Dott.ssa Chiara Todaro

Dott.ssa Chiara Todaro

Psicologo, Psicoterapeuta

Mia figlia è andata dal padre. Cosa è giusto fare se dovesse tornare?

Buongiorno, mia figlia Giulia, 18 anni, a seguito di una discussione nella quale ho ribadito le 4/5 regole della casa che ignora, lasciando sempre un caos incredibile ovunque passi e fumando in casa anche se ho chiesto di andare sul balcone, le ho detto che "se non riesce a seguire queste semplici regole di convivenza, allora poteva andare da suo padre".

Dopo qualche giorno in cui nulla era apparentemente cambiato, mi ha scritto un messaggio sul telefonino (il giorno del mio compleanno) dicendo che sarebbe rimasta dal padre dopo il weekend ed è venuta a prendersi molte delle sue cose.

Ho chiesto aiuto al padre perché le facesse capire che così avrebbe rovinato il nostro rapporto, ma per evitare di discutere anche lui (visto il caratterino) è stato assolutamente poco incisivo.

Ho sempre fatto di tutto per Giulia, lamentandomi del fatto che lei, in cambio, non mi aiutasse nemmeno un pochino tenendo un minimo in ordine le sue cose. L'ho ascoltata e mi ha sempre raccontato mille cose di sé, piccoli e grandi drammi adolescenziali. Sono sempre stata disponibile, nonostante fosse gentile soprattutto quando aveva qualche richiesta. Spesso mi rispondeva male senza motivo, ma poi, appena aveva bisogno, diventava un tesoro.

Penso di non meritare un atteggiamento così e penso che questo rovinerà completamente il nostro rapporto. Se mai dovesse tornare, infatti, sarebbe solo perché ha un bisogno temporaneo, non certo perché è disposta a rispettare le regole e, anche se questo mi distrugge, non troverei giusto riaccoglierla a braccia aperte dopo il male che mi sta facendo senza un motivo vero e senza un confronto costruttivo.

Mi sta proprio dicendo che non vuole più avere a che fare con me, senza soppesare quanto questo mi ferisca perché ingiusto e senza motivo. Non credo che sia educativo cercarla io, oppure, nel caso, riaccoglierla come se niente fosse.

Dovrebbe capire che non può trattare male le persone che le vogliono bene senza che questo abbia delle conseguenze. In fondo ha sempre fatto così: rispostacce quando non aveva bisogno, agnellino quando aveva bisogno. Ed io sono sempre stata al gioco, ma ora penso fosse in qualche modo diseducativo.

Però ci sto veramente male e quindi non capisco cosa sia giusto o meno.

Aggiungo un ulteriore elemento: ho un’altra figlia che da circa un anno ha realizzato di essere trans ed è in fase di transizione, con tutte le difficoltà del caso. Io ho cercato di stare vicina ad entrambe, ma capisco che Giulia, che prima monopolizzava la mia attenzione, adesso possa essere destabilizzata da questo nuovo intenso rapporto che sto creando con Lea, che lei non ha ancora accettato completamente.

Anche in questo caso, però, non penso che sia giusto assecondare un atteggiamento così egoistico. Ho cercato di farle capire che Lea ha bisogno adesso, ma che questo non mi impedisce di stare vicino anche a lei, e gliel’ho dimostrato ogni volta che ne ha avuto bisogno. Più di così non so che fare…

Buongiorno,

grazie per aver condiviso in modo così dettagliato la situazione: quello che descrive è un momento complesso e doloroso, ei sentimenti di frustrazione, tristezza e senso di ingiustizia che prova sono comprensibili. Dalla sua descrizione emergono alcuni elementi importanti:

Conflitto adolescenziale e regole di convivenza: Sua figlia sta attraversando una fase tipica dell'adolescenza in cui i confini vengono e le regole familiari messi alla prova. Risposte emotive intense, opposizione e sbalzi tra comportamenti ostili e momenti di affetto sono comuni a questa età, anche se possono risultare molto dolorosi per i genitori.

Equilibrio tra fermezza e supporto: È fondamentale mantenere regole chiare e conseguenze coerenti, come sta facendo, ma allo stesso tempo preservare la possibilità di un dialogo aperto per evitare che il distacco diventi definitivo o che il rapporto si danneggi irreversibilmente.

Influenza dei cambiamenti familiari: È comprensibile che sua figlia possa sentirsi destabilizzata dal nuovo equilibrio familiare legato alla transizione di sua sorella. Gelosia, paura di “perdere” attenzione o confusione emotiva sono reazioni normali. Questi sentimenti possono spiegare la reattività, ma non giustificano comportamenti irrispettosi o aggressivi.

Gestione delle emozioni e del rapporto: In momenti delicati come questo, può essere utile:

Rassicurare entrambe le figlie, facendo capire che il sostegno alla sorella non riduce l'amore e l'attenzione per lei.

mantenere regole coerenti e confini chiari, perché il rispetto reciproco e della convivenza è imprescindibile.

Creare occasioni di dialogo neutro, dove possa esprimere emozioni complesse senza conflitto diretto.

Valutare un supporto esterno, come un mediatore familiare o uno psicologo dell'età evolutiva, per aiutare la comunicazione e la gestione dei sentimenti legati ai cambiamenti familiari.

Ruolo dei genitori: Non è educativo forzare un riavvicinamento immediato; allo stesso tempo, non è necessario chiudere la porta definitivamente. La coerenza nelle regole, unità a disponibilità all'ascolto quando sarà pronta, rappresenta la strategia più equilibrata ed educativa.

In sintesi, sta cercando di bilanciare il rispetto delle regole con la protezione del rapporto, e questa è la posizione corretta. È normale sentirsi feriti, ma mantenere chiarezza, coerenza e apertura al dialogo rappresenta la strada più sicura per preservare il legame con entrambe le figlie e sostenere un equilibrio familiare sano.

Cordiali saluti

domande e risposte articoli pubblicati

Dott.ssaChiara Todaro

Psicologo, Psicoterapeuta - Lecco

  • Consulenza e Psicoterapia individuale, di coppia e familiare
CONTATTAMI