Dott. Daniel Michael Portolani

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Dott. Daniel Michael Portolani

psicologo, psicoterapeuta, consulente sessuale

Quando non vai bene a nessuno. Il problema sei tu

Sono tremendamente stanca. Basta una mano per contare le persone a cui tengo. Per cui basta una chiamata per farmi fare chilometri. Qualsiasi loro segreto per essere svelato dovrebbero torturarmi. Possono passare anni ma rimane così. Con le quali sono. Dove dovrei essere. Come vorrei essere, Dove sento che non devo agire in un determinato modo o parlare solo di determinate cose. Da persona alquanto filosofica, piena di dubbi esistenziali e regista di milioni di film. Io ho scelto loro ma loro non hanno scelto me. Sono stata scelta da qualcun' altro. In certi casi casi perchè ero meglio della solitudine, altri perchè mi sforzavo di essere la persona più positiva su questo pianeta. Dopo un po' di tempo spariscono tutti. Dopo un po' trovano qualcuno di meglio. Così sono sola. Esco con persone con cui sò, non importa molto di me. Vogliono compagnia. Sto lì ad ascoltare e interessarmi della loro vita. Hanno litigato con gli amici, cercano una compagna/o, si sono presi una cotta, non sopportano quella persona... Forse mi aiuterà di più a capire qualcosa sulla mia di vita. Dopo un pò mi stanco e ritorno da sola.
In più essere sola e conoscere persone nuove che hanno una vita bella e tanti amici, ti fà sentire una sfigata. E ai loro occhi lo sei. E se non ci riesco lo sono. L'anno scorso ero quella positiva, quest' anno in solitaria. Non riesco a creare ''quel legame'' con le persone. Con nessuno. Quindi il problema sono io. Ho imparato a stare da sola. Medito, leggo, mi alleno, faccio le passeggiate, scrivo, streatching, yoga... Quando non ne posso più vado in centro, chiamo qualcuno, uso i social, medito, cerco gruppi che fanno cose. Ditemi che tutto ciò ha una fine. Sono sull' orlo della depressione.

Cara Elisabetta, Lei riporta una situazione in cui il rapporto con l'Altro sembra per Lei fonte da un lato di sofferenza, dall'altro di grande impegno e investimento da parte Sua. Lei svolge il ruolo della confidente, dell'amica, fino a quando il rapporto termina e Lei ha la sensazione di aver dato senza ricevere. Questo sembra ripetersi in modo costante. Il vissuto di indegnità personale che ne deriva, La investe e la definisce, a livello identitario, come poco meritevole e come causa Lei stessa della Sua solitudine. Comprendere i motivi per i quali questo avvenga nei diversi rapporti significa comprendere i Suoi modi di essere con l'altro: cosa accade? Perché fatica a creare, mantenere, trarre soddisfazione dal rapporto? in che modo mantiene il senso di stabilità personale? In quale contesto è comprensibile il Suo attuale modo di sentirsi? Lei è veramente giovanissima: ci sono tutti i margini per progettarsi nel futuro in modo sereno e più positivo. Tuttavia, potrebbe essere necessario un supporto esterno, dato che da sola in questo momento fa fatica a risolvere l'empasse. Il carico di sofferenza che riporta è notevole: ha mai pensato di contattare uno psicoterapeuta? Il percorso certo è faticoso, ma potrebbe valerne la pena. Sarebbe nel Suo caso la soluzione più adatta. In bocca al lupo!  A disposizione, cordialmente. DP