Come riuscire a controllare la rabbia
Salve a tutti, Sono una ragazza di 28 anni e mamma di una bambina di 8 mesi. Da quando sono rimasta incinta il mio compagno mi lascia sola notti interi per stare in giro per locali con i suoi amici rientrando in casa alle 6 del mattino, spegnendo il telefono e non partecipando minimamente ad aiutarmi con nostra figlia. Da tre mesi non riesco più a gestire la rabbia e per un paio di volte mi è capitato di mettere le mani addosso al mio compagno, provocandomi un senso di colpa che mi sta letteralmente logorando. Come posso gestire questa cosa? Subisco continue violenze psicologiche da parte del mio compagno, che pensa che io non sia in grado di gestire la bambina
Cara Federica,
le tue parole fanno emergere una sofferenza profonda e un senso di solitudine enorme, che purtroppo molte donne vivono dopo la nascita di un figlio — un momento in cui si avrebbe bisogno di presenza, sostegno e rispetto, non di essere lasciate sole e svalutate. Prima di tutto, voglio dirti una cosa molto chiara: non sei una persona cattiva o irrecuperabile perché hai perso il controllo. Sei una donna esausta, sotto pressione, ferita da una situazione ingiusta e tossica. Ma è anche molto importante che tu abbia la consapevolezza di voler fermare questo ciclo — perché la rabbia, se non gestita, può finire per farti del male e minare ancora di più la tua forza e la sicurezza di tua figlia.
Da ciò che scrivi, il tuo compagno ti sta abusando psicologicamente: ti isola, ti sminuisce e ti fa sentire inadeguata come madre.
Questo comportamento non è normale e non dipende da te.
È una forma di controllo e di disprezzo che spesso porta chi la subisce a sentirsi esasperata, arrabbiata, e a volte a reagire in modo impulsivo. La tua rabbia non nasce “dal nulla”: è una reazione estrema a una frustrazione cronica e a una mancanza di rispetto. Ma se resta senza canale di sfogo sicuro, si trasforma in qualcosa che ti ferisce dentro e rischia di peggiorare la situazione.
Chiedere aiuto non è debolezza. È lucidità.
Ti consiglio fortemente di contattare un centro antiviolenza nella tua zona.
Lì potrai parlare con psicologhe e operatrici esperte in violenza psicologica e relazioni tossiche: ti aiuteranno a capire come proteggerti e proteggere tua figlia, senza giudicarti e in totale riservatezza.
Proteggere te stessa è proteggere anche tua figlia. I bambini percepiscono tutto, anche se non parlano ancora: le tensioni, il tono di voce, l’atmosfera in casa.
Lavorare sulla tua rabbia e allontanarti da chi ti fa stare male è già un atto d’amore verso di lei.
Non devi farlo da sola, e non devi restare in un contesto che ti distrugge lentamente.
Federica, hai già fatto un primo passo importantissimo: riconoscere il problema e chiedere aiuto.
Questo non è un segno di debolezza, ma di forza e lucidità.
La rabbia può diventare una forza sana, se la trasformi in energia per cambiare la tua vita e uscire da ciò che ti distrugge.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara