Dott. Daniel Michael Portolani

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Dott. Daniel Michael Portolani

psicologo, psicoterapeuta, consulente sessuale

Tredicenne rifiuta la sua femminilità

Buongiorno, sono mamma di una ragazza tredicenne brillante e intellettualmente molto attiva, con vivo interesse per la matematica, le scienze, la musica e l'arte. Lo sviluppo le ha regalato un corpo con caratteri femminili un po' accentuati (curve e seno abbondante), che da qualche mese lei rifiuta totalmente. E' passata da una cura maniacale della sua lunga chioma ad un taglio di capelli radicale, da abbigliamento allegro e colorato ad abbigliamento maschile, scuro, cupo, oversize, reggiseni ultracontenitivi, indossati anche 2 alla volta per nascondere quasi totalmente il seno. Aggiungo che in famiglia è periodo un po' conflittuale tra me e mio marito, abbiamo figlio minore molto attivo e vivace che spesso richiama molta attenzione su di sè, suscitando anche la gelosia della sorella maggiore. Io ho un lavoro che mi piace e mi impegna abbastanza, pur cercando di delegare il minimo indispensabile e occupandomi al massimo delle mie possibilità dei miei figli. A volte devo assentarmi alcuni giorni, che vivo con un certo senso di colpa e mio marito vive come un peso (la cosa ingenera un circolo vizioso). Mia figlia dice che è confusa e alla ricerca della sua identità..ma di fatto mi sembra che non apprezzi il suo essere donna... non mi è nemmeno chiaro se le piacerebbe essere un maschio... mi dà l'impressione che stia come fuggendo da se stessa.. ma non sono in grado di interpretare cosa davvero non va. Vi prego potete darmi qualche indicazione e suggerimenti su cosa dovrei o potrei fare? Vi ringrazio anticipatamente

Cara Patrizia, Su* figli* sta attraversando un'età nella quale viene a delinearsi, benchè il processo duri tutta la vita, la propria identità, compresa quella di genere. E' un processo complesso, multifasico, che procede in modo non lineare, e che a questa età è ancora impossibile da prevedere. Il corpo che siamo è il mezzo con il quale ci muoviamo e interagiamo con il mondo, e come tale è carne viva e l'identità è anche fortemente corporea. Su* figli* sta vivendo una "confusione" che è legittima e va accolta, senza giudizio, ma con la sicurezza di avere la Sua mano sulla spalla qualsiasi cosa succeda. Se in questo momento Su* figli* non sente propri alcuni aspetti della femminilità, la prima cosa da fare è non imporgliela. Non ponga veti e obblighi. Lasci il tempo della sperimentazione e dell'esperienza. Su* figli* beneficerebbe di un confronto con un terapeuta specializzato in identità di genere (cerchi sul sito dell'Osservatorio Nazionale Identità di Genere), NON perchè sia di per sè un problema, un disturbo, o qualcosa "che non va", ma perchè questa ricerca di identità propria verrebbe facilitata e guidata da qualcuno che lavora su questo. Il risultato finale della ricerca è assolutamente personale, il terapeuta non lo direzionerà (poichè, non essendo un disturbo, qualsiasi outcome sarà corretto se è identitario per la persona!) ma sarà utile anche a Lei per comprendere al meglio la situazione. Se tutto questo dovesse esitare in una sofferenza per Su* figli* tale da poter parlare di disforia di genere, sceglierà cosa fare. Ma è prematuro adesso porre qualsiasi tipo di etichetta, anche di genere. Stia vicino a Su* figli*, abbia un atteggiamento AFFERMATIVO, espliciti che verrà amat* in ogni modo e in ogni caso e che si farà ciò che è meglio per la sua salute. Se su* figli* è d'accordo, contatti un terapeuta e fate un pezzo di percorso assieme. La situazione non è problematica di per sè, è una fase di vita e va affrontata come tale. Comprendo la preoccupazione, ma è una fase necessaria e non durerà per sempre. Qualsiasi esito seguirà, non lasci che nessuno Le dica che è un problema, una malattia, o un disturbo. Nessuna identità di genere è malata, o sbagliata. Questo è ciò che deve trasmettere anche a Su* figli* con la Sua presenza e il Suo atteggiamento. In bocca al lupo! cordialità