Ikigai: il senso giapponese dell’esistere
In un’epoca segnata da ansia da prestazione, burnout e perdita di significato, il concetto giapponese di ikigai offre un orizzonte psicologico e filosofico di straordinaria attualità. Letteralmente, iki significa “vita” e gai “valore” o “motivo”. L’ikigai è dunque il “motivo per cui vale la pena vivere”, una dimensione esistenziale che unisce piacere, scopo e contributo al mondo.
L’idea di ikigai nasce in Giappone come parte della visione olistica della vita tipica della cultura nipponica, dove il benessere non è mai solo individuale, ma intrecciato con l’armonia sociale e naturale. Nelle isole di Okinawa – note per l’alta longevità dei suoi abitanti – l’ikigai è considerato uno dei fattori chiave del vivere a lungo e in salute.
Più che un obiettivo da raggiungere, l’ikigai è un processo di scoperta e continuità, una direzione che accompagna l’individuo lungo tutto il ciclo di vita, sostenendolo nei momenti di cambiamento o crisi. Nella sua interpretazione contemporanea, spesso rappresentata da un diagramma di quattro cerchi sovrapposti, l’ikigai nasce dall’incontro tra:
Ciò che ami – le passioni, le attività che generano entusiasmo e flusso (flow).
Ciò in cui sei bravo – le competenze e i talenti, riconosciuti anche dagli altri.
Ciò di cui il mondo ha bisogno – il senso di contributo, la connessione etica e sociale.
Ciò per cui puoi essere pagato – la sostenibilità economica e la possibilità di vivere del proprio scopo.
Quando queste dimensioni si sovrappongono, si crea una zona di equilibrio che integra piacere, utilità e significato: l’essenza dell’ikigai.
Dal punto di vista psicologico, il concetto di ikigai si collega a diverse teorie occidentali del benessere e della motivazione.
Con la logoterapia di Viktor Frankl condivide l’idea che la ricerca di senso sia la forza primaria della psiche umana.
Con la teoria dell’autodeterminazione (Deci e Ryan) condivide l’importanza di autonomia, competenza e relazioni come bisogni fondamentali.
Con il positive psychology movement (Seligman) condivide l’enfasi sul meaning come componente della felicità autentica.
In questo senso, l’ikigai non è un semplice “scopo di vita” in senso produttivo, ma un equilibrio dinamico tra dimensioni interne (desideri, talenti, valori) ed esterne (relazioni, contributo, contesto).
Trovare il proprio ikigai non significa costruire un progetto perfetto, ma ascoltare ciò che dà senso alle giornate. È una pratica di attenzione quotidiana, fatta di piccoli gesti che riconnettono alla propria vitalità.
Molti terapeuti e coach integrano oggi l’ikigai come strumento esplorativo, invitando le persone a riflettere su domande come:
Cosa mi fa sentire vivo?
Quali attività mi fanno perdere la nozione del tempo?
In che modo posso essere utile agli altri restando fedele a me stesso?
L’obiettivo non è “trovare una risposta definitiva”, ma sviluppare un dialogo continuo con la propria autenticità. In una cultura che misura il valore personale attraverso la produttività, l’ikigai ci ricorda che la realizzazione non coincide con il successo esterno, ma con l’allineamento interiore tra ciò che siamo, ciò che facciamo e ciò che doniamo.
Vivere secondo il proprio ikigai significa costruire un senso di coerenza esistenziale: una calma presenza nel mondo, in cui ogni azione – anche la più semplice – diventa espressione di significato.
Psicologo, Psicoterapeuta - Lecco
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento