tuo Comune.

  • Oppure contatta il Telefono Azzurro (114 Emergenza Infanzia): puoi spiegare la situazione e chiedere consiglio.

Non è una denuncia penale. È una segnalazione che attiva un monitoraggio, magari discreto, da parte di operatori specializzati che valuteranno se e come intervenire. Non pensare di “accusare” i genitori, ma di proteggere i bambini

Non è questione di giudicare due giovani che, probabilmente, portano con sé fragilità irrisolte. Ma i loro figli non possono e non devono essere il contenitore del loro dolore. I servizi sociali non tolgono automaticamente i bambini, ma possono offrire un supporto educativo, psicologico o familiare prima che la situazione degeneri.

Se la situazione lo consente (e solo se ti senti sufficientemente al sicuro), potresti iniziare con piccoli gesti: un buongiorno, un saluto gentile, una battuta innocua. Non per entrare in confidenza, ma per introdurre uno sguardo esterno consapevole. A volte, solo sapere che “qualcuno sente” può innescare una minima autoconsapevolezza.

“Ogni bambino ha diritto a crescere in un ambiente in cui si senta protetto, amato e rispettato. Anche se i suoi genitori non ce la fanno.”

Tu, Ivan, non stai invadendo, non stai esagerando, non stai spiando. Stai solo rispondendo a un dolore che hai riconosciuto. E hai il pieno diritto – anzi, la responsabilità morale – di farlo nel modo più rispettoso e utile possibile.

Fidati della tua sensibilità. I bambini non possono parlare per sé. Tu li stai già ascoltando. Ora possono anche essere protetti, con tatto e attenzione, grazie al tuo sguardo vigile e al tuo cuore presente.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara

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