Dott. Fabrizio Di Girolamo

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Dott. Fabrizio Di Girolamo

Psicologo e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

Rapporto impossibile con mia madre

Buongiorno, sono una ragazza di 21 anni che vive ancora con i genitori e non può permettersi ora come ora di andarsene. Il problema è il comportamento di mia madre. Per farvi capire bene dovrei raccontarvi tanti episodi successi nell’arco della mia vita, cercherò di essere breve non omettendo comunque le cose più importanti. Fin da quando ero piccola il rapporto con mia madre era particolare per modo di dire: avevo paura di lei. Ogni cosa sbagliata che facevo, come per dire tornare sporca dal parco o non sistemare i miei giochi, corrispondeva a una scenata di mia madre, che mi urlava dietro e mi insultava. Ricordo un episodio in cui lanciò i miei giochi giù dal balcone perché non erano sistemati bene, se non sbaglio avrò avuto all’incirca 6 anni. Le cose negli anni non sono certo migliorate, anzi. Con la differenza che però sono cambiata io. Ho iniziato a non sopportarla sempre di più perché mi stava e mi aveva rovinato la vita. Quante cose non fatte, non vissute come i miei coetanei, per paura delle sue reazioni esagerate! Per alcuni anni, intorno ai 13/14 anni, facevo volontariamente tutto quello che le dava fastidio. Successivamente, ho lasciato perdere, in quanto la cosa faceva più danni su di me che su di lei. 3 anni fa messa davanti a un bivio, mia madre ha lasciato il lavoro e ora va a fare qualche ora di servizio pulizie. Da quando ha lasciato il lavoro le cose sono degenerate. Le scenate sono diventate l’ordine del giorno, ne fa per qualsiasi banalità e sono sempre di entità maggiore. Ieri ad esempio ha lanciato una sedia giù dal balcone. Quando fa queste scenate in cui urla con tutta la voce che ha, bestemmia e magari lancia qualcosa sembra completamente fuori di lei: diventa bordeaux, inizia anche a picchiarsi, si tira pugni, prende a testate il muro...
al nostro medico di base ha detto semplicemente che ha problemi di nervosismo e le sono state prescritti tranquillanti che non ha mai voluto assumere perché dice di non voler abituare il corpo ai farmaci.
Mi sono dimenticata di parlare di mio padre, ma comunque c’e Ben poco da dire: una gran brava persona, però senza polso, che lavora tutto il giorno e che nella mia vita è sempre stato poco presente.
Aiutatemi, io non so più cosa fare... mi ha negato l’università nonostante a scuola andassi bene dicendo che era uno spreco di soldi... non abbiamo problemi economici, anzi... spesso quando sclera mi dice che vorrebbe che non fossi mai nata.
È brutto da dire ma penso di odiarla... rovina ogni giornata della mia vita, a volte vorrei che non ci fosse, che non facesse parte della mia vita...
come già detto in precedenza non posso permettermi di andare a vivere da sola ma al contempo non ne posso più di stare male... vorrei il consiglio di un esperto

Buongiorno cara Greta,

è evidente che tua madre soffre di problemi psicologici di non poco conto: difficoltà ad esternare, modulare e  gestire le emozioni (soprattutto la rabbia), forse anche depressione. La prima cosa che sento di poter dire è che tua madre avrebbe bisogno di supporto psicoterapeutico puttosto che tranquillanti, ma dalla descrizione che hai fornito probabilmente non accetterebbe (anche se provare non è mai sbagliato).

In questi casi il dialogo familiare è fondamentale: hai mai parlato di questi sentimenti direttamente con lei o con tuo padre? Hai fratelli o sorelle che hanno la stessa problematica? Presumo che il dialogo all'interno della famiglia sia anch'esso deficitario. Anche delle sedute di gruppo familiare sarebbero utili a definire le problematiche e sciogliere i nodi disfunzionali all'interno dei vostri rapporti (anche sul ruolo di tuo padre come mediatore tra te e lei).

Il consiglio immediato che posso dare a te è quello di cercare quanto più possibile di immedesimarti ed entrare in empatia con lei: perché adotta questi comportamenti? Magari ha dei traumi irrisolti o delle dinamiche interne errate che la portano a queste esternazioni nei tuoi confronti. Forse non si comporta così perché vuole, ma perché è l'unico modo che conosce.