Dott.ssa Elisa Danza

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Dott.ssa Elisa Danza

psicologo e psicoterapeuta psicodinamica

Sono 14 anni che soffro profondamente per la mia ambivalenza sentimentale. Che devo fare?

Salve, mi chiamo Alberto, ho 29 anni ma sono almeno 14 che soffro in modo profondo, corrosivo e ciclico. Cerco di venire al punto.

Finora ho avuto due relazioni serie, la prima a 15 anni e la seconda nel presente. Nonostante la giovane etá io la consideravo una storia molto seria, ma il problema si sta amplificando adesso, che sono un giovane adulto un po' più consapevole.

Ho conosciuto la mia attuale fidanzata 9 anni fa, e da sempre abbiamo trovato grande intimitá, complicitá, affinità sessuale e valori condivisi eppure, ho tradito anche lei; e sono passati 4 anni da quando è successo.
Il punto non è il tradimento in se, ma come lo vivo e l'ho vissuto sia prima che durante che dopo.

Io amo la mia donna, e il solo pensiero di farla soffrire mi uccide, ma sembra che ciclicamente io non sia capace di tenermi a freno, e allora divento ambivalente: incontro una donna, ci scambio quattro chiacchiere, la trovo interessante e attraente e torno a casa. Qui comincia l'inferno, perché mi ritrovo a pensare a quella donna, alla chiacchierata, alla sua bellezza e di colpo mi rendo conto che sto pensando a qualcosa che non dovrebbe essere, perciò ragione vuole che dovrei piantarla all'istante e andare avanti. Peccato che il giorno dopo incontro di nuovo quella donna, e mi dimentico chi sono e che sto facendo; mentre parlo e flirto con la nuova malcapitata (si, perché poi ci va di mezzo anche lei), non penso a quanto sia sbagliato, seguo il momento e mi lascio rapire dagli sguardi, dalle storie che ha da raccontare e dal suo favoloso corpo.

Torno di nuovo a casa, e qui sprofondo in una sofferenza che mi invalida . Soffro perché amo la mia donna e quindi non voglio farlo, poi soffro perché desidero ardentemente andare a casa dell'altra lei, ed essendo un po' intellettuale e di certo molto riflessivo, comincio ad esplorare tutto il ventaglio dei perché : perché non devo? perché devo? perché voglio? Se è vero che evitare fisicamente un rischio è il modo migliore di agire allora perché non riesco semplicemente ad evitare la donna con cui so che alla lunga finirò sotto le lenzuola? Perché non riesco, come altri, a riconoscere che "quella era bona" e via, si va avanti?

Quindi a momenti penso che non devo e che non sia giusto e ad altri che invece devo, e che non è giusto privarsi di un'esperienza così forte. Poi penso alla mia donna, a tutta la sofferenza che questo le comporterebbe, a quanto abbiamo lavorato per superare quella devastante prima crisi in cui il dito sul grilletto era di nuovo il mio e che tutt'oggi a tratti mi divora dentro; poi però faccio a cazzotti con me stesso e con quello che sono, fondamentalmente una persona che ama la liberta, nel massimo dei sensi possibili: di espressione , di esplorazione, di pensiero. E tutto ciò mi fa incazzare, perché non riesco a trovare la pace fra i valori di libertà in cui credo e quelli di amore e fedeltà in cui altrettanto credo.

Allora a fronte delle diverse occasioni che mi si presentano, ogni qualche tempo non riesco a proteggere la mia donna da me stesso, non riesco a dire no al mio desiderio di conoscere ed esplorare, e come va a finire ? Sempre allo stesso modo.

Mi pento? No. Ne soffro? All'inverosimile .
Ho tenuto fede al mio essere e allo stesso tempo l'ho tradito, perciò soffro sia perché le ho fatto del male e sia perché finisco per pensare che devo spegnere parte della mia identità, altrimenti e inevitabilmente farò soffrire la mia compagna di vita.
Alla fine della giostra uno dei due deve soffrire. Alla fine della giostra penso che farei soffrire tutti: amata, amante e il sottoscritto.
Questo è tutto? Uno che illude alla felicità e poi fa soffrire?
Ora come ora penso che non ci sia soluzione.
Sono esausto e profondamente addolorato.

Scusate se mi sono dilungato,
Alberto

Buongiorno Alberto

Penso che,  per poter star bene con un'altra persona, sia fondamentale poter comprendere se stessi. Amare significa, prima di tutto, rispettare la propria persona, per poter essere in grado di dare amore e rispetto all'altro/a. Nel momento in cui lei si trova nella condizione di "cadere in tentazione" e addirittura ricerca situazioni di questo tipo, forse non solo pensa di non rispettare l'altro, ma nemmeno se stesso. Partirei dal presupposto che se questo meccanismo viene messo in atto ciclicamente, e non la fa stare comunque bene, è qualcosa che va affrontato e risolto. Tutto ciò che ci arreca disagio, sofferenza, conflitto, va capito e per il proprio benessere,  simbolizzato. Se in autonomia per lei risulta difficile scardinare un meccanismo autodistruttivo, si faccia aiutare da uno specialista, senza escludere la possibilità di farsi accompagnare sia individualmente, che con un percorso di coppia, se, come dice, ama la sua compagna e desidera stare con lei. Bisogna comprendere profondamente cosa la spinge a mettere in atto, ripetutamente, le stesse dinamiche. 

Auguro buona fortuna