Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Sindrome del nido vuoto

Salve, mi chiamo Maria, ho 56 anni, vedova da 14 e con due figli di 32 e 26 anni. Il grande è partito 5 anni fa ma le cose non sono andate come sperava ed è rientrato a casa da circa 3 mesi. La piccola (si fa per dire) tra due giorni andrà a convivere, sempre nella mia città. Ho già vissuto la sindrome del nido vuoto soffrendo anche di depressione dopo la partenza del maschio ed ora il pensiero che mia figlia lascerà casa, mi fa sentire un immenso dolore. Premetto che con lei ho un rapporto molto profondo e per me lei è tutto. Durante l'assenza di mio figlio, abbiamo vissuto momenti brutti che ci hanno reso più unite che mai ma abbiamo anche condiviso tantissima gioia e complicità. Ora, sento il vuoto dentro ed anche se sono consapevole che è la legge della vita e che pian piano mi adatterò (almeno spero), in questo momento sento una profonda angoscia. Sicuramente sarebbe stato peggio se mio figlio non fosse mai tornato perché mi sarei ritrovata completamente sola. Ma questa cosa non mi consola...immagino quando lei non sarà più in casa e mi viene da piangere, mi sento il cuore spezzato. Non so come affrontare questo evento che mi sta opprimendo le giornate...io, che sono sempre stata forte per tutti.

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL