Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Spostata da neanche un anno e giá non lo sopporto piú. Che fare?

Buonasera, come nell'oggetto del post, mi sembra di non sopportare piú mio marito. Siamo sposati da neanche un anno e giá mi sembra impossibile pensare di starci una vita... Prima del matrimonio siamo stati insieme sei anni. Lui è una persona estremamente critica e negativa, discute su tutto e non si rende mai conto quando è il caso di evitare. Se esprimo un'opinione contraria alla sua ti tartassa fin quando tu non gli dai ragione per sfinimento. Dice sempre che il mondo fa schifo e che il genere umano dovrebbe implodere su se stesso. All'inizio forse nascondeva meglio questo suo lato disfattista. Fra l'altro, questo suo modo di essere lo porta ad avere pochissimi amici, se non nessuno stretto. Lascia sempre poco spazio alle opinioni altrui, parla addosso alle persone e non fa proprio nulla per rendersi un minimo simpatico. A me invece piace stare sempre in compagnia e usciamo sempre con i miei amici, anche se poi quando usciamo trova sempre un modo per lamentarsi... Che sia il caos, che sia il cibo, che sia l'atteggiamento di qualcuno che non gli piace. Sinceramente, mi rendo conto di aver sposato una persona pesante. Alle volte mi sento sopraffatta anche io da questa negatività, nel senso che se questa è l'antifona mi passa la voglia di organizzare le cose con lui e preferisco organizzarmi da sola. Fra l'altro mi accorgo che sto arrivando a quel punto che, pur di evitare di discutere e di intristirmi, non dico neanche piú la mia. Tanto se le opinioni non coincidono, è solo scontro... Non c'è apertura. Questo suo modo onestamente fa male anche all'attrazione fisica... Lo vedo piú brutto, mi fa innervosire, e non ho proprio voglia di avvicinarmi a lui. Inoltre, so che è brutto dirlo, ma mi sembra che anche dell'aspetto fisico, non che sia mai stato fondamentale per me, non gliene freghi niente. Mangia male ed è ingrassato, e a voglia che tento di farlo mangiare meglio... Niente, dopo un po', va di nuovo di pizza, pasta e zero verdure. Non è che voglio uno fissato, però sono dell'idea che un minimo ci si debba curare agli occhi del proprio compagno/a. Non so, non riesco a uscire da questo loop di mal sopportazione. Lui è anche figlio unico con una mamma un po' chioccia... Quindi anche questo. Cosa dovrei fare? Abbiamo parlato spesso di questi argomenti, lui dice di essere un po' migliorato... Un po' sí, ma credo che l'indole sia quella... Ripeto, a me sembra che all'inizio non fosse cosí pesante... O forse ero io che non me ne rendevo conto.

Cara Irma, molte persone si trovano a vivere un forte disallineamento dopo il matrimonio, spesso proprio perché la convivenza stretta e continuativa fa emergere aspetti del partner che prima si intuivano appena — o che si sperava potessero cambiare con il tempo.

Dal tuo racconto emergono vari punti critici che non si risolvono con un semplice “parlatene”:

  • La negatività costante e il disfattismo;

  • La mancanza di apertura al dialogo, al punto che ti senti costretta a tacere per evitare conflitti;

  • La svalutazione delle tue emozioni e opinioni;

  • La trascuratezza personale, che incide anche sull’intimità;

  • La dipendenza emotiva dalla madre, che potrebbe indicare una scarsa autonomia.

Hai provato a parlare con lui, ma i cambiamenti sembrano minimi e, come hai intuito bene, l'indole difficilmente cambia, a meno che la persona non intraprenda un percorso serio di consapevolezza e crescita (ad esempio una terapia).

  1. Chiediti con onestà: se oggi non foste sposati, con queste premesse, lo risposeresti?

  2. Cosa ti trattiene? La paura del giudizio, l’idea di fallimento, l’affetto residuo, o la speranza che cambi?

  3. Hai mai pensato a un percorso personale di supporto (psicologico) per te? Per rimettere a fuoco cosa vuoi, cosa puoi ancora accettare, e cosa invece ti sta facendo del male.

  4. Una terapia di coppia potrebbe aiutare, ma solo se entrambi siete disponibili a mettervi in discussione davvero, non solo “per provarci”.

Non è una colpa ammettere che l’amore, il rispetto e la leggerezza reciproca sono venuti meno, o che forse non ci sono mai stati nella misura in cui servivano. Meglio riconoscerlo oggi, piuttosto che dieci anni più tardi, col doppio del dolore.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara

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