Sono disperato ma non posso permettermi aiuto...
Salve, mi chiamo Adam e ho 25 anni, sono riuscito tra (pochi) alti e (tanti) bassi ad avvicinarmi alla fine del percorso di studi, speravo di riuscire a resistere fintanto che non avrei trovato lavoro ma mi sento esplodere. Per farla breve ho avuto il primo episodio di autolesionismo a 14 anni e il primo coma etilico sfiorato a 15, e da lì quasi sempre ho saltuariamente continuato aumentando di gravità senza ricevere aiuto fintanto che nel 2021 sono finito in TSO due volte nel giro di pochi mesi per un crollo nervoso, la prima volevo lanciarmi sotto un treno ma una persona cara mi ha dissuaso, la seconda mi sono aperto il polso con un taglierino e preso farmaci scaduti. Una volta lì la dottoressa mi diagnosticò il disturbo di cluster B e mi prescrisse dei farmaci che in effetti un pò aiutarono. Il problema è che uscito da lì sono andato al presidio ospedaliero del mio quartiere ma mi è stato assegnato un altro psichiatra che mi liquidò dicendomi di avere "la sindrome di Peter Pan" (cito testuale) poiché all'epoca ero scappato di casa per problemi familiari e mi ospitava un'amica, e a causa del mio stato psicologico avevo interrotto gli studi. Mi sentì preso in giro e solo, che a nessuno importasse, ma la rabbia per questa ingiustizia mi aiutò a rimettermi in carreggiata con gli studi. Tornando ad adesso sono vicino a diventare ingegnere e sto con la mia ragazza che tuttavia soffre di disturbo borderline, e continuiamo a litigare e urlarci contro e non so come smetterla, mi stanno anche tornando le ideazioni suicide e sono davvero disperato perché pensavo finalmente che le cose stessero migliorando vorrei andare in terapia ma ancora non sono autosufficiente, mia madre è sola e ho due fratelli più piccoli. Apprezzerei davvero consigli su cosa fare, ma ringrazio anche se soltanto qualcuno dovesse dedicare il suo tempo a leggere questa storia...
Salve Adam,
vorrei dirle che il suo messaggio trasmette una forza incredibile: nonostante tutto quello che ha vissuto, sta ancora cercando risposte. Questo già dice molto su di lei. La sofferenza che ha attraversato non è un’etichetta immutabile, ma un processo complesso che ha avuto un senso nella sua storia, anche quando le ha causato dolore. La sua mente ha cercato strategie per affrontarlo—alcune disfunzionali, sì, ma questo non significa che lei sia "sbagliato" o "rotto". Significa solo che ha vissuto esperienze che hanno lasciato tracce profonde nel suo modo di percepire se stesso e gli altri.
Alcuni aspetti su cui potrebbe lavorare sono:
Le dinamiche relazionali – Stare con una persona che soffre di disturbo borderline può essere estremamente complesso, soprattutto se entrambi state affrontando difficoltà emotive importanti. Il punto non è solo "come smettere di litigare", ma comprendere cosa scatta dentro di lei in quei momenti. Che significato hanno per lei questi conflitti? Come si sente? Quali emozioni emergono prima della rabbia?
L'immagine di sé – Sembra che la sua percezione di sé oscilli tra "ce la posso fare da solo" e "sono destinato a stare male". Il lavoro terapeutico non consiste nel convincerla che "andrà tutto bene", ma nell’aiutarla a costruire una narrazione più sfumata, in cui esistano possibilità intermedie e spazi di crescita che non dipendano solo dalla sua forza di volontà.
La gestione delle emozioni – Si è trovato in situazioni estreme perché il dolore diventava ingestibile. Un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a riconoscere i segnali prima che il malessere diventi travolgente, trovando modalità più funzionali per gestire la sofferenza senza farsi del male.
Ciò che ha scritto alla fine è molto importante: vorrebbe iniziare una terapia, ma non è ancora autosufficiente. Questo è un aspetto concreto da affrontare. Potrebbe informarsi su servizi del SSN o su associazioni che offrono supporto psicologico gratuito o a costi ridotti. Se si trova in un momento particolarmente critico, il primo passo potrebbe essere parlarne con il suo medico di base o cercare un consultorio vicino a lei.
Le auguro di trovare il supporto di cui ha bisogno. Cercare aiuto è già un passo importante e le consiglio di proseguire in questa direzione.
Dr.ssa Elisabetta Paccosi
Psicoterapeuta - Firenze