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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

Andarsene di casa è da egoista?

Ho 19 anni e negli ultimi tre anni stare a casa è diventato sempre più difficile. Da quasi nove anni mio padre non è a casa perché è stato arrestato ingiustamente per mafia, portando la mia famiglia a una lotta continua per la verità che ancora non è arrivata. Per mia madre vivere senza di lui è come se il mondo si fosse fermato. Per qualsiasi cosa bisognava "avere pazienza" perché c'era sempre una speranza che lui tornasse, speranza però non avverata mai, e cosi sono passati anni senza che ne io e ne i miei fratelli potessimo vivere davvero. Le proibizione erano di qualsiasi genere, dal non poter andare ad una gita scolastica al non poter uscire per un giro con gli amici. Sono la terza di cinque figli, mia sorella più grande mi passa cinque anni mentre quella piccola otto, quindi sono sempre stata uno spartiacque tra i figli, mentre gli altri si passano due anni tra loro. All'età di sei anni ho subito un trauma a scuola per via di un episodio di bullismo che mi ha reso sin da subito molto difficile esprimere e provare sentimenti. Non ho mai considerato nessuno mio amico fino ai 18 anni, affrontando ogni problema sola con me stessa senza parlarne mai con nessuno. Ho avuto periodi in cui soffrivo di bulimia e qualche episodio di autolesionismo. Mi ritrovavo mesi in cui ero serena e mesi di forte pesantezza dove mi sembrava che la vita non avesse nessuno scopo. Non ho mai detto niente a nessuno e in qualche modo ho sempre trovato la forza dentro di me di andare avanti e cercare il bello delle cose nella vita. Però il fatto che mia madre continuasse a negarmi costantemente di poter avere relazioni sociali al di fuori della scuola mi ha sempre frenata dall'avere amicizie più profonde e ad aprirmi con gli altri. Dopo cinque anni di liceo mi sono legata ad una ragazza e finalmente potevo dire di avere un amica, che anche se raramente ci vedevamo fuori dal liceo non mi ha mai lasciata sola. Nell'ultimo anno di liceo ho cominciato contemporaneamente il primo anno di università al conservatorio di musica e ho cominciato a conoscere nuove persone e colleghi a cui mi sono affezionata. Negli ultimi tre anni sento che mi sono aperta a nuove emozioni che prima non mi concedevo, inoltre nell'ultimo anno ho capito di essere lesbica e questo è stato un punto veramente difficile da gestire perché a casa sono cattolici e l'argomento è visto nel peggiore dei modi quindi parlarne è sempre stato fuori discussione. Ho conosciuto una ragazza con cui sto uscendo segretamente, invento bugie su bugie per stare fuori il pomeriggio dicendo di essere a scuola perché ancora non posso uscire fuori casa per passare un pomeriggio con le amiche. Mia madre ha notato che sono cambiata, che sto più sulle mie, che chiedo sempre di più, che non frequento la chiesa come prima e per questi motivi ci sono state tante discussioni. Ho provato a chiedere in ogni modo di poter avere un po' di libertà ma l'unica risposta ottenuta è stata una chiusura maggiore nei miei confronti e tante critiche e commenti aspri su quello che sono. Per la prima volta mi sono venuti degli attacchi di panico dopo che mi ha costretta ad andare ad un pellegrinaggio con tutta la famiglia. Non credo di riuscire a sostenere ancora la situazione per questo sto prendendo sempre più in considerazione l'idea di andarmene di casa. L'unica cosa che mi frena è il pensiero di buttare giu altri problemi alla mia famiglia oltre quelli che gia ha. È da egoisti andarsene?

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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