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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

Rapporto incerto e senso di solitudine

Scrivo perché sono molto combattuta in merito ad un rapporto purtroppo non sereno con un uomo di 15 anni più grande di me, conosciuto anni fa e con il quale ho iniziato una relazione (inizialmente a distanza) da più di un anno. Ho 30 anni e dopo aver perso di vista questa persona (con cui avevo già avuto degli incontri) a causa delle distanze durante il covid, ci siamo riavvicinati da un annetto. Dopo tanta fatica (un anno in cui comunicavamo solo tramite messaggi e telefonate fatte un paio di volte al mese), ad inizio del 2023 mi dice che è interessato a me, che nutre una "tensione positiva", che gli piaccio in tutti i sensi e che non vuole rapporti superficiali (cosa condivisa anche da me). Il problema è che ci siamo incontrati già diverse volte (6) in cui abbiamo avuto una certa vicinanza (anche intima), ma non si è ancora arrivati non solo ad un rapporto sessuale vero e proprio, ma neppure ad un rapporto di coppia "normale". Lui nei momenti di vicinanza condivisi ha più volte ripetuto di volerlo molto e che non vedeva l'ora, mi chiedeva anche se avessi casa libera, dicendomi che voleva organizzarsi perché io mi recassi da lui (cosa però mai concretizzata). Se non che di punto in bianco, il nostro ultimo incontro, fa un passo indietro dicendomi che se non abbiamo ancora "consumato" è perché per lui quel momento è di grande valore (cosa che è anche per me e lo sa) e lui è "troppo vecchio per me". Mi ha evidenziato che doveva dirmelo perché vede in una differenza di età simile una serie di problemi (non è stato chiaro su quali siano: ha farfugliato sulla diversa collocazione lavorativa), che vanno al di là del rapporto (per inciso: lui ha sempre avuto relazioni solo con donne di 10 anni più grandi). Nonostante io abbia ripetuto varie volte che non sento questa differenza di età, perché da parte mia contano le intenzioni e gli obiettivi comuni in un rapporto se ci si ama, lui ha insistito che per lui questo è un problema da non ignorare. Eppure dimostra di desiderare, quando ci vediamo, sempre le solite cose, che mi chiede: sesso orale (praticato a lui), baci. Ogni incontro ripete sempre che dobbiamo vederci di più, e che "dobbiamo parlare e viverci, il rapporto evolverà". Però non mi chiama mai se non di rado tra un incontro e un altro, tra i quali spesso passano circa due/tre settimane. Non mi scrive neppure, e di fronte alla mia richiesta ripetuta di comunicare di più lui ha più volte evidenziato che "non gli piace usare i messaggi" ma che vuole vederci e parlarci sempre di persona perché è meglio per viversi (nessuno lo mette in dubbio: ma durante l'attesa dell'incontro che si fa, si finge che l'altro non esista? Che non desideri magari sentirsi per salutarsi e conoscere il quotidiano dell'altro?). Sono molto frustrata da questa situazione perché io di certo amo donargli piacere, però desidero anche io viverlo in modo "completo", e temo che i casi siano due: mi ha raccontato tante frottole per tenermi buona come passatempo (cosa che però lui ha negato più volte, senza che glielo chiedessi), oppure in fondo non attribuisce al nostro rapporto un valore tale da volerlo fare evolvere in una direzione più "seria". Temo di essere vittima di "Blue stalling", o, forse peggio, una forma di "breadcrumbing". Sto seguendo già una terapia per questa situazione, perché sto male. Chiedo un vostro parere per sapere se i miei timori siano per voi sensati. Grazie.

Salve Cinzia, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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