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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

Mi associo ad una domanda letta su questo sito “Perché Viviamo”

Salve,

Mi riallaccio ad una domanda e alle sue relative risposte, che oggi leggevo sul sito.
La domanda come anticipato nel titolo, è “Perché Viviamo”.
La domanda fa ribadisco, ho trovato le risposte date un po’ vuote di significato, nella domanda posta e nella spiegazione data, si fa riferimento alla morte, come processo finale della riflessione del richiedente, nella mia personale riflessione alla domanda, ho percepito una richiesta di spiegazione alla vita, nelle risposte ho letto una sorta di attenzione alla morte.
Non avendo trovato risposta alla domanda, ripongo la domanda.

Perché Viviamo?

“Nasciamo per soffrire, sia mentalmente che fisicamente, la felicità esiste in relazione alla non felicità, quindi il fare è in relazione al non fare.
Perché quindi esistiamo, per non esistere?
Quale è lo scopo del vivere per morire?
Il riempire lo spazio tra nascita è morte implica una dimensione “la vita” suddivisa in passato, presente e futuro, ovviamente il passato ed il futuro sono vita relativa, in quanto il passato ha effetto nella personale elaborazione, il futuro non è altro che la proiezione dei questa elaborazione, rimane il presente, che a mio avviso È l’unica dimensione reale.
Quindi partendo dal presente,

Perché siamo Presenti?

Siamo presenti?

La parola “presente” di perse dovrebbe rispondere alla domanda, ma non lo fa.
La parola apre riflessioni quindi mi fa male e dare che non siamo in grado di essere presenti.

Quindi noi (esseri umani) siamo il non presente?
Siamo quindi schiavi del tempo?”


Questa è una piccola parte della descrizione delle mie sensazioni.

A me sembra di essere un’anima intrappolata in una dimensione fisica.

Perché siamo qui adesso?

Elaborazioni del passato o
Proiezioni del futuro sono solo chiacchiere.

Il così detto “carpe diem” affascinate ma rimane una bella chiacchiera anch’esso, in quanto è schiavo del processo passato e del suo processo futuro, ovviamente relativo.
Lasciando scorrere questo pensiero, si raggiunge lo stato di inerzia, ma poi come sopravvive il corpo?

Panta rei
Tutto scorre, si certo, viene da una sorgente e prosegue per scoiare in qualcosa, bello, affascinate, ma il presente, l’adesso?

Salve Vento, molto profonde le riflessioni che condivide. Ognuno trovi in sè il motivo principale per poter vivere, non esiste a mio parere una risposta uguale per tutti. Il carpe diem invita la persona a non sprecare ogni singolo momento dell'esistenza in inutili e dannosi rimuginii che tanto non avrebbero il potere di risolvere i problemi. Spesso il rimuginino permette alla persona di evitare di affrontare i problemi di petto.

Qualora volesse approfondire i motivi che l'hanno portata a porre questa domanda, resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

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