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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

Fatica a dare un senso alla vita

Buonasera, sono appena maggiorenne, ed è come se io avessi vissuto gli ultimi 4/5 anni tutti uguali. Mi sento ancora una 14enne, sono solo fisicamente e mentalmente cresciuta. Non ho più voglia di vivere; non intendo dire che voglio morire, semplicemente mi stufa fare tutto. Vivere, per me, vuol dire godersi la vita, essere soddisfatti della persona che si è; io ormai ho smesso di vivere già un paio di anni fa. Sono condannata ad avere questo cervello e questa visione della vita, e non capisco più se è una realtà che devo accettare o se sono solo pessimista. Non so quanto sia davvero accogliente stare là fuori, anche se nemmeno casa la è. Vedo del marcio in tutto, compreso in me. Ho ogni giorno pensieri anticonservativi e mi sento di vivere per altri. Vorrei sparire, non essere mai nata, perché tra tutto ciò che sono io, mi identifico poco in una figlia. Dato che la mia esistenza fisica non può essere rimossa altro che con la morte, spesso fantastico e penso al fatto che se esistesse un pulsante che possa cancellarmi (senza ricorrere alla morte) lo cliccherei. Mi appesantisce vivere, piangere, lamentarmi...tutto, letteralmente tutto. Mi sembra di non avere vie di miglioramento e questo male di vivere non lo sopporto più. Ho provato di tutto: ricorro giornalmente alla scrittura, ho provato a forzarmi l'entusiasmo e ho provato a forzare sorrisi; ma sono sempre stati, per l'appunto, forzati e falsi, non sono diventati qualcosa di naturale e mi veniva meno stancante non farlo. E non so se i miei genitori si sentono genitori, ma l'essere umano che mia madre ha partorito non è una figlia. È una sorella, una cuoca, una badante. È quella che pulisce casa e che usa troppo il telefono. È quella persona che deve renderli fieri dei voti. Ma non è meritevole di amore, nè di affetto, tantomento di riconoscenza, perché quello che fa non è mai abbastanza. Non la conoscono come figlia, non sanno dei suoi segreti, di quelli sotterrati nel suo animo, di ciò che prova davvero. Non so se è questo ciò che vuol dire essere figlia, ma se è così ovunque e in ogni famiglia, mi auguro che la reincarnazione non esista, e che in una seconda vita io non sia figlia di nessuno.

Salve Isabella, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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