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Dott.ssa Francesca Pieia

Psicologa, Psicoterapeuta

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  • Torino
  • consulenza online

Ansia e paura dell’abbandono

Ciao a tutti! Sono una ragazza di 28 anni. Fin da piccola ho conosciuto la sensazione di vuoto che la paura dell’abbandono mi fa vivere. I miei genitori son venuti in Italia lasciandomi nel paese d’origine e io a 4 anni ho dovuto accettare che da un giorno all’altro i miei son svaniti nel nulla. Da lì si son susseguite visite loro brevissime per 8 anni di fila - ogni volta che dovevano ripartire piangevo disperata con quelli che ad oggi penso erano piccoli attacchi di panico, finché hanno deciso, a 12 anni, di portare anche me qui. Lì è subentrato l’ennesimo “strappo al cuore” quando, ormai legata fortemente ai miei nonni, li ho dovuti salutare. Qui in Italia mi sono subito integrata e fortunatamente lo studio mi ha fatto “tappare” i buchi dentro. Studiavo per non pensare - e non ci ho mai più pensato. Oggi, a 28 anni, non riesco a vivere serenamente la mia relazione. Ho costantemente paura che il mio ragazzo mi possa lasciare. Ho costantemente paura che stia tramando qualcosa al fine di chiudere con me. Nel passato ho avuto una relazione durata un bel po’ di anni, finita con lui che mi ha lasciata - inutile dirvi la valanga di sensazioni passate vissute in quel frangente. Fortunatamente però, a differenza dell’altra relazione, in questa c’è tanta comunicazione. Lui ascolta, si apre e mi fa aprire. Gli ho spiegato che è un disagio forte quello che sto vivendo e lui oltre a dirmi che il tempo mi dimostrerà il contrario (che non mi lascerà), non può regalarmi una sfera di cristallo. Questa mia insicurezza o comunque costante ansia mi porta però spesso ad essere assillante, nervosa, stressata e perciò a volte faccio scatenare discussioni perché vedo il pericolo in cose banali. Voglio vivere serenamente perché mi sono impegnata tanto nella vita al fine di costruirmi una strada mia e voglio vivermi la relazione attuale in modo sano. Sono una persona tendenzialmente razionale, so che la probabilità è spietata e non mi darà mai il 100% di sicurezza che non finirà, ma quel che mi da, vorrei vivermelo normalmente. Sono stanca dai tormenti delle paure. A volte mi aggrappo a lui e piango perché dentro di me sento una piccola me che vorrebbe solo che lui non se ne andasse mai e il tutto non mi sembra molto normale per una ragazza di 28 anni. Ho bisogno di superare tutto questo perché mi logora dentro. Secondo voi son effettivamente traumi passati oppure semplicemente sono io problematica? Può un percorso di terapia scavare, nel primo caso, tirar fuori il marcio e rimettermi in piedi? Vi ringrazio in anticipo.

Cara Steva, sono dispiaciuta per il dolore di cui ci racconta. I dolorosi distacchi dai suoi genitori e dai suoi nonni, prima di avere le risorse per elaborare emotivamente le separazioni, sono una storia affettiva significativa, che comprensibilmente può influire sul suo modo di soffrire le separazioni che inevitabilmente nella vita si verificano.

Leggo anche della sua forza e della sua capacità di investire sul suo futuro e di alimentare con lo studio la sua stabilità. E della sua consapevolezza che non possiamo prevedere il futuro.

Le confermo che una terapia adeguata può intervenire positivamente su questi temi e la invito a rivolgersi a un* professionista di sua fiducia. Il desiderio di accudimento è naturale anche per gli adulti, tanto più se ospitano un vuoto affettivo così antico. In terapia potrà riconoscerlo e trovare modalità che gradualmente alimentino la sua fiducia, la sua sicurezza e la tolleranza dell’incertezza, senza condannare le sue parti più emotive come sbagliate. La razionalità è necessaria alla vita adulta, ma affiancata alla consapevolezza, al rispetto e alla gestione delle emozioni che sono parte fondamentale della vita umana, servendoci come preziosa guida.

Le auguro un buon percorso di terapia, che la guidi a prendersi cura delle proprie parti più fragili al fianco di quelle già solide e proiettate verso il futuro.

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