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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

Probabile agorafobia

Buongiorno. Sono una ragazza di 19 anni e fino all’inizio della pandemia stavo bene. Poi c’è stato il famoso lockdown, durante il quale sono stata in casa. Ero felice di stare a casa, passavo molto tempo sui videogiochi e chiacchierando con amici online. Non avevo il minimo desiderio di uscire. Quando poi ho ricominciato ad uscire una volta finito il lockdown, (durante il quale appunto sono sempre rimasta chiusa in casa da marzo 2020 fino ad agosto 2020 circa) ho riscontrato molti problemi ad uscire. Uscendo per la prima volta mi sentii spaesata, come se in quel momento fossi stata su un’altra dimensione. Mi sentivo come se mi mancasse l’equilibrio, come se non fossi più abituata. Inizialmente ho cercato di ignorare la cosa e sono riuscita ad uscire qualche volta, pur con questo malessere addosso. Fino a che, qualche settimana dopo, tornando a casa dopo un’uscita, mi resi conto che avevo dimenticato la borsa da colui che a quel tempo era il mio fidanzato. Per qualche motivo, l’essermi resa conto di quella dimenticanza mi provocò un attacco di panico, mi sentii completamente sperduta e spaventata, seppur sapevo benissimo che non era successo nulla di grave, che l’avrei ripresa qualche giorno dopo e che non sarebbe morto nessuno! Eppure ero proprio agitata, tanto che mi sono fiondata sulla più vicina panchina per sedermi e, da lì, ho telefonato mia madre chiedendole di venire a prendermi. Non riuscivo mentalmente ad alzarmi dalla panchina, mi sentivo completamente senza equilibrio, mi sentivo come se avessi bisogno di appoggiarmi/tenermi a qualcosa/qualcuno (in questo caso mia madre). Da quel giorno non sono mai più riuscita ad uscire da sola. Ho sempre bisogno di dare il braccetto a qualcuno o di appoggiarmi a qualcosa, altrimenti avverto una forte paura e una sensazione di sbilanciamento. Non saprei come descriverla con esattezza. Questa paura si intensifica ulteriormente quando sono in spazi ampi, come piazze, palestre o centri commerciali, mentre si annulla (o si riduce drasticamente) in vicoli stretti, sui mezzi pubblici, dentro piccoli negozi o dentro casa. Se mi trovo in spazi ampi come centri commerciali o piazze, spesso faccio fatica anche se sono a braccetto, nel senso che avverto quella sensazione nonostante io sia aggrappata a qualcuno. Sono passati due anni e non so più cosa fare. Sono andata in un centro di neuropsichiatria infantile (avevo ancora 17 anni, ero minorenne, per cui mi mandarono lì). Mi fecero fare meditazione (mindfulness) e mi prescrissero prima Alprazolam, poi Escitaprolam. Con nessuno dei due farmaci ho avuto particolari risultati. Mi hanno semplicemente aiutata a far passare quella dannata ansia anticipatoria che avvertivo ogni volta che sapevo di dover uscire di casa. Mi sentivo già male prima di uscire, ero agitata, avevo paura di stare male. Ecco, quei farmaci (e il passare del tempo) mi hanno fatto passare quel tipo di ansia. Tuttavia non mi è passata la “fobia” di camminare da sola fuori casa. Devo sempre essere accompagnata da qualcuno, persino a scuola, ed è frustrante. Ho paura per il mio futuro e mi chiedo come farò a diventare indipendente con questo mio problema.. Sono andata da un secondo psichiatra, in quanto, essendo nel mentre diventata maggiorenne, non potevo più usufruire dei servizi del centro di neuropsichiatria infantile. Questo psichiatra mi ha detto di smettere di prendere i farmaci che mi erano stati prescritti in precedenza e mi ha prescritto Effexor, dicendomi poi di trovarmi uno psicoterapeuta per fare psicoterapia cognitivo-comportamentale. Questo psicoterapeuta lo sto ancora cercando. In realtà ho provato ad andare da una psicoterapeuta, ma “non mi ispirava”, e voleva fare 5 sedute di conoscenza durante le quali mi avrebbe conosciuta e quindi, in quelle sedute, non avremmo fatto psicoterapia vera e propria. Fatto sta che 5 sedute conoscitive mi sarebbero costate 300€ (60€ l’una). Non ho la disponibilità economica per permettermi questa “fase di conoscenza”, inoltre mi hanno detto che la psicoterapia è un percorso lungo e che ci vogliono molte sedute di per sè. Come faccio a permettermi molte sedute a 60€ l’una? Non sto dicendo che non li valgano, ma non posso chiedere ai miei genitori centinaia di euro al mese. Mi rivolgerò a qualche centro gratuito - se esiste - e ho già richiesto il bonus psicologo (lo sto aspettando..) Nel mentre chiedo a voi, che cosa potrebbe essere? È agorafobia? È un qualche tipo di trauma che non riesco a capire? Come devo comportarmi? Come devo continuare? Questa problematica mi sta distruggendo, non tanto per le uscite, che bene o male riesco a fare se accompagnata, ma per la paura del futuro. Non posso continuare così.. non posso essere per sempre accompagnata qua e là. Se qualcuno si stacca inaspettatamente dal mio braccio, anche solo per sbaglio, automaticamente mi spavento molto e/o mi viene da piangere. Ultimamente a causa di questo problema non riesco a dormire, sono molto triste, ho spesso pensieri suicidari e comportamenti semi-autolesionistici (non saprei come definirli): quando sono triste a mi gratto forte le braccia oppure affondo le unghie cercando di spostare il “dolore mentale” verso un “dolore fisico”, per forzarmi a smettere di pensare. Non ne posso più e non so come fare. Mi dicono tutti che devo espormi, devo provare a uscire da sola, devo provare a staccarmi dalle braccia dei miei accompagnatori, devo “stare tranquilla, non cambia nulla qui fuori rispetto alle mura di casa tua, sei una ragazza in salute, non cadi!”, ma non capiscono che vivere con questa paura irrazionale è terribile, e lo è ancora di più proprio perché so che non può succedermi letteralmente niente, ma quando mi stacco dall’altra persona mi sento male, mi irrigidisco e ho paura. Per favore, datemi un consiglio o un parere :(

Salve Giorgia, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. I farmaci da soli attutiscono il sintomo ma non insegnano nulla.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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