Dott.ssa Chiara Todaro

Dott.ssa Chiara Todaro

Psicologo, Psicoterapeuta

Mansplaining: capire il fenomeno e perché è importante parlarne

Negli ultimi anni il termine mansplaining è diventato sempre più comune nelle conversazioni quotidiane e nel dibattito pubblico. Ma che cosa significa esattamente? E perché è utile comprenderlo, soprattutto in un’epoca in cui l’attenzione alle dinamiche relazionali e comunicative è sempre più centrale? Il termine mansplaining nasce dalla fusione di man (uomo) e explaining (spiegare). Indica una situazione in cui un uomo spiega qualcosa a una donna in modo paternalistico, condiscendente o eccessivamente didascalico, dando per scontato che lei ne sappia meno  spesso senza verificarlo. Non riguarda semplicemente un uomo che spiega qualcosa a una donna, ma un modo di spiegare che si fonda su un presupposto implicito di superiorità o di maggiore competenza, indipendentemente dal contesto o dalle reali conoscenze in gioco.

Il mansplaining può presentarsi in molte forme, alcune assai sottili:

  • Interrompere la donna mentre parla per “correggere” o completare ciò che sta dicendo.

  • Assumere di sapere più dell’altra persona su un argomento, anche se la donna è esperta o qualificata.

  • Semplificare eccessivamente concetti che la donna già conosce bene.

  • Rifiutare di accettare ore di esperienza o competenza professionale femminile.

Spesso chi mette in atto il mansplaining non lo fa con intenzione negativa. Tuttavia, l’effetto rimane lo stesso: la donna può sentirsi sminuita, ignorata o privata dell’autorevolezza.

Il mansplaining non è solo una questione di buone maniere: si inserisce in una lunga storia di disparità di genere nei luoghi di lavoro, nelle relazioni sociali, nella rappresentazione pubblica.

Le conseguenze possono essere importanti:

  • Diminuzione dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità.

  • Riduzione della partecipazione nelle discussioni, soprattutto in contesti professionali.

  • Mantenimento di stereotipi che vedono l’uomo come più competente o autorevole.

  • Burnout comunicativo: la sensazione di dover sempre “legittimare” ciò che si dice.

Parlarne, quindi, significa prendere consapevolezza dei piccoli gesti quotidiani che contribuiscono a mantenere squilibri di potere.

Il mansplaining non nasce nel vuoto. È legato a:

  • Bias culturali e stereotipi di genere radicati.

  • Socializzazione di genere: uomini incoraggiati a essere assertivi, donne a essere accomodanti.

  • Abitudini comunicative apprese senza essere messe in discussione.

Capire questi meccanismi permette di riconoscerli e modificarli.

Per chi desidera diventare più consapevole, alcuni segnali utili:

  • Sto spiegando qualcosa che l’altra persona già conosce?

  • Ho interrotto?

  • Ho chiesto prima il suo punto di vista o dato per scontato che non lo avesse?

  • Sto imponendo la mia versione dei fatti senza ascoltare?

E per chi lo subisce:
Gentilmente è possibile ribadire la propria competenza, ad esempio con frasi semplici come:
“Conosco bene l’argomento, grazie.”
“Apprezzo il supporto, ma ho già approfondito questo punto.”

Parlare di mansplaining non significa accusare gli uomini in quanto tali, ma riconoscere un meccanismo relazionale che può emergere senza consapevolezza. Portarlo alla luce permette di costruire ambienti più rispettosi, paritari e ascoltanti. In fondo, comunicare bene significa riconoscere valore e competenza nell’altro, senza assumere la posizione dell’esperto per abitudine o automatismo.

 

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento

domande e risposte articoli pubblicati

Dott.ssaChiara Todaro

Psicologo, Psicoterapeuta - Lecco

  • Consulenza e Psicoterapia individuale, di coppia e familiare
CONTATTAMI