Dott. Daniele Rondanini

Dott. Daniele Rondanini

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista

Diventa insostenibile per me portare avanti le cose

Buonasera, vi scrivo perché ho davvero bisogno di un parere sulla mia situazione. In realtà non so proprio da dove cominciare ma proverò a spiegarvi come mi sento. Premetto che sin da adolescente ho avuto difficoltà a vivere una vita “normale“: ho avuto (ora con gli anni è cambiato) un padre che subdolamente mi impediva di fare qualsiasi tipo di esperienza, che ha quasi sfasciato la nostra famiglia a causa di sua madre (figlio unico, rapporto morboso) preferendola a noi, che mi ha trattata sempre con disagio e imbarazzo, come se le mie “richieste“ di ragazzina che stava crescendo lo mettessero in difficoltà e in imbarazzo. Mia madre, lavoratrice instancabile, completamente incapace di farsi valere con lui quando mi impediva qualsiasi cosa e quando in famiglia c'erano problemi tra loro lei si appoggiava a me (uscivamo insieme per shopping, la accompagnavo al mare in estate etc) mentre quando mio padre aveva da fare (lavoro o anche andare a trovare mia nonna tutti i giorni anche in estate) “ordinava“ a me di stare con mia mamma. Insomma, io non ho fatto esperienze significative in adolescenza e mi sembrava che avere un ragazzo o degli amici fosse una cosa strana, che io non avrei mai avuto...come sognare qualcosa di impossibile. Mi sentivo perennemente come se vivessi dentro una campana di vetro e il mondo fosse fuori. All'università sono andata fuori dalla mia regione ma dopo due anni sono tornata visto che mi sentivo sempre allo stesso modo, nonostante avessi conosciuto amici e mi sentissi in qualche modo che stavo facendo passi avanti. Mi pesava troppo quell'angoscia di vivere da persona adulta, uscire la sera, incontrare un ragazzo mi faceva sentire disperata, sporca, inutile, svuotata. Tornata a studiare nella mia città ho conosciuto una persona più grande di me e dopo 8 anni siamo ancora insieme. Nonostante questa lunga storia, io sono ancora vergine, non riesco ad avere un rapporto completo, alla sola idea emergono sempre quelle sensazioni di inadeguatezza, di ridicolaggine, di schifo per me stessa e per il mondo che funziona così. A questo si aggiunge il perenne senso di inutilità che ho per me stessa, il giudicarmi male durante il giorno mentre faccio o dico qualcosa ed il fatto che, nonostante anni di studio, io non abbia chissà quali competenze e/o conoscenze per cui mi ritrovo a voler fare tanto ma a non saper fare niente. Ogni volta che c'è da studiare o fare ragionamenti vado in confusione, so fare cose pratiche e meccaniche ma non ho concentrazione e tendo ad avvilirmi. Sono distratta, agitata, e se c'è un compito all'orizzonte avverto sempre le stesse sensazioni e vorrei fuggire, nascondermi...anche se so che non basterebbe perché poi alla fine sono io a vergognarmi di me stessa. Sono completamente bloccata sotto ogni aspetto della mia vita e mentre prima, tra i 20 e i 30, ero comunque capace di sognare, di pensare alle cose belle, di prendermi cura di me (a volte), ora mi sento finita e sento dentro un dolore indicibile. Mi sento sola ma di una solitudine esistenziale, profonda..non so come spiegarla... Sono stata in terapia due anni ma per problemi economici non sono più andata, in realtà un giorno non sono andata e non mi sono fatta più sentire. Ecco, io faccio così con tutte le situazioni della mia vita, ad un certo punto diventa insostenibile per me portare avanti le cose, come se pesassi una tonnellata e fossi una persona cattiva e inopportuna. Non so cosa fare, chiedo il vostro aiuto. Grazie

Cara Valentina, le sue parole riescono a trasmettere bene le emozioni,  i sentimenti e gli impedimenti che lei prova. Ha ben descritto i rapporti da lei vissuti e subiti con i suoi genitori in età evolutiva, tali da non favorire un sano e spontaneo sviluppo psicologico, anzi, le problematiche irrisolte di loro hanno rappresentato un gravame immane per le possibilità naturali di un minore. La figura paterna in particolare, così incompiuta e mancata nella propria individuazione, non poteva non avere una ricaduta negativa sulla figlia e sul destino di lei nella propria evoluzione personale e nei propri rapporti con il sesso maschile. Certamente il quadro generale le è chiaro: sul piano intellettivo nulla le è stato sottratto, anzi il bisogno di capire non ha che arricchito la sua capacità di sapere. Altra sorte ha subito, per inevitabile conseguenza, il suo assetto affettivo, relazionale e sessuale. I problemi e gli impedimenti attuali però chiedono di essere affrontati, e anteposti ad altre esigenze esistenziali. L’opportunità, la risorsa che ci è data, sta nella relazione psicoterapeutica, nella centralità della relazione umana, di una relazione umana sana e professionalmente consapevole, in un contesto affidabile e credibile, ove il terapeuta sia in grado di dedicarsi alla comprensione e al trattamento partecipe delle aree traumatizzate dell’analizzando. Se ritiene, possiamo concederci un colloquio, senza onere per lei. Tanti auguri.