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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

  • Roma (Aurelio quartiere)
  • consulenza online

Come aiutare qualcuno che non vuole farsi aiutare?

Ciao buongiorno spero che possiate aiutarmi. Il problema di cui sto per parlarvi non riguarda me ma il ragazzo con cui mi sto frequentando. Premetto che non è una persona che parla apertamente e spontaneamente di questo argomento e se lo fa, lo fa non per cercare aiuto o per sfogarsi dato che per questo ricorreva all'autolesionismo (si tagliava). Quando mi ha parlato di questo suo passato, diceva di essere completamente "padrone" di queste sensazioni negative (quali depressione, autolesionismo, pensieri suicidi, episodi di depersonalizzazione, sbalzi d'umore, una forte insensibilità verso il prossimo, solitudine e anche allucinazioni visive). Diceva di aver superato tutto da solo e di stare bene, ammetto che ho sempre creduto poco a questa "personalità da supereroe di sé stesso" che si attribuiva. Infatti in questi mesi ha avuto altri episodi di depersonalizzazione a seguito di trigger apparentemente innocui, ad esempio una volta mentre parlava con me per whatsapp disse che "era facile dimenticarsi di lui", da questa frase (dice che per lui sono traumi tirare fuori questo tipo di cose con altre persone) ha cominciato a fare discorsi sconnessi, come se si fosse allontanato da sé stesso, non so spiegarlo. Sembrava impazzito. Una volta calmato mi ha spiegato il problema e si è scusato per avermi fatto preoccupare, disse che per certe cose si sente ancora molto fragile. Inoltre dice di essere cambiato circa alcuni comportamenti passati (ad. esempio dice che la sua INsensibilità sia diminuita molto e che adesso parla più tranquillamente di questi pensieri). Da pochi giorni ha iniziato di nuovo a stare male. Ha di nuovi crolli emotivi, episodi di depersonalizzazione, ansia e angoscia. Inoltre ha iniziato a fare abuso di alcol (non è un vero e proprio abuso ma considerando la media e l’età è esagerato). Questo suo malessere ha portato disagio in diversi ambiti. Spesso mi dice che si odia e che non trova cose significativamente positive in lui. Qualche sera fa ha avuto il picco di questo malessere e mi ha detto di star affrontando una crisi d’identità, dato che si è reso conto di aver sempre mentito a sé stesso riguardo “lo stare bene emotivamente” e “l’aver superato tutto da solo”. è come se avesse indossato talmente tante maschere per coprire questo aspetto di sé che una volta liberatosi adesso non sa più quale sia la sua vera identità. Mi sono spiegata molto male scusate ma è difficile descriverlo in maniera riduttiva. Cerco di stargli vicino il più possibile e gli ho consigliato molte volte di ricorrere allo psicologo ma si rifiuta perché ha paura che i suoi possano scoprire tutto ciò (lui ha parlato con pochissime persone di questo argomento) e perché lui trova una sorta di piacere in queste sensazioni negative paradossalmente parlando, poi mi ha anche detto che è come se ci fosse un altro lui burattinaio che “gioca” con il lui burattino. Non so se mi spiego. Voglio aiutarlo ma non ci riesco, avete dei consigli per convincerlo a chiedere aiuto o riguardanti il comportamento corretto da adottare con lui. Pure io ho avuto tanti problemi di salute mentale in questi anni (anzi non sono mai guarita perché sono sempre stata la prima a non chiedere aiuto) e non voglio che anche la sua situazione degeneri come ha fatto la mia, dato che tengo molto a lui. Cordiali saluti.

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Credo innanzitutto che sia importante che voi possiate instaurare un dialogo schietto e sincero mediante il quale poter condividere pensieri e vissuti emotivi circa la situazione da lei riportata al fine di trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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