Genitore del Terzo millennio: un arte possibile!

GENITORI DEL TERZO MILLENNIO: UN’ARTE POSSIBILE!

Diventare genitore è un’arte alla quale si arriva impreparati…Prima della nascita si ha la possibilità di scegliere e frequentare corsi che preparino all’esperienza della  maternità, ma dopo…quando il bisogno di confronto, conoscenze e  condivisioni diventa fondamentale, il genitore è abbandonato a se stesso, alle sue risorse e soluzioni, o alla rete di relazioni parentali e amicali che è riuscito ad imbastire.

Si impara sul campo, questa sicuramente è l’esperienza maggiormente diffusa, attraverso intuizioni, sbagliando, correggendosi, interrogandosi continuamente sulla adeguatezza delle scelte educative, soprattutto si cresce in sinergia con la crescita  del figlio.

Mi occupo di sostegno alla genitorialità da circa un ventennio…ho raccolto testimonianze, domande, risposte sagge e profonde da parte di genitori  desiderosi di  mettersi in gioco,  spesso alla richiesta di  conferme dall’esperto riguardo allo stile educativo migliore.

Ogni incontro con la genitorialità è un arricchimento reciproco, soprattutto se  impostato secondo la logica della reciprocità e dello scambio piuttosto che la somministrazione di ricette preconfezionate e soluzioni polivalenti. Esiste  la relazione genitore- figlio, sempre unica ed irrepetibile in quanto unico e diverso è ogni figlio accolto dall’adulto.

Certamente l’esperienza maturata sul campo mi ha portata ad individuare alcuni cardini fondamentali dell’educazione, che assumono  la funzione di bussola di orientamento nel complesso e articolato mondo della funzione genitoriale.

Consideriamoli come spunti di riflessione e linee guida flessibili e modulabili, tenendo presente che rappresentano i valori e gli atteggiamenti maggiormente condivisi ed approvati dai genitori incontrati nel corso degli anni.

Vediamoli ed analizziamoli in dettaglio:

  • LA COERENZA
  • L’ESEMPIO
  • LE REGOLE
  • L’ASCOLTO
  • L’ACCETTAZIONE INCONDIZIONATA

 

LA COERENZA

 

Per coerenza si intende la corrispondenza tra ciò che dico e come agisco.

Un esempio:   Se desidero che mio figlio non alzi la voce, è fondamentale che il messaggio sia veicolato attraverso  un tono di voce pacato, basso e modulato, senza urlare, altrimenti chi ascolta  percepisce la discrepanza tra ciò che chiedo e il comportamento agito  e di conseguenza  la richiesta perde di credibilità.

 

Un altro esempio :  Il genitore riprende il figlio che  pronuncia parole volgari…

a distanza di qualche giorno , pensando che il figlio non ascolti, la madre si lascia andare al turpiloquio nel corso di una conversazione telefonica con un’amica…

Gli esempi potrebbero continuare…il senso della COERENZA  trova il suo fondamento nella constatazione di quanto il bambino sia un ACUTO E ATTENTO  OSSERVATORE DELLA REALTÀ  e dell’ambiente in cui vive e modella il suo comportamento imitando le figure primarie di accudimento. Pertanto l’opera di EDUCAZIONE  dell’altro, si trasforma in un lavoro permanente di

AUTOEDUCAZIONE, in quanto  si possono  trasmettere solo i  valori  vissuti  in prima persona.

 

Direttamente collegato alla COERENZA, troviamo  :

 

L’ESEMPIO. 

 

Più che le parole, sono efficaci  gli ESEMPI SILENTI. I comportamenti e le azioni delle figure educative rivestono una valenza  molto più incisiva di tanti discorsi e fiumi di parole. Inutile sollecitare un minore alla lettura se il genitore non apre mai un libro, o incitare all’ordine dei giochi  nella cameretta e poi tenere il proprio armadio nel caos, o gli utensili in cucina senza alcun criterio. Se si vuole trasmettere il valore della sincerità e autenticità, in primis occorre farsi garante di quel valore incarnandolo, altrimenti si scivola nell’incoerenza e scarsa credibilità agli occhi del minore.

Ricordiamo che il bambino non conosce le mezze misure : una cosa o è bianca o nera e solo nel tempo apprenderà le diverse sfumature cromatiche che intercorrono tra i due colori.

