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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

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Buongiorno, non saprei nemmeno io come iniziare a scrivere quello che ho dentro. Comincio col dire, che da almeno 18 anni soffro di depressione, Attualmente ho quasi 33 anni, ho cominciato verso i 14 a manifestare tristezza. La mia infanzia non la ricordo benissimo, forse la ricordo con il bisogno di sentirmi amata. Vivevo in una famiglia abbastanza numerosa: io, mia sorella più grande di 9, mio fratello più grande di 11 anni e i 2 più piccoli di me di poco ( 3-7 anni di diversità). I miei genitori, erano persone che seppur buone d'animo, avevano un modo di educare e di approcciarsi con i figli che non era ottimale; infatti, ho avuto traumi di un certo tipo. Mia madre un tipo tranquillo, ma costantemente ansioso per via di mio padre che era al contrario un tipo molto severo, pretenzioso, e aggressivo verbalmente. in breve potrei raccontare che vivevo costantemente con la paura che potesse accadere qualcosa di grave a me, mia mamma e i miei fratelli. In questo caso, come fratelli, intendo i 2 più piccoli di me, perchè il vero peggioramento che ho potuto vivere, l'ho vissuto quando mia sorella e mio fratello più grande sono andati via di casa perchè sposati e con figli. Ero rimasta la più grande, gli altri 2 erano piccoli. Io 15 anni, mio fratello 12 e l'altro 8 anni. Mio padre aveva appena affrontato un intervento al cuore dovuto ad un infarto, e se già era di personalità "padre padrone", lo era diventato ancora di più. Vivevamo con qualsiasi paura: non poteva andare niente storto, perchè si arrabbiava, picchiava soprattutto quello di 12 e a volte me, se con mia mamma discuteva, alzava la voce e minacciava con un coltello....questo gesto lo faceva spesso, ed è stato ciò che più mi ha traumatizzata, Quando capitava che lo prendeva, io dovevo guardare, essere li perchè la mia priorità maggiore era semmai sarei dovuta intervenire. Ma quando lo faceva su di me, io scappavo e mi chiudevo in una stanza a piangere per la paura. Minacciava anche di morte e questo, mi aveva portata la sera, quando andavo a dormire, a chiudermi in camera a chiave per paura che entrasse e mi facesse qualcosa. All'inizio dei miei 15 anni, avevo 2 amiche con la quale uscivo, ma già da allora, mi sentivo diversa, provavo un senso di inadeguatezza, inferiorità, e di vergogna. E nel vedere quella situazione in casa, mi sono sentita in un certo modo responsabile di prendermi cura a mio modo dei miei 2 fratelli, cercando in qualche maniera di non far pesare a loro quello che pesava a me, pensando che stando li avrei potuto riparare in qualcosa ed evitare meno traumi per loro. Mia mamma in tutto questo, era tanto succube, lei era ai "piedi" di mio padre; verso di noi ci diceva come dovevamo comportarci per evitare che lui si arrabbiasse; quindi ogni cosa era dettata da parte sua in uno stato ansioso trasmesso su di noi. E se capitava che io ero in camera a piangere e volevo mia mamma vicino a me, lei veniva, ma le si leggeva negli occhi l'ansia nello stare li e quindi non provvedere a lui in un certo modo; perchè per dirla tutta, per mio padre non esisteva che noi di quell'età potessimo avere problemi. Quindi decisi di chiudermi li dentro, esattamente nella mia camera, passavo li le mie intere giornate. Mi sentivo depressa, piangevo, non mi piaceva stare in mezzo alla gente, mi sentivo inadeguata su tutto. Mia mamma decise di portarmi dalla psicologa, feci delle sedute, le portai un quadernino con dei pensieri che scrivevo quasi tutte le sere, e la sua risposta fu: ne ho parlato anche con i miei colleghi, sei molto tenera...Sai, sei molto intelligente, e questo un pò ti porta anche a capire delle cose e a farti stare male...mi aveva dato anche delle medicine perchè era effettivamente una psichiatra e dopo un pò di tempo, decisi di non andare più perchè non ne sentii più beneficio. Trascorsi così fino all'età di 18 anni, quando uscendo con questo ragazzo, pensai fosse la persona giusta, mi liberava da tutto, ma senza dilungarmi, dico che ad ogni relazione, si manifestava sempre la stessa cosa: mi innamoravo, stavo bene, ad un certo punto trovavo qualsiasi cosa che faceva o diceva come una minaccia e quindi partivo con un autodifesa fino a litigare, stare male e piangere. Avevo paura di un terribile distacco emotivo da parte sua, ma anzichè reagire per riavvicinarlo, lo attaccavo con insulti e trovavo qualsiasi cosa per litigare. A 21 anni conosco la persona che attualmente è il padre di mia figlia (10 anni), anche con lui medesima situazione. Ho sempre scelto persone tranquille, che non avevano problemi di droga o altro, ma nonostante brave persone, trovavo sempre qualcosa che non andasse e ci litigavo. Quando mia figlia ha compiuto l'età dei 4 anni, ormai tra i troppi litigi dovuti anche all'assenza di suo padre che non c'era mai, ritornando da lavoro, lui aveva fatto le valigie e se n'era tornato a vivere con sua madre. A quel punto, la mia vita cambiò sotto tanti punti di vista. Decisi di rimanere comunque dentro quella casa con mia figlia e mandare avanti tutto io da sola. Sembrerà strano, ma la mia vita era passata dalla rabbia e l'angoscia, ad una sorta di pace e serenità, anche se ogni tanto avevo momenti sempre tristi e depressi. Mia figlia ogni tanto aveva crisi per la mancanza di suo padre, che se prima assente , da