Ho perso mio marito da 6 mesi

ho perso mio marito da 6 mesi,dopo una breve e terribile malattia. Ho due figli adolescenti che reagiscono in modo diverso, in particolare il primogenito di 17 anni sembra non accettare la perdita del padre, rifiutando le visite al cimitero. sta ultimando gli studi per proseguire il lavoro del padre, ma pur essendo portato, dice di non volere lavorare in questo campo senza il papà. La ragazza ha 16 anni e sembra più consapevole della morte, ma non vuole parlare del periodo della malattia e del padre in vita. a volte non so come comportarmi

gentile signora Barbara, è sempre molto difficile affrontare argomenti come quello che propone. Ritengo tuttavia di poterle fornire qualche piccola “dritta” (perdoni la leggerezza del termine) perché non abbia la sensazione di essere inadeguata nei comportamenti con i suoi figli. Parliamo del ragazzo: 17 anni, primogenito, rimane l’uomo di casa. È comprensibile che egli senta su di sé il carico di “portare sulle spalle” la famiglia. Magari Lei lo ha già ampiamente rassicurato che farete tutto insieme e ''ottimisticamente, come sono una mamma può fare in questi momenti'' ha detto loro che ce la fare. È sicuramente così; tuttavia per un uomo che si ritrova in breve tempo nella posizione di suo figlio è un atteggiamento comprensibile. Mi riferisco al lavoro. Quanto alle visite al cimitero purtroppo il discorso è ulteriormente complesso. Non credo che si tratti di una difficoltà ad accettare la morte del padre, ma potrebbe essere un modo di prendere le distanze dal luogo in sé. Mi permetta di parlare per esperienza personale, non così diretta, per fortuna al momento. Riprenderà gli studi quando si sentirà pronto per farlo, ma Lei “la mamma“ dovrà sempre sempre aver cura di non forzare in alcun modo le sue scelte. Faccio qualche precisazione perché potrebbe capire,in qualche modo, di preferire lo svolgimento dell’attività del padre. La ragazza, 16 anni: be’, sappiamo bene che le donne siete sorprendenti nella vostra capacità di recuperare dalle esperienze negative, decisamente più di noi maschietti…! Anche lei troverà i suoi tempi: a fronte di una vita, sei mesi sono davvero pochi. Sua figlia mi sembra darle meno “preoccupazioni”, se così si può dire. In generale, mi permetto di suggerire l’atteggiamento che potrebbe farla/farvi stare meglio: si tratta di un atteggiamento “attivo”, costruttivo: l’elaborazione del lutto non è qualcosa che viene da sé. Va assecondata, coltivata. Certo, parlarne è difficile. Però potete utilizzare qualche strategia: invitate a cena degli amici di Suo marito, fatevi raccontare (e raccontate con loro) episodi positivi e belli del passato. Ricostruitene un’immagine realistica (significa non sempre e non solo delle cose positive, es. aspetti del carattere). Raccontatevi aneddoti, scherzi, cose simpatiche: i suoi figli sanno come la corteggiò suo marito. Vi troverete a sorridere senza che ve ne accorgete. Dopo un po’, lasciatevi guidare da un bel film, magari del regista preferito di Suo marito. Come lo avrebbe commentato? Servirà per fare vostra un’idea di lui a cui difficilmente avevate pensato quando era in vita. Vi troverete a ripensarlo senza i sentimenti (negativi) che ora sono ancora presenti. Quando vi sentirete pronti, potete avvicinarvi ad una elaborazione più profonda: sarete pronti per parlare della morte e questo avrà un effetto marginale sulla vostra vita, l’avrete “metabolizzata”, resa “normale”. Potrete magari vedere un film molto profondo su quei contenuti. Spero di averle dando qualche spunto utile. La prego di non esitare a ricontattarmi nel caso volesse approfondire questi aspetti. Un caro saluto.