Come uscire da una situazione di stallo?
Buongiorno, sono una ragazza di 20 anni e frequento l'università alla facoltà di ingegneria gestionale. Sono al termine della prima sessione di studi e sono in totale blocco dello studio da circa 10 giorni, cosa che mi porta a sentirmi un fallimento e a piangere quasi ogni giorno. Dovete sapere che lo studio, l'andare bene a scuola e prendere dei voti alti sono sempre stati alla base della mia personalità, diventando anche negli ultimi anni del liceo, l'unica cosa su cui si basava la mia autostima. Questo attaccamento allo studio mi ha portato ad abbandonare molti hobby nel corso del tempo (il disegno, la pittura e leggere in maniera costante) e a trascurare la socialità tant'è che sono sempre uscita poco e ho un ristretto seppur valido gruppo di amiche. Tuttavia negli ultimi anni del liceo lo studio è diventato molto più pesante, soprattutto al quinto anno dove c'è stato un periodo piuttosto esteso, direi circa un mese e mezzo, dove odiavo anche il solo pensiero di alzarmi dal letto, di andare a lezione e di studiare, ma mi sforzavo, ripetendomi che c'era la maturità e non potevo mandare all'aria tanti anni di sforzi e rinunce. Il periodo di odio verso la scuola è poi passato e sono riuscita a vivere con più serenità gli ultimi mesi, ma ero talmente stufa che l'ultimo giorno di lezioni, mentre tutti piangevano dalla gioia o dalla tristezza per la fine di un capitolo della loro vita, io non provavo nulla, forse un leggero sollievo o ansia per gli esami imminenti, esami che sono andati molto bene dato che sono uscita con una votazione di 89/100 dal liceo classico. I due mesi successivi, quelli estivi, dove mi sarei dovuta rilassare e divertirmi prima di cominciare l'università, li ho passati molto male, con un senso di inutilità addosso da far paura, il tutto accompagnato dal sentirmi "indietro" rispetto ai miei coetanei per non aver ampliato di più i miei orizzonti ad esempio cercando un lavoretto part-time o provando uno sport o una relazione sentimentale. Arriva settembre, mi iscrivo e vado all'università. I primi tempi andava tutto bene, frequentavo le lezioni, prendevo appunti e mi costruivo delle belle amicizie con alcuni colleghi e colleghe di corso (cosa che non ero mai riuscita a fare in nessun ciclo scolastico precedente, non avevo per niente dei bei rapporti con i miei compagni di classe, solo di cordialità e aiuto reciproco con lo studio per quieto vivere). Dopo un po' sorgono i primi problemi, mi accorgo che le materie non mi interessano più di tanto e comincia una lenta ed inesorabile procrastinazione con lo studio, assieme a dubbi seri sulla scelta del percorso universitario. Dovete sapere che sono sempre stata molto indecisa su cosa fare dopo il liceo; fino alla fine del terzo anno ero puntata su medicina, al quarto sono apparsi i primi dubbi dopo aver frequentato un open day universitario che spiegava come funzionasse il corso e di fronte ad un test d'ingresso complesso, sei anni di studi, la specializzazione e una realizzazione che mi faceva schifo la vista del sangue, ho deciso di rivalutare le mie opzioni e di pensarci molto bene se medicina fosse la strada per me. Durante il quinto anno sono giunta ad una conclusione: ero stufa di studiare in generale anche materie che all'inizio mi appassionavano, ho considerato l'idea di andare a lavorare, ma con un diploma da liceo classico non avrei trovato nessuno disposto ad assumermi. Pertanto mi metto alla ricerca di un corso di laurea che sembrasse stimolante ma che promettesse di trovare un buon impiego facendo solo la laurea triennale, così da studiare il minimo per avere il fatidico pezzo di carta e di buttarmi nel mondo del lavoro in modo competitivo. Ciò mi portò a ingegneria gestionale, che mi convinse o forse mi convinsi dopo un open day universitario che sarebbe stata un'ottima scelta universitaria (sono una persona molto testarda, quando prendo una decisione, anche affrettata, è difficile farmi cambiare idea). Ora mi ritrovo in una pessima situazione: zero voglia di studiare, un solo esame su quattro della sessione superato, 15 giorni per tentare di prepararne almeno un altro per non rimanere totalmente indietro e un costante senso di fallimento ed inadeguatezza, soprattutto di fronte a i miei compagni di corso che hanno superato più esami di me o almeno si sono preparati con costanza e impegno. Mi vergogno molto e vorrei confidarmi con qualcuno, ma ho paura di essere giudicata dalle mie amiche che mi hanno sempre visto come quella "brava" negli studi o dai miei genitori che mi supportano non solo dal punto di vista economico, ma anche emotivo, dicendo che non è la fine del mondo se la prima sessione di studio o addirittura il primo anno non andasse bene. Mi hanno persino detto che è normale fallire nella vita e io, sempre abituata a eccellere in qualsiasi cosa decidessi di fare, non soltanto scolastica, non ho il coraggio di confessare loro i miei problemi e soprattutto la mia procrastinazione protrattasi così a lungo. Per affievolire i miei sensi di colpa e per cercare di star meglio continuo a guardare video motivazionali che offrono consigli su come studiare o su come superare il cosiddetto "blocco dello studente" oppure a leggere storie di studenti che hanno avuto vicende simili alla mia o addirittura peggiori. So di avere un problema e so che anche se tutto andasse male o se non riuscissi a sbloccarmi ho sempre tempo per recuperare o cambiare, ma non riesco a togliermi questo senso di inutilità, rabbia, frustrazione e talvolta disperazione. Non so cosa voglio dal futuro, l'unica cosa certa è che voglio smettere di sentirmi così male nel minor lasso di tempo possibile, per evitare di perdere ulteriore tempo e evitare che i miei spendano troppi soldi. Ho già contattato dei professionisti, la psicologa dell'università e l'equipe del consultorio famigliare più vicino a me (per evitare di spendere soldi dato che non ho un lavoro e non ho il coraggio di aprirmi ai miei genitori per chiedere altro denaro, senza considerare che entrambi vedono di malocchio i professionisti del settore, arrivando addirittura a schernire chi va dallo psicologo o dallo psicoterapeuta), ma mi han dato appuntamento tra circa 20 giorni mentre io ho bisogno di supporto ora. Sono messa talmente male a livello psicologico che ho cercato su google dei modi per andare all'ospedale così da avere un momento di stallo "giustificato". Ieri in preda ad una crisi di pianto ho persino avuto pensieri suicidari, cosa che mi ha spaventato molto. A vent'anni, nel fiore della vita, non è normale essere così. Il mio unico conforto è dormire, ma anche il sonno sta andando alla malora a causa di ciò che sto passando. Cosa posso fare?
