Dott.ssa Eleonora De Santis

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Dott.ssa Eleonora De Santis

Psicologa e Psicoterapeuta in formazione

Secondo figlio

Carissimi, innanzitutto vi ringrazio per la vostra disponibilità e per aver aperto questo piccolo spazio dove abbiamo modo di porre domande e, forse, trovare uno spiraglio di luce. Sono una donna di 41 anni e grazie alla FIVDO sono riuscita a diventare mamma di un bambino bellissimo e sanissimo che ha già un anno. Sin da bambina ho sempre sognato di avere una famiglia numerosa. Purtroppo le esperienze della vita (aborto, gravidanza extrauterina, cisti borderline...) hanno cambiato un po' le possibilità. Dal trattamento abbiamo ottenuto 2 embrioni: uno è il mio meraviglioso figlio e l'altro è attualmente congelato. Fra qualche mese mi piacerebbe poter provare a fare il secondo transfer, ma mio marito si oppone. Ogni anno dobbiamo rinnovare il contratto per mantenere l'embrione e, purtroppo, lui non vuole. Fra le sue ragioni ci sono i suoi interessi personali (lo sport), i costi della vita e la vita di coppia. In passato abbiamo avuto un periodo di crisi in cui non era sicuro di voler diventare padre, ma alla fine ha ceduto e abbiamo fatto il trattamento. Durante tutto il percorso ho dovuto gestire molto bene le sue incertezze e paure personali. Da quando sono arrivati i consensi del laboratorio da firmare, abbiamo iniziato a discutere. Cerco di gestire di nuovo le sue paure ma si oppone in maniera molto forte. Gli ho anche spiegato cosa significherebbe per me rinunciare all'embrione, la sofferenza che mi causerebbe e non sembra che il mio dolore gli interessi molto. Cerco di pormi domande per trovare delle risposte. Ad esempio, che cosa succederebbe se accettassi quello che vuole mio marito rinunciando all'embrione? Ho paura di non riuscire più a guardarlo negli occhi. Grazie per il sostegno.

Buongiorno Carissima,

Le sono vicina per il dolore che permea questa circostanza. La situazione che descrive riporta a due bisogni profondi: il suo desiderio di maternità e quello di suo marito di fermarsi.

Qualsiasi scelta dovesse prendere comporterebbe delle conseguenze. La questione non è trovare “chi ha ragione”, ma prendere consapevolezza del fatto che ci siano due verità coesistenti, due punti di vista, due prospettive. Un passo importante potrebbe essere quello di scegliere di incontrarvi (nel significato totalizzante dell'incontro tra due) in uno spazio neutro (come una terapia di coppia) per dare voce a entrambi, senza che uno venga schiacciato dall’altro e provare a venirne a capo insieme!

Le auguro la serenità e resto a disposizione.

Cordiali Saluti,

Dott.ssa Eleonora De Santis 

 

domande e risposte

Dott.ssaEleonora De Santis

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