Dott. Filippo Arnoldi

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Dott. Filippo Arnoldi

Psicologo e Pedagogista. Psicoterapeuta in Formazione.

Fratello che vive nel suo mondo

Buongiorno, vi scrivo perchè da circa un anno mio fratello si sta chiudendo sempre di più e vorrei capire se posso aiutarlo e/o come indirizzarlo verso un percorso con uno specialista. Mio fratello è sempre stato un bambino molto gioioso da piccolo, crescendo però, alcune cose della vita (più o meno regolari - abbiamo avuto la fortuna di non subire traumi) lo hanno segnato cambiandolo e portandolo ad essere a 22 anni un ragazzo molto chiuso, che non esce praticamente mai di casa se non rarissime volte e che quindi ha solo il suo punto di vista...di conseguenza è molto difficile farlo ragionare. Tutto ciò ora sta degenerando. Apparentemente lui ha tutto dalla vita, i nostri sono sempre stati molto presenti per noi e ci hanno sempre seguito e supportato talvolta sacrificandosi anche parecchio. Fine 2023, quando c'è stata la morte di nonna, a cui eravamo molto legati, penso sia stato un po' il punto di non ritorno. Mio fratello sta seguendo un corso di studi in una facoltà privata (a fronte di sacrifici dei nostri genitori), ci teneva moltissimo a fare questo corso, e il primo anno era andato anche molto bene. Poi però il caos, dal 2024 (quindi il secondo anno) iniziano gli esami insormontabili, trascorre l'ultimo anno facendo sessioni a vuoto, durante questo periodo conosce una ragazza cinese su una app di scambio linguistico a cui si lega moltissimo e ora ci ritroviamo nella situazione in cui non esiste altro al di fuori di questo viaggio in cina che sta organizzando con i soldi che ha risparmiato da quando è al mondo/di lavori fatti in passato. Dopo un anno di sessioni a vuoto, a giugno ha passato 2 esami, inizialmente era molto contento anche se l'obiettivo erano 4. E anche io ero contenta per lui perchè mi sembrava si stesse sbloccando qualcosa. I miei però no, chiaramente, perchè ormai gli esami da recuperare sono molti e il problema di un anno fuori corso da pagare è reale. I miei gli hanno messo molte pressioni in questi anni per concludere velocemente, quindi lui ora è nella situazione per cui l'università non va e ha pressioni e il viaggio in cina gli salta perchè dovrà studiare per la prossima sessione. Sarebbe tutto abbastanza ok se non fosse che io, e da poco anche mamma, siamo seriamente preoccupate per la sua sanità mentale. Non ha interessi, mamma gli ha proposto di farsi seguire da uno psicologo, aveva accettato ma poi non ci si è più messo in contatto, faceva palestra ma ha rinunciato perchè non voleva far spendere troppi soldi ai nostri. Vive le sue giornate da più di un anno in casa, in camera, in un anno sarà uscito 10 volte. E ora improvvisamente vuole andare dall'altra parte del mondo ma fallisce anche questo suo progetto. è veramente difficile cercare di agganciarlo, l'unico modo in cui sono riuscita è dicendogli che anzichè annullare completamente il viaggio (sì perchè con lui è bianco o nero), poteva studiare e passare altri due esami e poi sarei andata con lui ad ottobre. Ora sono terrorizzata perchè penso di aver fatto entrare nella sua testa la cosa che passare gli esami sia una merce di scambio...non so assolutamente come approcciarlo, cosa provare a dirgli per farlo uscire fuori da questo modo di vivere degenerante. Come posso spingerlo verso una terapia? ho sbagliato penso per il viaggio in cina, come posso addrizzare il tiro nel mentre? cosa mi consigliereste?

Buongiorno,

leggo nelle sue parole la grande preoccupazione per suo fratello, che sembra trovarsi in una fase complessa, in cui fatica a trovare un equilibrio tra desideri, aspettative e mondo interno.

