Preoccupazione figlio 3 anni
Buongiorno. Sono una mamma di un bimbo di 3 anni che ha iniziato la scuola dell’infanzia. Premetto che l’anno scorso era stato inserito nella “sezione Primavera” con risultati disastrosi: piangeva sempre, al distacco e durante il giorno, e la sua salute cagionevole non ha mai permesso realmente di inserirlo. A dicembre l’ho ritirato per poi inserirlo in un nuovo contesto di asilo nido solo per tre giorni a settimana (a part time) e anche lì il distacco era molto faticoso.
Quest’anno le prime due settimane sono andate discretamente. Il distacco è sempre molto faticoso per lui ma, a detta dell’insegnante, poi si rasserena. Purtroppo ha avuto due settimane di stop per influenza e ora che è tornato sembra quasi peggiorato: a casa è in ansia perennemente che sia arrivato il momento di andare all’asilo, verbalizza che lo trattano male sia i compagni sia la maestra.
Io sono davvero frustrata perché non so più come aiutarlo (l’ultima trovata è stata creare un calendario in modo che placasse la sua ansia del “ma ora vado all’asilo?” e riuscisse a trovare qualche attività post-ritiro che gli piacesse, ma sembra inutile). Mi chiedo se sia il caso di fargli vivere il part time o di insistere, e soprattutto mi intristisce che il suo pensiero fisso sia l’asilo anche a casa.
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la situazione così dettagliatamente. È comprensibile che lei si senta frustrata: l’inserimento alla scuola dell’infanzia può essere complesso, soprattutto per bambini che hanno avuto esperienze pregresse difficili o periodi di malattia che hanno limitato le possibilità di adattamento.
Dal quadro che descrive, è evidente che suo figlio sta vivendo una significativa ansia legata alla separazione e al contesto scolastico. Alcuni punti possono essere considerati:
Regolarità e gradualità: dopo un periodo di assenza per malattia, è normale che l’adattamento debba essere nuovamente ricostruito. Ritornare gradualmente all’asilo con orari ridotti può aiutare a ricostruire la fiducia e il senso di sicurezza.
Osservazione e dialogo con gli insegnanti: è importante capire se le segnalazioni di maltrattamenti o atteggiamenti negativi da parte di compagni o maestra corrispondono a fatti concreti o rappresentano la percezione ansiosa del bambino. Un confronto diretto con gli educatori può chiarire la situazione e individuare strategie condivise.
Supporto emotivo a casa: strumenti come il calendario e attività piacevoli post-asilo sono utili, ma possono essere integrati da momenti di rassicurazione e rituali prevedibili prima e dopo l’asilo, senza sovraccaricare il bambino con domande o promesse che aumentano l’ansia.
Possibile supporto specialistico: se l’ansia persiste in modo intenso e interferisce con la vita quotidiana, può essere utile un colloquio con uno psicologo dell’età evolutiva, che possa valutare il livello di ansia, offrire strategie di gestione e guidare la famiglia in un percorso di sostegno concreto.
In termini pratici, spesso è consigliabile consolidare un orario part-time stabile, evitando cambiamenti troppo frequenti, e lavorare su piccoli passi di autonomia e sicurezza emotiva. La pazienza e la coerenza, pur essendo faticose, sono gli strumenti più efficaci per aiutare un bambino ad adattarsi.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti o per suggerire strategie mirate di gestione dell’ansia da separazione.
Cordiali saluti
Psicologo, Psicoterapeuta - Lecco