Dott. Davide Bonfanti

Dott. Davide Bonfanti

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista

Dopo la scomparsa di mio marito la sera dopo il rientro realizzo la solitudine e mi assale l'angoscia

Buonasera, sono ancora a chiedere aiuto, questa volta per me. Subito dopo la perdita di mio marito, ho dovuto affrontare e risolvere tutti i problemi burocratici ed economici,concentrarmi sulle reazioni dei miei figli, A detta di tutti ho avuto una forza e una determinazione notevole. Adesso che ho risolto tante cose mi trovo a rivivere il periodo della malattia giorno per giorno, nella sequenza dei fatti come sono avvenuti... sento più la mancanza adesso che non nei mesi successivi alla sua scomparsa. Sono sprofondata in crisi di pianto e sconforto, soffro anche della lontananza dei miei filgi per studio. in modo particolare la sera dopo il rientro realizzo la solitudine e mi assale l'angoscia. Non riesco più a dimostrarmi serena con i miei ragazzi e a trasmettere loro sicurezza.
Buonasera comprendo la situazione,ben illustrata, mi sono interessato a lutto e malattia da lutto da tempo e quella che una volta era chiamata “melanconia”, e ciò di cui parla evidenzia un andamento piuttosto classico, nel senso che la sofferenza della perdita assume una connotazione maggiore a distanza di tempo, in relazione ad una sempre più difficile accettazione del poter stare ancora male a distanza di tempo. Chi lo ha detto che piangere per la perdita di suo marito anche se è passato del tempo non sia giusto? Trovo che manifestare la sensazione di perdita attraverso il pianto e il parlare della persona che non è più presente sia una forma di elaborazione del lutto sul piano della normalità; il lutto è un processo, che metaforizziamo attraverso termini come “portare il...elaborare il..” che richiamano al fardello/lavoro, e alla digestione/trasformazione, nel mentre “sono in...” è una dichiarazione importate di consapevolezza di essere in un viaggio, in uno stato particolare di sofferenza, disinvestire emotivamente in qualcuno che ha permesso una sua evoluzione personale nel bene o nel male, testimone della sua storia di vita. Un ultimo consiglio, se crede che possa servirle, provi a ricordare anche i lati ambigui se non negativi della persona che ha amato, non farà del male alla sua memoria, la realtà non è mai un insulto, questo aiuterà lei e i suoi figli a fare tesoro di alcuni lasciti senza “portare il peso della persona nella sua globalità” si ricordi che i detti e le metafore ci dicono molto, se la perdita va elaborata, va scomposta a volte compiendo un atto decisionale, decido di accettare il mio “essere in lutto e di poterlo superare attraverso il differenziare, distinguere ciò che potrò continuare a tenere e cosa dovrò salutare”. Auguri