Dott.ssa Antonella Bellanzon

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Dott.ssa Antonella Bellanzon

Psicologo- Mediatrice familiare

Mia figlia è andata dal padre. Cosa è giusto fare se dovesse tornare?

Buongiorno, mia figlia Giulia, 18 anni, a seguito di una discussione nella quale ho ribadito le 4/5 regole della casa che ignora, lasciando sempre un caos incredibile ovunque passi e fumando in casa anche se ho chiesto di andare sul balcone, le ho detto che "se non riesce a seguire queste semplici regole di convivenza, allora poteva andare da suo padre".

Dopo qualche giorno in cui nulla era apparentemente cambiato, mi ha scritto un messaggio sul telefonino (il giorno del mio compleanno) dicendo che sarebbe rimasta dal padre dopo il weekend ed è venuta a prendersi molte delle sue cose.

Ho chiesto aiuto al padre perché le facesse capire che così avrebbe rovinato il nostro rapporto, ma per evitare di discutere anche lui (visto il caratterino) è stato assolutamente poco incisivo.

Ho sempre fatto di tutto per Giulia, lamentandomi del fatto che lei, in cambio, non mi aiutasse nemmeno un pochino tenendo un minimo in ordine le sue cose. L'ho ascoltata e mi ha sempre raccontato mille cose di sé, piccoli e grandi drammi adolescenziali. Sono sempre stata disponibile, nonostante fosse gentile soprattutto quando aveva qualche richiesta. Spesso mi rispondeva male senza motivo, ma poi, appena aveva bisogno, diventava un tesoro.

Penso di non meritare un atteggiamento così e penso che questo rovinerà completamente il nostro rapporto. Se mai dovesse tornare, infatti, sarebbe solo perché ha un bisogno temporaneo, non certo perché è disposta a rispettare le regole e, anche se questo mi distrugge, non troverei giusto riaccoglierla a braccia aperte dopo il male che mi sta facendo senza un motivo vero e senza un confronto costruttivo.

Mi sta proprio dicendo che non vuole più avere a che fare con me, senza soppesare quanto questo mi ferisca perché ingiusto e senza motivo. Non credo che sia educativo cercarla io, oppure, nel caso, riaccoglierla come se niente fosse.

Dovrebbe capire che non può trattare male le persone che le vogliono bene senza che questo abbia delle conseguenze. In fondo ha sempre fatto così: rispostacce quando non aveva bisogno, agnellino quando aveva bisogno. Ed io sono sempre stata al gioco, ma ora penso fosse in qualche modo diseducativo.

Però ci sto veramente male e quindi non capisco cosa sia giusto o meno.

Aggiungo un ulteriore elemento: ho un’altra figlia che da circa un anno ha realizzato di essere trans ed è in fase di transizione, con tutte le difficoltà del caso. Io ho cercato di stare vicina ad entrambe, ma capisco che Giulia, che prima monopolizzava la mia attenzione, adesso possa essere destabilizzata da questo nuovo intenso rapporto che sto creando con Lea, che lei non ha ancora accettato completamente.

Anche in questo caso, però, non penso che sia giusto assecondare un atteggiamento così egoistico. Ho cercato di farle capire che Lea ha bisogno adesso, ma che questo non mi impedisce di stare vicino anche a lei, e gliel’ho dimostrato ogni volta che ne ha avuto bisogno. Più di così non so che fare…

Ciao Francesca,  Quello che hai raccontato è molto toccante — e doloroso, nel modo in cui solo i conflitti familiari profondi sanno esserlo. Si percepisce quanto tu ami tua figlia, e quanto la situazione ti stia facendo soffrire perché ti sembra che tutto quello che hai costruito con lei — l’ascolto, la disponibilità, la presenza — si stia sgretolando.
Ma anche se ora tutto appare confuso e ingiusto, quello che stai vivendo non è una fine, è una fase critica di separazione e ridefinizione del legame tra madre e figlia, tipica ma spesso devastante dal punto di vista emotivo. Molti ragazzi attraversano una fase di contrapposizione identitaria: per affermarsi come individui separati dai genitori, mettono distanza, sfidano le regole, e sembrano “tagliare i ponti”. Non lo fanno per cattiveria — spesso è un modo maldestro di dire “lasciami crescere”, anche se il linguaggio che usano è duro, ingiusto o impulsivo.
La tua frase (“se non riesci a rispettare le regole, puoi andare da tuo padre”) probabilmente è stata percepita da lei come un rifiuto del suo essere, non solo dei suoi comportamenti.
Nella sua mente, può aver suonato come: “non mi vuoi se non sono come vuoi tu”.
Non è ciò che intendevi, ma è così che un’adolescente può viverlo.

 E cosa sta succedendo a te? Tu sei stanca, ferita e delusa, e hai perfettamente ragione nel sentire che i limiti e il rispetto sono importanti.
Ti sei data tanto, forse troppo, e ora senti che non ricevi riconoscimento né reciprocità.
Il dolore che provi è in parte quello di una madre tradita, ma anche quello di una donna che ha tenuto insieme la famiglia, due figlie molto diverse, e ora non sa più da che parte stare senza perdersi. È giusto che tu voglia essere rispettata e che non voglia più “premiare” un comportamento che senti ingiusto.
Ma attenzione: fermare il gioco non deve significare rompere il legame.

Cosa puoi fare per te (e non solo per lei)

  • Concediti di essere vulnerabile.
    Anche i genitori hanno il diritto di sentirsi persi. Parlare con uno psicoterapeuta familiare o genitoriale può aiutarti a rimettere insieme i pezzi senza colpevolizzarti.

  • Non trasformare il dolore in rigidità.
    Spesso la sofferenza ci fa dire “non la voglio più vedere così”, ma dietro c’è solo paura di essere feriti ancora.
    Tenere aperta una porta, anche piccola, non è debolezza — è amore adulto.

  • Ricordati che crescere un figlio significa anche lasciarlo andare.
    Anche se ora sembra che ti abbia “lasciata lei”, in realtà sta semplicemente provando a definire chi è, fuori da te.
    È un processo duro ma necessario.

Non sei una madre che ha sbagliato: sei una madre che ha amato tanto e ora non sa più come amare senza farsi male.
Giulia non ti sta davvero rifiutando: sta lottando per trovare se stessa, e il modo in cui lo fa ti ferisce — ma non è definitivo.
Se mantieni la porta aperta con dignità e calma, lei prima o poi troverà la strada per tornare, non solo per bisogno, ma per riconnessione autentica.

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Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara

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