Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Gestione madre anziana e problemi con la compagna

Buonasera. Ho questo problema: ho una madre di 90 anni che attualmente vive sola, poiché mio padre è morto l'anno scorso. Vive sola anche se attualmente ha una colf 3 volte/settimana e una badante notturna 3 volte/settimana. Mia madre ha sviluppato un carattere narcisistico/egoistico amplificato dalle nevrosi che già ha. (Prende Minias, Trittico e Mirtazapina).

Nei miei confronti ha sviluppato un rapporto morboso che, ad esempio, non ha con mia sorella. Per un certo periodo mi ha tempestato di chiamate, anche notturne, tanto che la notte ho silenziato il telefono. Le chiamate sono diminuite nel frattempo, ma per qualsiasi evenienza chiama me.

Io passo da lei due volte al giorno: una la mattina presto (una visita che dura circa 15 minuti) e una a metà pomeriggio (che di solito non supera un'ora). Faccio anche una telefonata verso le 21:30.

La situazione perdura ormai da anni con problematiche continuative (devo ripetere le stesse cose tutti i giorni, sbalzi d'umore di mia madre, talvolta deliri). È seguita anche da un geriatra.

La mia compagna non ha mai digerito del tutto mia madre, ed io non ho mai preteso che mi aiutasse o facesse qualcosa. Ovviamente, stando con me, ha assorbito una situazione pesante e penalizzante. Allo stato attuale è veramente stremata e, oltre a incolparmi totalmente della situazione (anche con sbalzi d'umore), mi chiede di scegliere tra lei e mia madre.

Ovviamente io scelgo lei, ma non posso cancellare la presenza di mia madre, della quale sono anche amministratore di sostegno. Ho pensato di rifiutare l'incarico, ma non credo sia sufficiente, anche legalmente parlando. Né posso lasciare tutte le responsabilità sulla badante, né su mia sorella che per altro vive a circa 12 chilometri da casa di mia mamma.

Per tutelare il rapporto al quale tengo, devo ovviamente diminuire la presenza a casa di mia madre, ma faccio fatica a capire la modalità. È meglio farlo gradualmente? Meglio in modo drastico? Di fronte a reazioni sproporzionate che sicuramente ci saranno da parte di mia madre, quale potrebbe essere l'atteggiamento corretto?

Cordiali saluti.

Caro Francesco,
quello che descrivi è un conflitto molto complesso ma purtroppo molto frequente in chi si trova a fare da “ponte” tra un genitore anziano e una relazione di coppia. È evidente che tu stia portando un carico enorme — di responsabilità, di senso del dovere, ma anche di affetto e di colpa — e che stai cercando di gestirlo con lucidità e sensibilità, anche se ti senti intrappolato in un equilibrio impossibile.

1. La situazione con tua madre:  A 90 anni, con lutto recente e problemi cognitivi o di tipo ansioso-depressivo, il suo bisogno di controllo e di attaccamento è fisiologicamente aumentato.
Il suo comportamento (chiamate continue, richieste, lamentele, deliri leggeri) non è solo “carattere difficile”: è in parte il modo in cui il suo sistema nervoso cerca sicurezza in un mondo che sente sempre più fragile. Questo non significa che tu debba assecondarla in tutto. Ma significa che, per proteggerti senza sentirti in colpa, serve un cambio di prospettiva: non la “abbandoni”, ma moduli la tua presenza in modo realistico, così da garantirle assistenza senza logorarti.

 2. La tua compagna. La tua compagna non ce l’ha (solo) con tua madre — ce l’ha con la sensazione di essere sempre al secondo posto e di vivere in un clima di costante emergenza emotiva.
Tu dici “ovviamente scelgo lei”, e questo è importante. Ma per farlo davvero servono azioni concrete, non solo parole.
La scelta non significa tagliare fuori tua madre: significa ridistribuire il tuo tempo e le tue energie, creando confini chiari tra la tua vita privata e quella di figlio–caregiver.

Parla con il geriatra di tua madre e spiega che la situazione sta diventando insostenibile. Potrebbe suggerire un incremento dell’assistenza (più ore di badante o un supporto psicologico domiciliare).

Prepara anche tua sorella: non per “scaricare” su di lei, ma per condividere un piano realistico. Ad esempio: una visita ciascuno a giorni alterni, o la tua presenza solo in determinate fasce orarie.

Meglio ridurre gradualmente, ma con una struttura precisa e non contrattabile.
Esempio:

  • Passa da due visite al giorno a una sola (mattina o pomeriggio).

  • Mantieni la telefonata serale ma breve e con orario fisso.

  • Se lei protesta, puoi dirle con calma e fermezza: “Mamma, ti voglio bene e continuerò a esserci, ma ho bisogno di ridurre un po’ la mia presenza per stare bene anch’io. Ci organizziamo in modo che tu abbia sempre tutto quello che ti serve.”

Quando (inevitabilmente) arriveranno reazioni sproporzionate — lacrime, accuse, sensi di colpa — cerca di:

  • Rimanere empatico ma fermo: “Capisco che ti senti sola, ma non posso venire ora. Ti richiamo domani mattina.”

  • Non discutere a lungo nel momento di agitazione: in quella fase la logica non serve.

  • Se i deliri o i crolli emotivi aumentano, informa subito il geriatra: potrebbe essere necessario un aggiustamento farmacologico.  E con la tua compagna; Parlale con sincerità, ma non solo per “difenderti”. Mostrale che stai agendo concretamente per ristabilire un equilibrio.  E poi rispetta gli spazi che dedicate alla coppia: una cena, un weekend, anche solo una sera senza pensare alle chiamate. Questa è una fase di passaggio molto delicata della vita adulta, quella in cui i ruoli si rovesciano: da figlio diventi “genitore del genitore”. È normale sentirsi confusi e in colpa. Ma ricordati che curarsi di sé è parte della cura verso l’altro: se tu ti esaurisci, nessuno starà meglio.

Potresti trarre molto beneficio anche da un confronto con uno psicologo esperto di caregiver e di dinamiche familiari con anziani fragili. Ti aiuterebbe a mantenere i confini senza sensi di colpa e a proteggere il tuo rapporto di coppia.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara

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