Dott. Antonio Bufano

Dott. Antonio Bufano

Psicologo e psicoterapeuta individuale, di coppia e familiare

Intelligenza o Impegno?

INTELLIGENZA O IMPEGNO?

L’intelligenza incrementale secondo Carol Dweck

Ogni genitore fa un lavoro oneroso, ma bellissimo con i figli.

Ogni adulto sa di avere una grande responsabilità nel formare la mente dei bambini, ma non tutti hanno compreso l’importanza di usare il linguaggio con attenzione e precisione in merito agli effetti desiderati e indesiderati, spesso inconsapevoli.

La dimensione dell’intelligenza, così come è diffusa a tutt’oggi nel senso e nel parlato comune, è sopravvalutata e rischia di deviare i processi di apprendimento. Mediamente un genitore di un bambino piccolo è molto generoso nel lodare, spesso troppo e in modi indiscriminati. (‘Bravissimo!’).

 Carol Dweck è una psicologa e ricercatrice dell’Università di Stanford che ha dedicato decenni della sua vita a studiare la motivazione umana. Nata a New York nel 1946 ha vissuto in un ambiente culturalmente ed intellettualmente assai ricco, durante i suoi studi a Yale si appassionò ad approfondire i studi di Jean Piaget e Lev Vygotsky, due pionieri indiscussi che seppero esplorare le dinamiche dello sviluppo cognitivo e sociale.

 

E’ partita da un esperimento condotto su 400 undicenni americani.

Alla fine di un test metà dei bambini furono elogiati per l’intelligenza (“Sei molto intelligente per essere riuscito a farlo”) e l’altra metà per l’impegno (“Hai saputo lavorare duro per raggiungere questo risultato”).

Al secondo test gli stessi bambini ebbero la possibilità di scegliere: test semplice o difficile.

Il 92% di quelli elogiati per lo sforzo scelsero il test più difficile, mentre il 67% di quelli elogiati per intelligenza scelsero quello più facile.

Successivamente ai bambini fu somministrato un test particolarmente difficile.

I bambini lodati per l’impegno lavorarono duramente per molto tempo, peraltro divertendosi, mentre quelli lodati per l’intelligenza giudicarono la prova estremamente difficile e si arresero presto.

In conclusione fu somministrato un ultimo test, facile quanto il primo, ma accadde qualcosa di imprevisto.

Il gruppo lodato per l’intelligenza peggiorò i risultati del 20%, mentre quello lodato per l’impegno li migliorò del 30%.

 

Pertanto la funzione della lode ha bisogno di una sana riflessione.

Sembra che allorquando un soggetto viene elogiato unicamente per la sua intelligenza gli viene mandato il messaggio di limitarsi ad apparire intelligente e a non rischiare di commettere errori per non rovinarsi la reputazione.

 

E’ da questa ricerca che è nata la felice differenza tra fixed mondset e grouth mindset, tra mentalità fissa e di crescita.

C’è chi crede che l’intelligenza sia un’entità innata e immodificabile e pertanto non investirà nello studio e nel miglioramento e si limiterà a confermare a sé e agli altri la propria intelligenza.

Ciò determina una perdita esperienziale. I soggetti con mentalità fissa cercano fondamentalmente l’approvazione;  rinunceranno alle sfide, si arrenderanno presto, riterranno inutili i sforzi e vivranno il successo degli altri come una minaccia.

 

C’è chi invece crede che l’intelligenza sia una dimensione dinamica ed espandibile.

Essere centrati su una mentalità di crescita implica un’evoluzione infinita tramite il lavoro e l’impegno. I soggetti con mentalità di crescita sono mossi essenzialmente dall’apprendimento; non temono i fallimenti in quanto li ritengono esperienze per migliorarsi, sviluppano perseveranza e resilienza, affinano le abilità e i successi degli altri costituiscono fonte di ispirazione.

 

Generalmente i genitori potrebbero riduttivamente distinguere i bravi dai non bravi.

Si tratta di un linguaggio comune che tenta una definizione, ma rischia di essere etichettante e soprattutto limitante.

I bambini, per definizione, sono una materia vivente evolutiva assolutamente imprevedibile. Perfino la Psicologia conserva una certa prudenza nel diagnosticare.

 Carol Dweck che ha girato molte scuole ha citato una scuola superiore di Chicago dove si mette il voto not yet, il non ancora per significare l’area di sviluppo potenziale.

Ai bambini va illustrato, in semplicità, il funzionamento del cervello per motivarli.

Ogni compito nuovo e difficile è in grado di sviluppare nuove connessioni neuronali che si rafforzano progressivamente con la pratica fino a stabilizzare capacità nuove.

 

ll libro Mindset: the New Psychology of Success del 2006 merita proprio di essere letto.

Dweck ha ammonito però rispetto ad applicazioni non corrette del growth mindset  citando chi si ostina a lodare lo sforzo del bambino anche quando produce un fallimento cadendo paradossalmente e ancora una volta nella fixed mindset.

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento

domande e risposte articoli pubblicati

Dott.Antonio Bufano

Psicologo e psicoterapeuta individuale, di coppia e familiare - Roma

  • Terapia con tecniche di ipnosi-terapia e immaginative
CONTATTAMI