Centro PsicoMedicina Sistemica

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psicoterapeuta, neuropsicologo, specialista Medicina psicosomatica e PNEI,

Una grave malattia ha colpito mio marito

buona sera, da quando una grave malattia ha colpito mio marito e sconvolto la nostra famiglia, alterno momenti di forza durante i quali cerco di farmi carico di tutto (lavoro, casa, figli) con coraggio a momenti in cui vorrei che tutto tornasse come prima. Capisco che questo non è il momento giusto per trovare un po di tempo per me, perchè ci sono tante cose da fare, ma non mi sento felice , serena come invece cerco di trasmettere a mio marito. Lui ha solo 33 anni, e io ne ho 30, siamo giovani, abbiamo un bambino meraviglioso, le nostre famiglie ci stanno vicine e ci sostengono. Ho delle amiche carissime che mi sono state vicine ma nonostante tutto questo ci sono momenti in cui non accetto tutto questo e mi sento uno schifo se non riesco ad avere pazienza con lui, cosa non va in me? perchè non riesco ad essere una buona moglie che possa accudirlo pazientemente? io lo amo tantissimo e l'ho seguito in tutto questo periodo senza lasciarlo mai. Ma ci sono momenti in cui lui si arrabbia per niente e io non lo sopporto, come se lui non accettasse tutto quello che sto facendo per lui, per noi. Lui sta vivendo tutto serenamente, ha accettato la nuova situazione e sta affrotnando ogni intervento, ogni visita con coraggio, io invece ho paura di tutto, di quello che abbiamo rischiato, di una ricaduta, di perderlo per sempre. Cosa posso faRe? come reagire?

Credo che queste sia una delle lettere più difficile a cui rispondere, ma proverò a darle comunque qualcosa che spero possa aiutarla. Quando ci si trova difronte ad una grave malattia di un famigliare la prima domanda è “perché”, ma questa è anche la domanda più sbagliata perché non ha risposte e quindi è inutile accanirsi a cercarla. Forse la domanda giusta è “come”. “Come posso essere accanto all’uomo che amo?”. Lei dice che sta facendo di tutto, che si sta comportando come una brava moglie. Forse l’errore è questo..  Giusy si fermi per un attimo, si segga difronte a suo marito, gli prenda le mani e gli dica che vuole accompagnarlo in questo viaggio difficile, sconosciuto, che a tratti spaventa, gli dica che vuole essere il suo compagno di viaggio. Chieda di cosa ha bisogno, chieda come si sente "veramente". Superman e Wonder Woman, sono solo personaggi di fumetti.. Iniziate il viaggio ma non dimentichi che si deve munire di tutti gli strumenti che le serviranno, e questi strumenti non li trova in casa, al lavoro e negli occhi di sua figlia. Gli strumenti li acquisirà ogni volta che si prenderà cura di se stessa in qualsiasi modo. Pertanto qualsiasi cosa è utile: parrucchiere, serata con le amiche, shopping, libro, ecc. Come può aiutare suo marito a non mollare se lei lo sta già facendo? Si arrabbia con lei? Certo perché forse è troppo perfetta e lui si sente assolutamente imperfetto. La malattia non è la vita è un “problema” e come tale va trattata.

Faccia buon viaggio Giusy…e non dimentichi di portare qualche volta la vostra bambina.

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