Dott.ssa Cristina Nobile

Dott.ssa Cristina Nobile

Psicologa, Psicoterapeuta

preoccupazione per il futuro, è depressione?

Buonasera, vi scrivo perchè sono parecchio insoddisfatto della mia vita. Ho 28 anni e sono ancora a metà del mio percorso di studi. Mi sento parecchio demotivato perchè non vedo la fine, come se non bastasse tutti i miei amici invece lavorano e hanno una bella carriera lavorativa davanti. Tutto questo influisce notevolmente sulla mia vita, portando uno stato ansiogeno nel voler terminare gli studi senza però riuscirci, e nella maggior parte dei casi a declinare le uscite o a frequentarli come un tempo perchè provo una situazione di disagio. Anche se ci esco mi sento in difetto, guardo ciascuno di loro realizzato, vederli mi mette parecchia ansia per il futuro. è una situazione abbastanza strana da poter spiegare, ma ogni volta che usciamo anzichè essere i miei amici sono per me in quel momento il lavoro che fanno e il percorso che loro sono riusciti a concludere e io no. Nonostante ciò io non penso di avere nulla in meno di loro, e a quel punto che parte anche una continua autocritica nei mie confronti. Purtroppo per diversi motivi non ho mai avuto la costanza e la dedizione continua nel tempo che mi ha portato a dove mi trovo. La preoccupazione di avere 28 anni ed essere a metà degli studi, e quindi l ansia continua nel voler finire, ha preso il sopravvento sulla voglia e sul piacere che ho per le materie e per il corso di studi. Mi trovo in questo vortice da cui non riesco a uscire. Vivo male la giornata, la passo anche a casa molto spesso, sia per la situazione covid ma anche per una sorta di autopunizione. Spero abbia riassunto un pò la situazione generale. Grazie a chi risponderà

Buongiorno gentile utente,

leggendo il suo messaggio ho l'impressione che lei faccia dipendere il suo benessere dal fatto di concludere gli studi. Si direbbe che lei pensi che potrà stare bene solo quando avrà terminato il suo percorso di studi. Di conseguenza, finchè non lo conclude, lei è "destinato" a sentirsi male, demotivato...

Ci scrive che quando esce con i suoi amici, loro, per lei, non sono più i suoi amici ma solo il lavoro che fanno e il percorso che hanno concluso. Questo è quello che lei pensa anche di se stesso: non si vede come "persona", si vede solo come il lavoro (che ancora non fa) e il percorso (che ancora non ha concluso).

Si renda conto che questa è una sua decisione interna, non un fatto. Intendo dire che, se lei svincolasse il suo benessere dal fatto di terminare gli studi, lei potrebbe stare bene già da adesso.

Quindi una prima questione su cui riflettere è: da dove le viene l'idea che "solo" quando terminerà gli studi lei potrà sentirsi bene e realizzato?

Per quale ragione non può anche vivere, mentre continua a studiare? Usa un termine forte, alla fine, quando scrive che sta in casa spesso, per una sorta di "autopunizione".

La mia sensazione è che lei sia molto esigente con se stesso e che quello che lei descrive come "mancanza di costanza e di dedizione" potrebbe essere un modo di allentare un po' la tensione che lei esercita su di sè.

Forse potrebbe parlare con qualcuno dei suoi amici e chiedere loro come la vedono. Se la invitano ad uscire evidentemente devono trovare qualcosa di piacevole nello stare insieme a lei, che va al di là del lavoro e degli studi.

La mia opinione è che lei abbia bisogno di incominciare a "vedersi" in modo diverso. Eventualmente potrebbe esserle utile confrontarsi con un professionista, che la aiuti a spostare l'attenzione da quello che lei "ancora non ha fatto, nè concluso, nè realizzato" a quello che lei può iniziare a realizzare da subito.

Un cordiale saluto.