Dott.ssa Daria Carli Giori

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Dott.ssa Daria Carli Giori

psicologa, psicoterapeuta, terapeuta E.M.D.R.

Come si può superare la sensazione di essere un fallimento?

Salve a tutti.
Sono una ragazza di quasi 25 anni con delle grosse "paralisi" emotive che mi impediscono di spiccare il volo.
Per "paralisi" emotive intendo una perenne sensazione di non essere all'altezza delle situazioni che mi si presentano ogni giorno (per esempio al lavoro), una bassa autostima e una tendenza quasi connaturata ad autodenigrarmi. Non so se l'educazione (o la mancanza di essa) ricevuta in famiglia abbia influito su questo mio atteggiamento. In casa, durante il periodo scolastico, sono sempre stata esonerata dalle faccende domestiche, perché, in questo modo, i miei genitori credevano di rendere il mio studio più profittevole. In realtà, questa mancanza di preparazione "pratica" mi ha portato a sviluppare un profondo divario tra le mie abilità in ambito prettamente scolastico, con le quali non ho - a parte un 100 e lode all'esame di maturità - ricevuto alcun riscontro, e quelle reali, che invece mi occorrono nella vita di tutti i giorni, e, non avendole acquisite, mi sento costantemente impreparata a tutto. Ovviamente, più che colpevolizzare i miei genitori per non avermi dovutamente addestrata, come potrete capire, sono profondamente arrabbiata con me stessa per aver accettato passivamente la loro decisione e per essermi crogiolata nella campana di vetro in cui sono cresciuta, lontana dai "pericoli" e dalle "meschinità" della vita quotidiana. Sono comunque consapevole che, per quanti rimorsi possa avere, ormai, purtroppo, il danno è fatto. Ciò che mi interessa sapere è piuttosto come posso venirne a capo, cioè come posso superare la sensazione di essere un fallimento, che mi accompagna praticamente da quando ho dovuto fare i conti con la vita reale (dopo la maturità). Per quanto riguarda il lavoro, sono sul filo del rasoio: per quanto mi impegni, non riesco mai a soddisfare le aspettative del mio capo. Mi sembra di dare il massimo, ma non è mai abbastanza, e, confrontando ciò che faccio io con altri colleghi più giovani, mi rendo conto che in effetti sono davvero lontana dall'essere una brava impiegata. Non prendo mai iniziative per paura di sbagliare, commetto spesso sempre gli stessi errori, quindi non ricevo fiducia da parte dei superiori, e di riflesso non faccio mai progressi. Resto incastrata nel limbo dell'impreparazione e del fallimento.
Ho bisogno di un aiuto per venir fuori da tutto questo. Non so a chi rivolgermi. So che potrei fare di più, ma allo stesso tempo mi sento inetta, oserei dire "stupida". Vorrei sapere se ci sono esperienze simili con un lieto fine, e se sì, come è possibile.

Grazie a chiunque risponderà.

Gentile Valerie,

Prendo spunto dalle sue ultime parole e le chiedo “e quale sarebbe per lei il lieto fine?”. Il desiderio insito in lei di “spiccare il volo” rappresenta un’importante spinta motivazionale per intraprendere un percorso di conoscenza di sé e dei suoi bisogni più autentici.

Spesso le percezioni più negative su di sé e sulla realtà sono influenzate da un certo “catastrofismo” che traspare nel suo racconto (“il danno è fatto”) e che alimenta il senso di inadeguatezza e fallimento che la accompagna da quando è entrata nella vita reale, come dice lei “dopo la maturità da 110 e lode”. Spesso i giudizi meno profittevoli originano dalla propria bassa autostima: dove e quando ha imparato ad autodenigrarsi in questo modo e a sentire che non era mai abbastanza?

Un percorso di consulenza psicologica può rappresentare uno spazio di potenziale crescita, rinascita e cambiamento, al fine di sviluppare maggiore consapevolezza di sé, abilità sociali e capacità assertiva utile a “spiccare il volo” verso…

Cordiali saluti.

Dottoressa Daria Carli Giori

Psicologa Psicoterapeuta a Sesto calende (VA) e online.

domande e risposte

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psicologa, psicoterapeuta, terapeuta E.M.D.R. - Varese

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