Dott.ssa Daniela Bonino

Dott.ssa Daniela Bonino

psicologa psicoterapeuta e analista transazionale

Problemi con mio padre e mia madre

Buongiorno, sono una ragazza di 20 anni ed ho parecchi problemi nel relazionarmi con i miei genitori. Mi spiego meglio: vivo in casa con mia madre e mio padre, i quali, da quando sono molto piccola, litigano quasi ogni giorno per cose davvero futili.

Ho assistito anche ad atti di violenza (percosse) tra i miei genitori in giovanissima età, i quali ancora mi segnano ed influenzano sulle relazioni che ho con gli altri. I miei genitori sono molto freddi ed incapaci di parlare con me. Addirittura recentemente, durante una mia crisi, in cui ho confessato a mia madre di stare molto male per la fatica nel relazionarmi e per la loro mancanza di dialogo, mi sono sentita dire che è una cosa normale e che non devo starci male, come se fosse del tutto normale non avere sostegno e dialogo con i propri genitori. Fortunatamente ho un partner, da circa un anno e che mio padre odia, il quale è sempre disposto ad ascoltarmi e ad aiutarmi nello stare più serena. Mi trovo veramente non capita da loro, sembrano privi di ogni sensibilità ed emotività, come fossero dei robot.

Io ora spero di trovare un lavoro che mi consenta di mettermi da parte del denaro per poter vivere in futuro col mio ragazzo, ma attualmente questa situazione familiare, arrivata al limite, mi lascia priva di energie, di voglia di fare e di mettermi in gioco, oltre al fatto che mi risulta difficile staccarmi da loro anche se mi stanno facendo del male. Agli occhi di mio padre sembro sempre un'incapace e si dimostra gentile (o forse possessivo) solo quando faccio presente di voler andarmene di casa; mentre agli occhi di mia madre sembro una persona strana e troppo emotiva. Non so davvero cosa fare per poter stare meglio, per allontanarmi e non soffrirne, dal momento che un dialogo, come dimostratosi, non è possibile. Chiedo gentilmente aiuto o consiglio a voi. Ringrazio in anticipo, Elisa.

Gentile Elisa,

leggendo le sue righe mi arriva la sua sensazione di un mancato contenimento emotivo, affettivo della sua famiglia di origine, dove il modo di relazionarsi assume le caratteristiche normativo-critiche che le risultano invischianti, un freno per la propria evoluzione personale. Emerge il bisogno di riconoscimento, di un contatto relazionale che sia stimolante, nutritivo. Trovo che, saggiamente, abbia la consapevolezza di una sorta di simbiosi familiare che si trova a vivere e della necessità di una relazione che preveda sia momenti di supporto, che momenti di libertà espressiva, basati sulla fiducia nelle capacità e nell'autonomia di Elisa. Proprio un persorso in questa direzione è quello che mi sento di consigliarle, sostenendo la sua scelta di autonomizzazione.

In questo senso, le consiglio un lavoro psicologico di esplorazione di sè, delle proprie risorse e dei punti di sviluppo, del proprio modo di entrare in relazione.

Sperando di esserle stata utile, la saluto caramente.