Dott. Antonio Di Mauro

Sono giunto a esercitare la mia professione di psicologo e psicoterapeuta attraverso un lungo percorso. Dapprima laureato in Filosofia (disciplina nella quale ho conseguito anche un dottorato di ricerca), per molti anni ho svolto attività di ricerca e docenza universitaria. Motivato, tuttavia, a oltrepassare la forma dell’astratto sapere accademico e desideroso di comprendere e aiutare le persone, mi sono laureato in Psicologia e successivamente mi sono specializzato in Psicoterapia a indirizzo analitico. Credo nella profonda efficacia trasformativa dell'empatia e del calore umano, dell'ascolto attivo e del dialogo interpersonale. Nel mio lavoro quotidiano muovo dalla premessa che la psicologia clinica non sia la cura delle menti deviate – preconcetto, questo, oggi per fortuna sempre meno diffuso –, bensì una risorsa preziosa a disposizione di coloro i quali hanno il coraggio di rimettersi in discussione. Perché ogni cambiamento, ogni maturazione e adattamento individuale nasce in prima istanza dal nostro intimo, non già da circostanze esterne e contingenti.

La parola d’ordine della psicoterapia, a mio avviso, è: integrazione. Le tecniche e i metodi psicoterapeutici sono svariati, e ciascuno di essi può dare un contributo importante alla comprensione e allo sviluppo della persona. Perché lo scopo della psicoterapia è appunto la scoperta e la promozione delle risorse individuali, celate dal disagio e dalla sofferenza, e spesso ignote a chi si rivolge all’analista. Fra le tante tecniche e metodi psicoterapeutici, tuttavia, è di cruciale importanza il colloquio, che io concepisco come un dialogo che si svolge fra due persone sedute l’una di fronte all’altra, con piena libertà e apertura empatica, senza giudizi né pregiudizi. Dialogo, per me, è scambio, interazione, scoperta di nuovi orizzonti e punti di vista; e da ciò nasce il cambiamento, la maturazione, l’innalzamento della personalità. Non credo in un approccio che si risolva in estenuanti monologhi da parte del paziente e nell’ascolto passivo da parte del terapeuta, ascolto passivo e silenzioso che non può non apparire enigmatico al paziente, il cui disagio potrebbe uscirne addirittura rafforzato. Nel mio lavoro il dialogo attivo e interattivo, dunque, è il centro e il fondamento del rapporto psicologico, cui fanno da contorno, a seconda dei casi e dei bisogni di ciascuno, tecniche e procedure determinate, quali, per citare solo alcuni esempi: l’analisi dei sogni e delle fantasie indotte da stimoli ad hoc, l’esame dei disegni, l’interrogazione di immagini specifiche, gli esercizi ipnotici, l’interpretazione di schemi grafici liberamente prodotti dal paziente, ecc. Sono infatti fermamente persuaso che il lavoro psicoterapeutico debba essere un’attività creativa, stimolante, persino appassionante per il professionista e per il paziente, il quale dopo ogni seduta deve aver la sensazione di “portarsi a casa qualcosa” e, di volta in volta, avvertire dentro di sé i progressi che sta compiendo. Perché solo così si combattono il disagio, il disorientamento esistenziale e, in ultima analisi, la sofferenza psicologica.