 

Terzo cardine: L’ASCOLTO

 

Questa dimensione nella relazione ADULTO – BAMBINO  può sembrare scontata ma non lo è in quanto è fondamentale esplorare secondo quale modalità si ascolta.

Perché  l’ascolto sia efficace, occorre che l’adulto si ponga in una posizione di non giudizio e critica  e soprattutto che sappia ascoltare senza  interpretare e fornire immediatamente soluzioni , strategie e risorse forse utili e corrette ma che non si incastrano  e corrispondono al bisogno del minore. Spesso si parla per esprimere uno stato d’animo, per condividere un vissuto o semplicemente per comunicare un’esperienza, non per avere una risposta, un consiglio o un’opinione.

L’ascolto è una vera  arte da raffinare continuamente, al fine di consentire a chi parla la libera espressione dei suoi vissuti, svincolata dal timore di un rimprovero, una ripresa, una svalutazione.

Ricordo che un ascolto attento e profondo dell’altro è di per sé terapeutico  ed ha il potere di contenere e lenire l’eventuale disagio o preoccupazione di chi si esprime.

 

Quarto cardine:  LE REGOLE

La questione sui   limiti e  regole utili per una sana ed equilibrata crescita del bambino, fa scaturire costantemente un dibattito vivace e acceso tra i genitori.  Certamente ogni contesto familiare adotta le sue regole e confini entro i quali il minore possa orientarsi, muoversi e crescere sentendosi da una parte contenuto e guidato e dall’altra sollecitato alla responsabilità ed autonomia. Credo che la sfida e la difficoltà educativa risieda nel saper dosare con saggezza questi due assi: autonomia- contenimento.

Ricordo che un bambino senza regole è come una stanza senza pareti…la metafora rende bene l’idea di cosa possa provare un minore che non  ha confini che lo contengano. Riguardo alla specificità delle regole, sicuramente quelle maggiormente condivise riguardano orari e scansioni nella giornata, abitudini igieniche, alimentari, il tempo per il gioco e il tempo per lo studio, l’uso ragionato degli strumenti tecnologici

 ( videogiochi, cellulari, internet).

 Regole e limiti mutano e si trasformano accompagnando la crescita del figlio: immagino l’educazione come un cordone ombelicale presente già dalla gestazione…  alla nascita simbolo del primo distacco grazie alla sua recisione…poi  gradualmente si trasforma in una corda sottile e invisibile , sempre più lunga, che lega il genitore a suo figlio nel corso di tutta l’esistenza. Sebbene Il cordone ombelicale si recida alla nascita,  la corda invisibile, metafora del legame indissolubile genitore- figlio , non si spezzerà mai!

Ultima riflessione su un cardine dell’educazione la cui presenza dovrebbe accompagnare il genitore dalla nascita e non interrompersi mai: L ‘ACCETTAZIONE INCONDIZIONATA.

Accettare un figlio per quello che è nella sua particolarità, unicità e diversità indipendentemente  da come lo avevamo forse immaginato, desiderato, sognato:  è fondamentale  nutrire la sua autostima e fiducia in sé stesso, per far si che possa sbocciare e fiorire con i suoi tempi e secondo le modalità a lui più congeniali.

Accettazione incondizionata significa non proiettare sul figlio le proprie aspettative o progetti incompiuti e irrealizzati, accettarlo in quanto essere umano con la sua dignità e diritto ad esistere ed essere amato, con i suoi talenti e i suoi punti deboli, focalizzandosi soprattutto sulle qualità che come delle leve interiori  permetteranno lo sviluppo di una identità equilibrata ed armonica.

Se non si accetta il figlio per quello che è, si  rischia di scivolare inconsapevolmente  verso una forma di ricatto : “Ti amo solo se…”ogni lettore potrebbe completare la frase in base ai suoi vissuti, alle radici culturali sociali di appartenenza, o semplicemente agli insegnamenti e precetti assimilati e introiettati dalla sua famiglia di origine.

Educare un figlio è un’arte complessa e articolata…quasi  come  l’ affresco di una parete maestosa che inizio a dipingere usando tutti i colori che la vita , la memoria e l’esperienza personale  hanno messo a disposizione!

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