quel momento lo era diventato ancora di più. Riuscivo, nonostante ciò a gestirmi tutto: casa, lavoro, scuola, tempo libero ...tutto questo sempre e solo con mia figlia. Avevamo creato una sorte di rapporto simbiotico. Lei era serenissima, io avevo i miei momenti, ma tutto sommato me la cavavo. In tutto questo era presente un ragazzo che avevo conosciuto sul lavoro, ma che ancora non era entrato a far parte totalmente nella mia vita privata con mia figlia. Ci vedevamo ogni tanto, ma spesso sul posto di lavoro perchè lui lavorava di fronte, e stavo bene. Lui era quella persona che riusciva a comprendermi, mi ascoltava e tutto questo ai miei occhi, lui era diventato la mia ancòra. Sapeva ogni cosa, ogni mio segreto, mi piaceva confidarmi con lui, mi sentivo al sicuro così come i miei segreti; fino a quando la storia non ha cominciato a essere più intima e piano piano ad entrare a far parte anche di Sofia. Non veniva sempre tutti i giorni, ma spesso nei weekend si fermava e dormiva con noi. In quello stesso periodo lui aveva intrapreso anche le trasferte e questa cosa a me non faceva vivere bene, vivevo un pò il distacco come un dolore e non solo, avevo paura che potesse ferirmi alle spalle dato che qualche tempo prima, avevo intravisto che messaggiava con la sua ex, ma lui insinuava che era per lavoro, ma quella cosa, mi aveva messo comunque un campanello d'allarme. Ecco che qui, iniziarono i famosi litigi, ogni cosa per me era come una minaccia. Da li avevamo iniziato ad avere un rapporto "prendi e lascia", e questo durò circa 3 anni e mezzo; si, sono stati 3 anni e mezzo di prendi e lascia. Lui veniva da me dicendo che gli mancavo, io acconsentivo perchè nonostante questo sentivo in qualche modo di essere legata a lui, e poi quando si ritornavo a litigare, per i miei modi arroganti e presuntuosi di fare, lui se ne andava e cosi via. All'età dei miei 32 anni, cominciai cosi a sentirmi con una persona (cognato di mio fratello). In quello stesso periodo, mio padre si era ammalato, In tutto questo tempo di cui ho parlato delle mie relazioni, mio padre aveva cambiato atteggiamento verso la sua famiglia, soprattutto verso me quando rimasi da sola; era diventato un attimino più calmo e mi sentii dire per la prima volta nella sua vita che mi ammirava come persona per come stavo crescendo mia figlia. Mi sentii il peso e il dovere di dovermene prendere cura in qualche modo. Quando vidi che stava male, decisi di mia spontanea volontà di portarlo in pronto soccorso, da li la diagnosi di un carcinoma gastrico in stadio avanzato. Decisi a quel punto di prendermene carico, non volevo che i miei fratelli e mia mamma si prendessero questo peso enorme di parlare con i medici e seguirlo in tutto, sarebbe stata una cosa che vedevo piu che altro che avrei potuto affrontare io. Novembre 2021, fino ad Agosto 2022, io seguii la malattia di mio padre in ogni suo aspetto, sapendo bene a cosa sarebbe andato incontro. All'inizio di tutto organizzai come dirlo prima ai miei fratelli e poi tutti insieme a mia mamma; feci tutto nei minimi dettagli volevo alleggerire la sofferenza degli altri, soprattutto quella di mia mamma. Ogni qualvolta parlavo con i medici, poi sul gruppo WhatsApp dei miei fratelli li tenevo al corrente sul decorso della malattia e su tutto quello che mi veniva detto, anche quando mi dissero che non gli sarebbe rimasto molto da vivere ; fino alla fine di Agosto, quando peggiorò e insieme a tutta la mia famiglia, lo assistemmo fino alla sua scomparsa del 05/09/2022. Ero l'unica tra tutti a non aver pianto, manifestato dolore e questo divenne un forte peso dentro di me, un senso di colpa e di frustrazione; mentre gli altri piangevano, io rimasi inerme. Quel ragazzo accennato prima, era presente ormai nella mia vita, mi stava vicino e stava con me e mia figlia sotto lo stesso tetto. Lui più giovane di 6 anni, ancora attuale nelle nostre vite, ma ad oggi la nostra storia a distanza di un anno è come sempre molto litigiosa. Io in tutto questo, nello stesso periodo, oltre a perdere mio padre, ho perso il lavoro e con mia figlia ho cominciato ad avere dopo la presenza di questa persona attuale, un rapporto molto scontroso! Credetemi: non so come far capire a qualcuno che ho un grido dentro di dolore enorme, una depressione che apparentemente uno non vedrebbe, perchè non faccio vedere, ma è straziante, lancinante il dolore che provo. E in tutto questo ci sono altre mille cose: Anni di attacchi di panico Rapporti relazionali falliti Problemi sul lavoro, perchè nonostante abbia sempre lavorato, mi porto dentro la paura di relazionarmi con le persone, l'imbarazzo, la vergogna; e penso sempre che sia meglio poter lavorare anche 20 ore al giorno, ma da sola. Problemi di abuso sessuale , ma che non ho mai dato importanza. anzi la cosa mi faceva pensare che era confortante sentirsi considerata pensando che era a fin di bene. Se chiudo gli occhi e immagino il mio stato attuale, è il medesimo che riporto ogni volta alla mia mente: io aggrappata ad una scogliera , sotto gli abissi profondi e scuri e la paura di soffocare. Ho pensato spesso che forse la mia vita sarebbe più leggera al non esserci più, ma il mio essere mamma e la mia responsabilità ed il fatto di provocare dolore a mia figlia, mi trattengono moltissimo! Ma mi sento esattamente il NULLA!

Salve Emanuela, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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