Ha avuto la possibilità, grazie ai sacrifici dei vostri genitori, di iscriversi a un percorso universitario importante, ma al momento sembra che questa strada si sia complicata. Nella relazione con una ragazza conosciuta online ha probabilmente trovato un’ancora, un punto di riferimento emotivo. Nel frattempo, la perdita della nonna e altri cambiamenti familiari – come la nascita di un figlio da parte sua – hanno inciso in modo significativo sull’equilibrio personale e relazionale.

Vorrei soffermarmi su un passaggio chiave: “Preoccuparsi non è occuparsi.”

La preoccupazione nasce dall’amore, certo. Ma spesso si limita al pensiero, all’ansia, al bisogno di controllo o alla paura del dolore altrui.
Occuparsi, invece, è un atto di presenza: implica stare con l’altro, senza volerlo cambiare. Significa ascoltare, accettare i suoi tempi e le sue fatiche, senza pretendere di avere la soluzione pronta.

Chi soffre ha bisogno di sentirsi visto, non invaso. Ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino senza soffocarlo, che sappia contenere, senza giudicare.
A volte
occuparsi è anche fare un passo indietro, lasciare spazio, accompagnare, resistere alla tentazione di “riparare tutto”.
Con pazienza. Con rispetto. Con fiducia.

Le suggerirei di provare a spostare il focus dal “fare qualcosa per farlo cambiare” a un “esserci con lui”. Magari semplicemente chiedendogli: “Come ti senti oggi?”, piuttosto che “Cosa vuoi fare della tua vita?”
Oppure provando a condividere anche i suoi vissuti emotivi, i suoi dubbi, le sue paure, per creare uno spazio di autenticità.

Capisco la frustrazione, il senso di impotenza, ma spingerlo a “ragionare” potrebbe solo rafforzare le sue resistenze. Ogni tentativo di convincerlo rischia di essere vissuto come un attacco o una svalutazione.

Alcune domande che potrebbero guidare una riflessione più ampia:

  • Cosa ha rappresentato la morte della nonna per lui? Per lei? Per il vostro equilibrio familiare?

  • Gli esami non superati sono forse anche un sintomo e non solo un problema? Dietro potrebbero esserci solitudine, blocco emotivo, sensazione di non essere abbastanza, paura di deludere.

  • Il progetto del viaggio in Cina può essere visto come una fuga, ma forse anche come una ricerca di autonomia. La sua proposta di accompagnarlo non è necessariamente sbagliata, anzi: può essere letta come un gesto di amore, se vissuto senza caricare tutto sul “merito” o sulla “performance universitaria”.

Ribadisca che il valore di suo fratello non dipende dai voti o dal rendimento e cerchi degli spazi di condivisione emotiva vera: ascoltare senza correggere, stare senza forzare.

Inoltre, può essere utile un supporto psicologico per voi familiari (lei e i genitori), per comprendere quali dinamiche familiari possono, anche inconsapevolmente, contribuire o mantenere questa situazione.
Spesso, un malessere personale si esprime dentro un sistema relazionale più ampio, fatto di silenzi, aspettative implicite, paure reciproche.

Suo fratello ha le sue responsabilità, ma anche un mondo interno molto fragile: bassa autostima, idealizzazione di un “altrove”, senso di colpa verso i genitori, ansia da prestazione. Serve quindi non solo delicatezza, ma anche una certa fermezza che sappia accompagnare e stimolare il cambiamento, proponendo confini chiari e responsabilità concrete. Spesso è proprio questo equilibrio tra sostegno e richiesta che aiuta a far emergere risorse interiori e a intraprendere un percorso di crescita.

Naturalmente, questa è solo una lettura possibile basata su quanto ha condiviso, e sarebbe necessaria una valutazione più approfondita.

Buona Giornata
Dott. Filippo Arnoldi

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Dott.Filippo Arnoldi

Psicologo e Pedagogista. Psicoterapeuta in Formazione. - Bergamo

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