Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo clinico (Albo F.I.S.S)
Le fasi del ciclo di vita della coppia: la genitorialità
Per parlare di genitorialità, è essenziale fare riferimento al modello di sviluppo umano di Erik Erikson (Infanzia e società, Armando Armando Editore).
In un’ottica psicosociale, Erikson ci offre una visione unica della formazione dell’identità individuale, che attraversa otto fasi, dalla nascita alla vecchiaia. Nella sesta fase, che copre indicativamente dai 20 ai 30 anni, il giovane adulto si trova davanti al compito esistenziale di sviluppare intimità e solidarietà. In caso contrario, rischia di cadere in un isolamento esistenziale.
Durante questo periodo, il giovane adulto è diviso tra due tendenze opposte: il desiderio di fondere la propria identità con quella degli altri e la paura di perdere sé stesso, che lo porta a chiudersi. Superare questo conflitto gli permette di instaurare relazioni intime e di formare rapporti di coppia stabili nel tempo. Se l’individuo riesce a raggiungere questo obiettivo, si sviluppa in lui un bisogno crescente di essere necessario agli altri. Ecco che emerge la necessità di “generare” in qualche senso, ossia avere figli o prendersi cura delle nuove generazioni. Erikson stesso vedeva la “generatività” non solo come una dimensione biologica, ma piuttosto, come sostiene il noto psicoanalista M. Recalcati, come una generatività “adottiva”, non legata al desiderio narcisistico di vedere sé stessi riflessi nei propri figli.
La “transizione alla genitorialità” è un processo complesso e delicato, che trasforma una coppia “coniugale” in una coppia “ genitoriale “ e , come sempre accade con le transizioni, porta con sé una crisi. Tuttavia, crisi non significa necessariamente problema o patologia; al contrario, rappresenta un cambiamento, che implica sia opportunità sia rischi: possibilità di arricchimento personale o rischio di “regredire” a una situazione precedente più comoda e conosciuta.
L’arrivo di un figlio comporta importanti cambiamenti per la coppia. Non tutto è prevedibile, ma è essenziale affrontare con consapevolezza le difficoltà oggettive che questo passaggio comporta:
In sintesi, l’arrivo di un figlio porta a un processo evolutivo che richiede a ciascun membro della coppia di integrare il nuovo ruolo genitoriale con quello di partner, evitando che il primo oscuri troppo il secondo.
Quando i figli crescono e non dipendono più completamente dai genitori, la coppia affronta nuove sfide:
Quando i figli entrano nell’adolescenza, la dinamica familiare si complica ulteriormente, con conflitti che possono mettere alla prova la coppia, specie tra genitori e figli dello stesso sesso. Questo periodo di conflitto, tuttavia, può lasciare spazio in un momento successivo a un processo di identificazione con il genitore.
Per concludere, il ruolo dei genitori è quello di aiutare i figli nel difficile processo di “individuazione-separazione”, come ben espresso da K. Gibran nel suo libro “Il Profeta”:
“I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita…”
“…Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono…”
Questa citazione ci ricorda che il compito dei genitori non è quello di plasmare i propri figli a immagine e somiglianza di sé stessi, ma piuttosto di aiutarli a diventare individui autonomi, capaci di seguire la propria strada nella vita.
L’arrivo di un figlio, naturale o adottivo, è indubbiamente un momento di profondo cambiamento per la coppia, e richiede grande impegno per evitare che questo evento diventi una fonte di crisi permanente. Affrontare con consapevolezza le sfide che si presentano durante questa transizione è fondamentale per mantenere un equilibrio tra il ruolo di genitori e quello di partner. Ecco alcuni consigli pratici per aiutare la coppia a vivere questo delicato passaggio come un’opportunità per rafforzarsi piuttosto che perdersi:
Anche se può sembrare impossibile, è essenziale che i partner si impegnino a ritagliarsi uno spazio esclusivo per loro due, senza la presenza costante del bambino. Questo spazio, che può essere un appuntamento quotidiano o settimanale, va pianificato e considerato irrinunciabile. Ovviamente, tale approccio diventa più praticabile una volta che il bambino ha superato il primo anno di vita, ma è importante cominciare presto a dedicare del tempo alla relazione di coppia per preservarla.
Quando le difficoltà quotidiane diventano troppo pesanti da gestire, è importante non aver paura di chiedere aiuto. La coppia potrebbe sentirsi in dovere di farcela da sola o temere di essere di peso ad amici e parenti. Tuttavia, è fondamentale comprendere che il supporto di una rete sociale può fare una grande differenza e che chiedere aiuto non significa fallire, ma piuttosto riconoscere i propri limiti. I gruppi di auto mutuo aiuto attivati a voltenei consultori familiari , possono rivelarsi risorse preziose per affrontare i momenti di difficoltà.
È normale che i neogenitori si sentano inadeguati o temano di sbagliare. Tuttavia, come suggeriva il famoso pediatra e psicoanalista Donald Winnicott, non è necessario essere genitori perfetti, ma piuttosto “sufficientemente buoni”. Questo concetto aiuta a ridimensionare le aspettative su sé stessi e a comprendere che gli errori sono parte integrante del percorso di crescita, sia per i genitori che per i figli.
La redazione in collaborazione con il Dr. Fernando Cesarano – psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo clinico (Albo F.I.S.S) - Varese
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