Cara Sara,
Innanzitutto, voglio dirti che mi dispiace molto per la sofferenza che stai provando e che il tuo dolore merita di essere ascoltato e accolto, senza giudizio. Il fatto che tu abbia trovato la forza di scrivere tutto questo è un segnale importante: significa che, nonostante il malessere, dentro di te c’è ancora una parte che vuole stare meglio e cerca un aiuto. E questo è fondamentale.
Quello che descrivi non è semplicemente un “blocco dello studente”, ma sembra essere la punta di un iceberg molto più profondo. Il tuo legame con lo studio è stato per anni il centro della tua identità e della tua autostima, e ora che questo equilibrio vacilla, emergono emozioni come frustrazione, rabbia, senso di fallimento e inutilità. Ma voglio rassicurarti su una cosa: non sei un fallimento, non sei sbagliata.
Molte delle cose che racconti — la pressione costante nello studio, il bisogno di eccellere, la difficoltà a fermarti, il senso di inutilità nei momenti di pausa, la paura del giudizio altrui — sono segni di una forte autoesigenza e di una difficoltà a darti valore al di fuori della performance accademica. Quando per anni ti sei definita attraverso i risultati scolastici, ogni inciampo può sembrare un disastro. Ma la realtà è che un brutto voto, una sessione andata male o persino un cambio di percorso non definiscono chi sei come persona.
Inoltre, parli di un senso di stanchezza e disinteresse che va avanti già dal liceo, di momenti in cui lo studio è diventato un peso insopportabile, di un’estate vissuta con senso di vuoto e di una difficoltà a immaginare il futuro. Questi sono segnali importanti da ascoltare. Forse il tuo corpo e la tua mente stanno cercando di dirti qualcosa: forse è arrivato il momento di rivedere il tuo rapporto con lo studio, con le aspettative che hai su te stessa e con il modo in cui dai valore alla tua vita.
Potrebbe essere utile provare a confrontarti con i tuoi genitori, anche se sai che non vedono di buon occhio la psicoterapia. Non si tratta di convincerli del valore della terapia, ma di aiutarli a capire quanto stai soffrendo e che in questo momento hai bisogno del loro supporto emotivo. Spesso chi ha resistenze verso la psicologia lo fa per paura o per mancanza di conoscenza, ma quando vede una persona cara soffrire può cambiare atteggiamento, anche solo in parte. Se non te la senti di parlarne direttamente, potresti provare a scrivere una lettera. Scrivere ti permette di esprimerti con calma, senza l’ansia di essere interrotta o fraintesa. Potresti spiegare cosa stai vivendo, il fatto che non si tratta solo di difficoltà universitarie ma di un malessere che si trascina da tempo e che non riesci a gestire da sola.
Se i pensieri suicidari tornano, è importante che tu chieda aiuto subito. Se senti di non farcela, puoi recarti al Pronto Soccorso o chiamare un servizio di emergenza. Il tuo benessere è la priorità e non devi affrontare tutto questo da sola.
Prova a riconnetterti con ciò che ti faceva stare bene. Anche se ora tutto sembra privo di senso, riprendere qualche attività che un tempo ti dava piacere — disegnare, leggere, ascoltare musica, camminare — può essere un primo passo per ritrovare te stessa. A volte, quando siamo immersi nella performance e nella produttività, perdiamo il contatto con quello che ci fa stare bene.
Rompi l’isolamento. Anche se ti pesa, prova a parlare con qualcuno: un’amica, un familiare, un tutor universitario.
Accetta il dubbio e la possibilità di cambiare. È normale mettere in discussione la propria scelta universitaria. Non devi decidere tutto ora. Prenditi il tempo di esplorare cosa ti piace davvero, senza la paura di “sprecare tempo”.
Questa fase della tua vita non definisce chi sei né il tuo futuro. Hai già dimostrato grande forza nel cercare aiuto e nel raccontare la tua storia. Ora, il prossimo passo è darti il permesso di prenderti cura di te stessa senza sensi di colpa.
Un caro saluto
Dott.ssa Chiara Facchetti